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Julian Assange: prigioniero politico dell’Occidente, non sono il solo

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Julian Assange si dichiara prigioniero politico dell’Occidente, e sostiene di non essere il solo. L’intervista con John Pilger. L’uomo di Wikileaks, Julian Assange, ha parlato di sé e della sua attuale condizione, definendosi “prigioniero politico” dell’Occidente. Nel corso di un’int...

Julian Assange si dichiara prigioniero politico dell’Occidente, e sostiene di non essere il solo. L’intervista con John Pilger.

L’uomo di Wikileaks, Julian Assange, ha parlato di sé e della sua attuale condizione, definendosi “prigioniero politico” dell’Occidente. Nel corso di un’intervista con John Pilger resa nota da RT, Julian Assange ha espresso senza freni la sua visione della situazione che lo vede bloccato a Londra da anni.

Assange vive infatti rifugiato all’interno dell’edificio che ospita l’ambasciata dell’Ecuador nella capitale del Regno Unito ormai dal 2012. Quattro anni da recluso, impossibilitato ad uscire perché incriminato per stupro. L’accusa, però, è considerata da molti come un semplice pretesto per screditare l’uomo che ha inventato la piattaforma web che rende pubblici documenti top secret provenienti da ogni angolo del mondo, in particolare dagli Stati Uniti.

Julian Assange perseguitato politicamente dagli USA

“Si dice costantemente che io sono stato incriminato”, ha raccontato Assange nel corso dell’intervista, “mentre non si dice mai che sono già stato scagionato, e non si dice che le ragazze che mi hanno accusato hanno dichiarato che la polizia si è inventata tutto, si evita di dire che le Nazioni Unite hanno bollato tutta la faccenda come illegale e che l’Ecuador, attraverso i suoi gradi di processo formale, ha deciso che io sono a tutti gli effetti perseguitato politicamente dagli Stati Uniti”.

Prigioniero politico dell’Occidente

Con la formula che fra gli altri utilizzò anche papa Pio IX dopo la presa di Roma nel 1870, Julian Assange si è quindi dichiarato “prigioniero politico”, specificando anche di non essere il solo e che “ci sono anche altri casi”. Per il 45 enne giornalista e attivista australiano la situazione non sembra però essere destinata a modificarsi, almeno in un futuro prossimo. L’attività di Wikileaks è sgradita a diversi governi, in particolare a quello degli Stati Uniti d’America. Se Hillary Clinton dovesse conquistare la Casa Bianca, è anzi possibile un inasprimento dei toni, dal momento che l’attuale candidata democratica è stata di recente oggetto di specifiche attenzioni proprio da parte di Wikileaks.