> > "La Croce del Diavolo" di Gustavo Adolfo Bécquer

"La Croce del Diavolo" di Gustavo Adolfo Bécquer

default featured image 3 1200x900

"La croce del diavolo" sembra una contraddizione in termini. Non è con la croce che Satana viene sconfitto? Perchè allora dovrebbe averne una propria? A dispetto di questa incongruità, il concetto è un interessante tema letterario, e Gustavo Adolfo Bécquer lo sviluppa con maestria. Il...

images107

“La croce del diavolo” sembra una contraddizione in termini. Non è con la croce che Satana viene sconfitto? Perchè allora dovrebbe averne una propria?

A dispetto di questa incongruità, il concetto è un interessante tema letterario, e Gustavo Adolfo Bécquer lo sviluppa con maestria.

Il racconto origina nei giorni in cui i Saraceni controllavano gran parte della Spagna. Vicino ai Pirenei c’era un villaggio chiamato Bellver. Su di un’altura nelle sue vicinanze viveva un nobiluomo nel castello di Segre, castello che doveva il suo nome all’omonimo fiume che bagnava l’intera zona. Il villaggio di Bellver faceva parte del suo patrimonio.

Il nobiluomo non era noto per la sua gentilezza. Egli si dilettava facendo guerra ai vicini, bastonando i suoi servi e impiccando i suoi sudditi. I suoi vassalli pativano la sua estrema crudeltà.

Quindi furono tutti felici quando il nobile decise di partire per una crociata alla conquista della Terra Santa. Per finanziare la sua avventura, egli vendette i suoi diritti feudali e gran parte della sua proprietà, riservandosi soltanto il suo castello e l’altura in cui esso si ergeva. Poi il nobiluomo partì per la Terra Santa, e la popolazione potè godere di una deliziosa pace.

Dopo tre anni fece ritorno, più crudele che mai. Sebbene avesse ceduto i suoi diritti feudali, egli tentò di riprenderseli con la forza. I suoi ex sudditi dapprima si appellarono al re e poi imbracciarono le armi per difendersi dall’attacco del nobile.

Il conflitto fu cruento, ma alla fine il popolo vinse. Ciò accadde subito dopo un’importante vittoria del nobiluomo sui suoi nemici. Egli credette che fosse tempo di celebrare, e tutti gli abitanti del castello subirono gli effetti dell’alcool. Visto il torpore generale, alcune persone riuscirono a scalare le mura del castello senza essere notate. Uccisero le sentinelle e incendiarono il castello. Tutti i suoi abitanti morirono.

Con il passar del tempo le rovine si ricoprirono di rovi e di edera. Le ossa dei morti giacevano insepolte, e l’armatura del nobiluomo fu vista penzolare tra le rovine.

Sfortunatamente il diavolo decise di seminare distruzione nella regione. Lampi di luci misteriose furono viste intorno alle rovine del castello. I villaggi vennero bruciati e le persone uccise. Il popolo concluse che una banda di fuorilegge avesse preso rifugio tra le rovine del castello.

Il leader indossava l’armatura del nobile defunto. Il popolo non si meravigliò del fatto che un leader fuorilegge indossasse una bella armatura trovata tra le rovine. Tuttavia, un fuorilegge catturato narrò loro una storia che li allarmò in gran misura.

Il fuorilegge catturato era un figlio diseredato di famiglia nobile. Egli aveva radunato altri giovani uomini malvagi ed insieme avevano deciso di diventare dei fuorilegge. Il castello di Segre divenne il loro quartier generale.

Tutti i giovani fuorilegge volevano diventare leader della banda. Mentre discutevano, sentirono un clangore di metallo. Qualcuno a cavallo con indosso un’armatura si stava avvicinando. Questi li sfidò con voce profonda e cavernosa. Tutti all’unisono lo proclamarono capitano della loro gang.

Il nuovo capitano non si tolse mai la sua armatura. Egli non festeggiava mai, nè dormiva. Quando una spada trapassò la sua armatura, egli non perì. Anzi, non sanguinò nemmeno. Alcuni membri della gang conclusero che si trattasse del diavolo stesso.

Nelle vicinanze di Bellver viveva un eremita. Il suo protettore era San Bartolomeo, un santo che conosceva bene il diavolo e sapeva come trattarlo. Quando gli abitanti di Bellver chiesero il suo consiglio, l’eremita spiegò loro come catturare il diavolo. Egli consigliò loro di aspettare il capitano in fondo al sentiero che conduceva al castello di Segre. Non avrebbero dovuto usare armi, ma soltanto una preghiera per mezzo della quale San Bartolomeo stesso aveva fatto il diavolo prigioniero.

In questo modo il capo dei fuorilegge fu catturato e consegnato alla prigione di Bellver. Quando fu portato dinanzi al Consiglio, una guardia sollevò la visiera in modo da mostrare il volto del fuorilegge. Con loro sorpresa, all’interno dell’elmo apparentemente non c’era nessuno. A quel punto l’armatura crollò e rimase a terra. Il Consiglio decise di riportare l’armatura in una cella della prigione.

Su consiglio del conte di Urgel e dell’arcivescovo, i membri del Consiglio concordarono di appendere l’armatura sulla forca. Essi pensavano che se il diavolo era nell’armatura, avrebbe dovuto andarsene oppure rimanere impiccato. Tuttavia, prima che il popolo di Bellver potesse mettere in atto il piano, l’armatura scappò di prigione quando uno strano carceriere ne aprì la porta.

Gli abitanti del villaggio catturano di nuovo il diavolo, non una volta sola, ma molte volte. Ma questo riusciva sempre a scappare ancora.

Allora essi decisero di consultare di nuovo l’eremita. Il sant’uomo li consigliò di fondere l’armatura e ricavarne una croce.

Non fu un’impresa facile. L’armatura gemeva e si dimenava come se fosse viva. Tuttavia, con l’aiuto della fede e delle preghiere, l’armatura fu trasformata in una croce. Fu posta in un posto solitario, usando come piedistallo del materiale prelevato dal castello.

Il male è in agguato nei pressi della croce. I lupi uccidono molte pecore in quel luogo, e gli assassini hanno sotterrato molte vittime ai piedi di questa croce. Perfino il fulmine si comporta stranamente nelle sue vicinanze. Si contorce in modo da colpire o la croce o il suo piedistallo.

Reference:

Anilítica: Gustavo Adolfo Becquer, Leyendas