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L’Ue pronta a inviare altri 500 milioni di aiuti militari a Kiev: la reazione di Mosca

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I ministri degli Esteri europei radunati a Bruxelles hanno sancito il via libero politico dell’Ue rispetto all’invio di ulteriori aiuti militari a Kiev.

Via libera dell’Ue Europea a un nuovo pacchetto di aiuti militari a Kiev del valore di 500 milioni di euro: a stabilirlo sono stati i 27 ministri degli Esteri europei riuniti che si sono riuniti a Bruxelles nella giornata di lunedì 23 gennaio. Le risorse sono state attente da quelle dello European Peace Facility. A riferirlo è stata la Svezia, che detiene la presidenza di turno.

L’Ue pronta a inviare altri 500 milioni di aiuti militari a Kiev

Se i 27 ministri degli Esteri hanno dato il placet politico all’ennesima tranche di aiuti, come sottolineano fonti diplomatiche, la decisione formale verrà presa in occasione del prossimo Coreper ossia il Comitato dei rappresentanti permanenti dell’Unione Europea.

“Il tema dei carri armati è importante ma si deve tenere in considerazione la quantità di aiuti militari che è stata decisa alla riunione di Ramstein”, ha precisato a margine del Consiglio Affari Esteri a Bruxelles Joseph Borrell, Alto rappresentante della politica estera Ue. “La nota principale che è emersa dalla nostra discussione è che la Germania non bloccherà i Paesi che decidono di inviare i tank”, ha spiegato. Intanto, Kiev continua a insistere sulla necessità di avere più carri armati, specialmente i moderni Leopard 2 tedeschi.

Le resistenze dell’Ungheria

Ad appoggiare i nuovi aiuti militari a Kiev anche l’Ungheria, che ha fatto retromarcia dopo le resistenze manifestate nei giorni scorsi.

“Qualsiasi decisione che possa portare al prolungamento della guerra è contraria ai nostri interessi, e quindi non consideriamo giusto o una buona idea aumentare le forniture di armi, ma non blocchiamo l’attuazione della decisione dell’Ue al riguardo”, ha detto il ministro ungherese degli Esteri, Péter Szijjártó, al termine del Consiglio Affari Esteri. Il ministro, tuttavia, ha ribadito la contrarietà di Budapest a varare nuove misure restrittive contro la Russia, sottolineando che i ministri degli Esteri Ue voglio che “regni lo stesso clima bellicoso dell’anno scorso”. “Stiamo parlando di spedizioni di armi e sanzioni, non di pace” ha rimarcato Szijjártó il ministro, bollando le misure restrittive finora adottate come “un esperimento fallito”, dato che la guerra continua senza freni.

La reazione di Mosca al via libera dell’Ue sull’invio di ulteriori aiuti militari a Kiev

La decisione di inviare ulteriori armi in Ucraina è stata prontamente commentata anche da Mosca. “I Paesi europei che contribuiscono direttamente o indirettamente a inondare l’Ucraina di armi, ne sono responsabili, e a pagare per questo pseudo-sostegno sarà il popolo ucraino”, ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, rispondendo a una domanda sulla possibile fornitura di carri armati Leopard a Kiev da parte di Berlino attraverso Paesi terzi, come la Polonia. Le parole di Peskov sono state riportate dall’agenzia di stampa Iterfax.

Il viceministro degli Esteri di Mosca, Serghei Ryabkov, invece, ha garantito che i soldati russi “sbricioleranno” tutte le armi e i mezzi militari che i Paesi occidentali manderanno in Ucraina. “Gli avversari della Russia continuano ad alzare la posta, ma, come abbiamo detto fermamente in numerose occasioni, gli obiettivi dell’operazione militare speciale saranno raggiunti”, ha tuonato.

Sulla questione, è intervenuto anche il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev che ha ribadito ancora una volta che “il mondo si avvicina al rischio della Terza Guerra Mondiale di fronte ai preparativi di aggressione contro la Russia”. E ha aggiunto: “L’operazione speciale che si sta compiendo in Ucraina è stata una misura forzata ed estrema, una risposta alla preparazione dell’aggressione da parte degli Stati Uniti d’America e dei suoi satelliti. È ovvio che il mondo si è avvicinato alla minaccia di una terza guerra mondiale per quello che è successo”.

Sulla stessa scia di Medvedev, anche il ministro degli Esteri Serghei Lavrov che ha osservato che la guerra tra Russia e l’Occidente “non è più ibrida” ma “quasi reale”.