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Johnny Rotten, ex Sex Pistols, stasera in concerto a Milano

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Si esibirà questa sera ai Magazzini Generali (via Pietrasanta 16, inizio concerto ore 21.30) di Milano l’ex cantante dei Sex Pistols Johnny Rotten, ora leader dei Public Image Limited (PIL) con i quali presenterà i brani dell’ultimo album “What the World needs now”. Cresta bionda sempre...

Si esibirà questa sera ai Magazzini Generali (via Pietrasanta 16, inizio concerto ore 21.30) di Milano l’ex cantante dei Sex Pistols Johnny Rotten, ora leader dei Public Image Limited (PIL) con i quali presenterà i brani dell’ultimo album “What the World needs now”.

Cresta bionda sempre in piedi, orecchino e sguardo spiritato, ora come allora, anche se sono passati quasi quarant’anni dal primo singolo dei Sex Pistols (26 novembre 1976, “Anarchy in the U.K.”, niente meno).

Oggi John Lydon, alias Johnny Rotten, il marcio, ha 59 anni, vive in California con la moglie tedesca Nora Forster con cui sta da trent’anni, come se fosse il più ordinario degli uomini.

Eppure, l’inossidabile Johnny Rotten è stato un ventenne che ha sputato in faccia (anche in senso letterale) al pubblico inglese prima, mondiale poi, la rabbia di una generazione che, alla fine degli anni Settanta, percepiva con rabbia l’impossibilità del cambiamento e della felicità.

“Io sono l’anticristo / io sono un anarchico / non so cosa voglio / ma so come ottenerlo” sono state le prime frasi cantate mai ascoltate dalla sua voce. “Dio salvi la Regina / un regime fascista / ha fatto di te un’idiota / una potenziale bomba atomica” alcune delle più famose, da “God Save the Queen”.

Traduttore in musica, con i Sex Pistols (la più grande truffa del rock, secondo il titolo del film documentario), del movimento punk, Johnny Rotten rappresenta un punto di rottura con il passato così forte da non avere eguali nell’arco della storia contemporanea del rock.

Il prodotto musicale è stato definito grezzo, suonato male, cantato peggio (anzi, neppure cantato, ma gridato), inclusa la lunga avventura con i PIL, il cui manifesto resta tuttora l’ossessiva “This is not a love song” del 1983.

Piaccia o meno, Johnny Rotten è uno di cui non si può fare a meno di parlare, perché il suo contributo è stato fondamentale per riportare la musica ad una semplicità e ad una immediatezza che, a metà degli anni Settanta, sembrava ormai persa, spesso filtrata in modo eccessivo dal tecnicismo vocale e strumentale.