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Intossicazione da cannabis, bambino di 20 mesi in coma a Milano

Intossicazione da cannabis

Un bambino di 20 mesi in coma a Milano a causa di una intossicazione da cannabis.

Un bambino di 20 mesi si trova ricoverato a Milano per un’intossicazione da cannabis, all‘ospedale pediatrico Buzzi di Milano. Il piccolo si è sentito male sabato scorso a Sesto San Giovanni, ed è stato subito portato al pronto soccorso dai genitori, in preda a fortissime convulsioni e crisi respiratorie. Già dai primi esami del sangue, i medici hanno riscontrato nel piccolo forti tracce di cannabinoidi, e quindi hanno subito scritto nel referto una intossicazione da Thc.

Intossicazione da cannabis

Quando i medici hanno riscontrato tracce di droga nel sangue hanno subito avvisato la Polizia, che si è presentata all’ospedale, per iniziare le prime ricostruzioni. I genitori non sono riusciti a dare spiegazioni convincenti agli inquirenti, dichiarando che forse il loro bimbo aveva ingerito qualche sostanza nel parco, ma questa ipotesi appare assurda anche perché il padre, un egiziano, è stato trovato positivo al test e risulta abituale consumatore di hashish.

Invece la madre romena ha dei precedenti per furto ed è rimasta a casa con il figlio di cinque anni. La procura del tribunale dei minorenni, con il capo Ciro Cascone e la pm Annamaria Fiorillo, stanno svolgendo tutti gli accertamenti del caso e al momento l’ipotesi più probabile sarebbe quella che il povero bimbo abbia mangiato un pezzo di hashish in casa, lasciata incustodita dal padre.

Al momento i magistrati non hanno emesso nessun provvedimento a carico dei genitori in quanto aspettano che la Polizia termini tutti gli accertamenti. Dal punto di vista medico il bambino sta meglio anche se la prognosi rimane riservata, ma per fortuna da indiscrezioni sembrerebbe che già da ieri sera abbia iniziato a respirare con regolarità.

Altri casi simili

Purtroppo recentemente ci sono stati altri casi simili. Infatti circa 2 mesi fa una bambina era stata ricoverata a Legnano, dopo che aveva avuto un malore in un parco pubblico. Anche in quel caso i giovani genitori, con precedenti di droga, avevano affermato che forse la piccolina avesse ingerito qualcosa per sbaglio nel giardino.

Invece tutti gli esami fatti hanno fatto comprendere agli inquirenti che la bambina era stata esposta in maniera costante a Thc, oppiacei, anfetamina, mdma e ketamina per circa quattro mesi e si era pensato che l’assunzione sarebbe avvenuta con l’allattamento da parte della madre. Alla fine dell’indagine e di tutti gli accertamenti, la piccolina è stata affidata ai nonni materni, mentre ai genitori è stato notificato un divieto di avvicinamento alla figlia.

Queste brutte e ripetute storie confermano la necessità per alcuni genitori, evidentemente inadeguati a questo difficile ruolo per i loro problemi psicologici, di essere seguiti da assistenti sociali e professionisti validi, in modo tale che non siano i figli a dover pagare un duro prezzo per l’incapacità di chi dovrebbe prendersi cura di loro.