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Jobs Act: incostituzionali le indennità a tutele crescenti

Jobs Act

Bocciata l'indennità crescente del lavoratore licenziato illegittimamente. L'anzianità di servizio non può essere un parametro.

La Consulta ha bocciato il Jobs Act nella parte in cui stabilisce l’indennità crescente in caso di licenziamento illegittimo in base solo all’anzianità di servizio del lavoratore. Susanna Camusso, leader della CGIl, sottolinea: “Ciò permetteva di quantificare preventivamente il costo che un’azienda deve sostenere per ‘liberarsi’ di un lavoratore “.

Bocciate le indennità a tutele crescenti

“Dalla Corte Costituzionale è arrivata una decisione importante e positiva, che dichiara illegittimo il criterio di determinazione dell’indennità di licenziamento come previsto dal Jobs Act sulle tutele crescenti e non modificato nell’intervento del decreto Dignità” commenta a caldo Susanna Camusso, leader della CGIL. Ieri infatti la Consulta ha stabilito che “la previsione di un’indennità crescente in ragione della sola anzianità di servizio del lavoratore è contraria ai principi di ragionevolezza e di uguaglianza e contrasta con il diritto e la tutela del lavoro sanciti dagli articoli 4 e 35 della Costituzione”.

La norma, inserita dal governo Renzi nel contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti, non era stata modificata nel decreto Dignità voluto da Luigi Di Maio se non nella parte che stabiliva i minimi ed i massimi delle mensilità. “Nelle prossime settimane avremo modo di commentare nel dettaglio la decisione, tuttavia quanto stabilito dalla Corte, a seguito di un rinvio del Tribunale di Roma su una causa per licenziamento illegittimo promossa dalla Cgil, è un segnale importante per la tutela della dignità dei lavoratori” si sottolinea ancora da Corso Italia.

Il sistema basato esclusivamente sull’anzianità aziendale è “irragionevole e ingiusto” prosegue ancora la Camusso, perché “calpesta la dignità del lavoro e che permette di quantificare preventivamente il costo che un’azienda deve sostenere per ‘liberarsi’ di un lavoratore senza avere fondate e reali motivazioni. Vale a dire quello che potremmo definire la rigida monetizzazione di un atto illegittimo”.

Serve ripristino articolo 18

“Quanto stabilito dalla Corte Costituzionale può e deve riaprire una discussione più complessiva sulle tutele in caso di licenziamento illegittimo per le quali, per la CGIL , è fondamentale il ripristino e l’allargamento della tutela dell’articolo 18” chiarisce quindi il segretario del sindacato di Corso Italia.

“Come proposto nella ‘Carta dei diritti’, non è rinviabile la definizione di un sistema solido e universale di tutele nel lavoro, superando la logica sbagliata che ha guidato le riforme del mercato del lavoro degli ultimi anni, ultima il Jobs Act, che hanno attaccato il sistema delle tutele e dei diritti, svilendo il ruolo del lavoro nel nostro Paese” conclude infatti.