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Jessica Malfatto, la comunicazione tra Startup e Digital Pr

Jessica Malfatto

"Le professioni digitali? I giovani universitari devono uscire fuori dagli schemi e mettersi a confronto con il mondo del lavoro, non pensate agli esami il vero mondo è qui fuori"

Jessica Malfatto ventotto anni, una laurea in lettere e una sola passione: la comunicazione digitale. Dal mondo blog a quello giornalistico, dalle startup alle aziende digitali quello di Jessica è una realtà trasversale che l’ha portata ad essere imprenditrice di se stessa. Ecco la sua visione, una consapevolezza della professione guidata dagli impulsi adrenalinici tipici di chi si mette alla prova giorno dopo giorno.

L’intervista a Jessica Malfatto

Qual è la visione dell’ecosistema startup italiano secondo Jessica Malfatto?

Credo che sia un ecosistema molto variegato, credo che abbiamo dei punti di forza che altri non hanno secondo me. Siamo avanti dal punto di vista della creatività, dal punto di vista del design, dal punto di vista della produzione di contenuti e dobbiamo puntare su queste cose per poter eccellere in ambito mondiale. Il lato negativo invece è quello che riguarda gli investimenti: vengono concessi tante piccole sovvenzioni a tante startup, i cosiddetti fondi a pioggia. Si dovrebbe invece cercare di concentrare gli investimenti solo per le startup che possono assicurarsi la competizione internazionale.

La tua storia professionale ci insegna che, a volte, è meglio essere imprenditori di se stessi piuttosto che essere dei dipendenti di un’azienda.

Ho lavorato come dipendente in un’agenzia, nella redazione di un giornale e quello che mi mancava era sempre il lato adrenalinico: ricercavo delle emozioni in più, non era la vita che volevo condurre, così ho cercato di allineare quelli che erano i miei obbiettivi di vita con quelli lavorativi e questa visione mi ha portato a scegliere un lavoro molto più concentrato sulla libera professione. Ogni giorno posso fare delle scelte, posso dire la mia e agire secondo quelli che sono i miei valori: il rischio fa parte del gioco e a volte le scelte si possono rivelare anche sbagliate.

Hai riassunto in un libro la tua visione sul digital pr, quali sono i tuoi consigli per chi si vuole affacciare a questa professione?

La mission del libro è quella di dare un metodo di lavoro che può aiutare una startup a intercettare i media in maniera efficace e di conseguenza anche gli utenti. Le indicazioni del libro sono molto precise e la natura dei consigli proviene dalla mia esperienza personale, non è solo teoria ma è anche pratica soprattutto a livello di esempi concreti e di narrazione dei contenuti. Si parla dei risultati provenienti dal rapporto di lavoro con le startup e di come le strategie di digital Pr abbiano apportato dei benefici in termine di conversione e quindi di fatturato. Il fine ultimo di una startup è quello di arrivare e sostenersi economicamente e autonomamente e questo libro fornisce elementi pratici per poter curare una buona comunicazione.

Cosa ti senti di raccomandare ai giovani universitari che nel futuro imminente vogliono lavorare nella comunicazione digitale?

Non passate tutto il tempo in università, uscite e cominciate a collaborare, anche gratis! Cercate di formare i vostri contatti e mettere le mani in pasta nei magazine, startup, nelle associazioni e nei blog. Questo lavoro non è nelle università ma è qui fuori, formatevi per diventare professionisti. Frequentate corsi e workshop facendo bene attenzione agli esperti del settore.

Qual è invece il tuo consiglio per migliorare la comunicazione nel mondo startup?

Io punto sempre sulla sana comunicazione, ho visto tante startup gonfiare i propri numeri: un metodo che porta benefici solo nel breve termine. Preferisco chi valorizza i propri veri risultati e chi punta sul proprio database per comunicare un valore aggiunto all’utente finale.