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Alluvione Emilia-Romagna, Ispra: "In Italia si costruisce dove non si dovrebbe"

Alluvione

Costruire meno e riportare la natura nelle città italiane: l'ingegnere Michele Munafò (ISPRA) fa il punto su quanto accaduto in Emilia-Romagna ed espone i dati allarmanti sullo sfruttamento eccessivo del suolo nella regione

Troppa edilizia. Poca coscienza. Italo Calvino nel 1957 pubblicò La speculazione edilizia, un sottile monito agli impresari degli anni Cinquanta che con le loro costruzioni ingrigivano il paesaggio della riviera ligure. A distanza di più di sessant’anni, il suo romanzo risulta quanto mai attuale e ben esprime il disagio legato alla catastrofe alluvionale che negli ultimi giorni ha portato al collasso l’Emilia-Romagna. O meglio, ne esprime la fase precedente: quella dell’ingordigia, del voler e voler fare sempre di più. E poi ancora. Fino a cadere poi a picco dalla montagna di polvere costruita insaziabilmente negli anni.

Consumo del suolo, agricoltura intensiva e cambiamenti climatici

«Continuiamo a costruire moltissimo nel nostro Paese, troppo. Dobbiamo riportare la natura nelle nostre città» ha dichiarato a Fanpage.it l’ingegnere per l’ambiente e il territorio e responsabile scientifico dei rapporti nazionali sul consumo di suolo presso l’ISPRA Michele Munafò. Il dissesto idrogeologico è alla base dei dati raccolti dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale): nel 2021 l’Emilia Romagna, soprattutto nelle zone di pianura dove si concentra la gran parte delle attività, ha raggiunto una superficie artificializzata pari al 9% del territorio complessivo, a fronte di una media nazionale pari a circa il 7% e di una media europea che è intorno al 4%. L’evento alluvionale nella regione trova pertanto radici nel dissesto idrogeologico e nell’eccessivo consumo del suolo, i cui dati appaiono allarmanti.

Le conseguenze

Molte costruzioni avvengono in aree a pericolosità idraulica: come nel passato, si continua a costruire anche dove sarebbe meglio non farlo. Se si costruisce in aree inondabili, con entro un certo tempo succederà qualcosa di non piacevole. Gli eventi alluvionali di queste settimane ne sono un’evidente dimostrazione. Inoltre, quando si costruisce, si attua un processo di impermeabilizzare del suolo: un suolo che trattiene e filtra l’acqua per poi rilasciarla pian piano, dopo una costruzione al di sopra non riesce più a farlo, lasciando che l’acqua scorra in superficie molto più velocemente e in quantità molto più elevate. E questo aggrava i fenomeni di dissesto come quello accaduto in Emilia Romagna. È necessario fermarsi. Fare meglio. E, soprattutto, fare meno.