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L’intelligenza artificiale minaccia il lavoro?

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Gli sviluppi dell’informatica e della robotica contengono grandi promesse, ma implicano anche profondi rischi. Le dichiarazioni provenienti da Andrew Anderson, amministratore delegato della Celaton, società inglese di intelligenza artificiale specializzata nel lavoro di segreteria, sono illuminan...

Gli sviluppi dell’informatica e della robotica contengono grandi promesse, ma implicano anche profondi rischi. Le dichiarazioni provenienti da Andrew Anderson, amministratore delegato della Celaton, società inglese di intelligenza artificiale specializzata nel lavoro di segreteria, sono illuminanti. Il punto fondamentale è che i progressi tecnologici sono stati molto più rapidi di quanto ci si aspettasse. Infatti, si è sviluppata nelle macchine una capacità di autocorrezione ed apprendimento, il che significa che non solo una macchina è in grado di fare lo stesso lavoro di un impiegato, ma impara a farlo meglio e più in fretta. Con l’attuale ritmo di sviluppo, si può prevedere che entro il 2025 le macchine saranno in grado di riprogrammare sé stesse. Entro quella data i lavori di ufficio potrebbero sparire del tutto, e gli esseri umani saranno sostituiti dalle macchine.

Le più grandi perdite di posti di lavoro si prevedono nei settori dell’amministrazione, gli uffici e le segreterie. Ma non solo, visto che esistono dei robot in grado di effettuare lavori domestici, dei robot baristi, dei robot con applicazioni militari, ecc. Problemi per l’occupazione si prevedono anche nel settore delle vendite, con l’istituzione, ad esempio, di call center robot, ed in quello dell’istruzione. Nel Regno Unito la perdita di posti di lavoro è stimata attorno alle 400.000 unità tra oggi ed il 2020. In parallelo, si sviluppa anche la domanda di nuove figure professionali: tra queste, l’ingegnere informatico, lo scienziato dei dati, lo sviluppatore dell’interfaccia utente, lo sviluppatore android. Il fatto che non solo posti di lavoro dequalificati, ma anche altri, con notevoli competenze professionali, rischino di scomparire, rappresenta comunque una svolta, che rende ambiguo il progresso tecnologico.

Si tratta comunque di un processo storico, di un trend in atto che non può essere cambiato, ma che, a questo punto, non può neanche essere subito. Infatti si ha il rischio reale di creare una disoccupazione tecnologica che andrebbe ad aggiungersi ai già molti disoccupati creati dalla crisi economica in atto già da vari anni. La grande sfida del prossimo futuro è proprio quella di creare occupazione: non fosse altro che per il fatto che un elevato e continuativo livello di disoccupazione non può far altro che far collassare il mercato, e quindi il sistema economico nel suo complesso, con conseguenze disastrose per tutti. Questo è il grande problema che gli economisti del futuro dovranno affrontare, e sarebbe anche ora che cominciassero seriamente a lavorare in questa direzione, prendendo come presupposto il fatto che gli sviluppi tecnologici in atto sono inarrestabili, e quindi immaginando soluzioni creative, che, per il momento, non si vedono assolutamente.