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L'infermiera malata di tumore che cercava la madre: "L'ho trovata ma non vuole aiutarmi"

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All'infermiera Daniela Molinari serve la mappa genetica della madre naturale per tentare di guarire da un tumore, ma quest'ultima non vuole aiutarla.

Era finalmente riuscita a trovare la sua madre naturale, ma una volta contattata l’infermiera Daniela Molinari si è sentita dire no. Un altro abbandono, dopo quello avvenuto quasi cinquant’anni prima in orfanotrofio, che questa volta pesa come un macigno perché la 47enne comasca ha bisogno della mappa genetica di almeno uno dei due genitori al fine di tentare una terapia sperimentale per il tumore che sta combattendo da alcuni mesi. Già lo scoso febbraio l’infermiera aveva lanciato un appello per ritrovare la madre, ma adesso che la trovata il grido di aiuto è rivolto direttamente a lei: “Ti chiedo di ripensarci. Rifiutando di sottoporti a un prelievo di sangue, condanni me e le mie figlie, una delle quali ha appena nove anni. Condanni una famiglia”.

L’infermiera malata di tumore trova la madre: “Non vuole aiutarmi”

Come già raccontato in passato, la donna sta lottando contro un tumore che resiste alle cure tradizionali, tanto che i medici hanno proposto una terapia sperimentale per la quale però è necessaria la mappa genetica di uno dei genitori. Un semplice prelievo di sangue alla quale però la madre naturale della donna non vuole sottoporsi per motivi che forse non possiamo davvero comprendere: “Per questo mi sono mossa per trovare la donna che mi ha partorito. Ora è stata rintracciata dal Tribunale per i minorenni di Milano, ma ha detto no. Si rifiuta di sottoporsi a quel prelievo, nonostante abbia ricevuto ogni garanzia possibile sul fatto che potrà mantenere l’anonimato. Non le chiedo di incontrarmi, ma solo di lasciare che le facciano delle analisi del sangue. Il suo rifiuto mi sembra davvero incomprensibile”.

Una ricerca che inizialmente sembrava impossibile, dato che quando partorì nel 1973 la donna decise di non far trascrivere il proprio nome nei documenti e di cancellare tutti i dati sanitari, come all’epoca era lecito fare. Fortunatamente però, negli archivi dell’ospedale comasco di San Fermo della Battaglia era presente ancora la cartella clinica con l’atto di nascita, dove era vergato il nome della madre naturale: “L’hanno convocata, ma si è rifiutata di presentarsi e al telefono ha comunicato che per lei è troppo doloroso ricordare quel periodo della sua vita. Una posizione che fatico ad accettare perché mi sembra davvero troppo rigida. […] Mi dicono dal Tribunale per i minorenni che è in grado di intendere e di volere, quindi non può esserle imposto nulla, lo so bene perché lavoro in ambito sanitario. Però una legge che mette il diritto alla privacy di una persona davanti a quello alla vita di un’altra è assurda e sbagliata”.

Daniela Molinari ha poi affermato: “Quando l’hanno chiamata dal tribunale, ha detto che si era riconosciuta negli articoli che aveva letto e che sapeva già che la stavo cercando. Semplicemente non voleva essere rintracciata, mentre in una lettera pubblicata sul quotidiano locale La provincia di Como ha scritto: “Mi chiedo come tu ti addormenti la sera come fai a vivere sapendo che hai negato senza possibilità di ripensamento la cosa che ti è stata chiesta: un prelievo di sangue in totale anonimato organizzato secondo le tue regole e la tua volontà, che non andrebbe a cambiare nulla della tua situazione di vita attuale, perché nessuno saprebbe, e che a me invece consentirebbe di far crescere la mia bambina che ha solo nove anni e ha il diritto di avere al proprio fianco la sua mamma”.