> > La donna incinta simbolo di Mariupol: "Non c'era una base militare nell'osped...

La donna incinta simbolo di Mariupol: "Non c'era una base militare nell'ospedale"

donna incinta Mariupol

All'ospedale di Mariupol "non c'erano militari" e il battaglione Azov non aveva alcuna base nella struttura ospedaliera: lo racconta Mariana Vishegirkaya.

Lei, con il suo pancione, è diventata simbolo della vita in mezzo alle macerie; il simbolo della speranza in mezzo a morti e devastazioni. Mariana Vishegirkaya è la donna incinta diventata il simbolo di Mariupol. La foto scattata mentre usciva dall’ospedale completamente distrutto ha fatto il giro del mondo, facendo aprire gli occhi davanti agli orrori della guerra. Lei stessa ha voluto smentire quanto precedentemente dichiarato dal ministro degli Esteri russo.

La donna incinta simbolo di Mariupol smentisce Lavrov: “Il battaglione Azov non aveva una base in ospedale”

Per Serghei Lavrov “l’ospedale pediatrico di Mariupol era utilizzato come base del battaglione neonazista Azov. A smentirlo ci ha pensato una donna che si trovava in quell’ospedale proprio nel momento dell’attacco. A parlare è Mariana Vishegirkaya, ospite di Mario Giordano a Fuori dal Coro.

Dai primi giorni della guerra in Ucraina, la città di Mariupol è finita nel mirino dei russi. Si denuncia l’uso di sostanze sconosciute e la deportazione in Russia dei pazienti dell’ospedale cittadino. Mariana ripercorre quei terribili momenti in cui lei stessa si è trovata a un passo dalla morte. La guerra nel suo Paese ha trasformato in un incubo quello che sarebbe dovuto essere il periodo più emozionante della sua vita. Ricorda il momento in cui l’ospedale pediatrico è stato bombardato e il pensiero è rivolto anche a un’altra donna, che ha perso la vita con in grembo il suo bambino. Lei fortunatamente è riuscita a salvarsi e solo pochi giorni l’attacco ha partorito.

Al momento del bombardamento si trovava nel punto nascita numero 3 e fa sapere: Non c’erano i militari, c’erano altri, c’era la consultazione femminile e anche un punto oncologico. Al contrario di quanto dichiarato dal ministro degli Esteri russo, il battaglione Azov “non aveva una base in quell’ospedale”.

“Non si è trattato di un attacco aereo”, aggiunge senza dubbi la giovane donna. Infatti, ha spiegato: “Nel 2014 mi trovavo a Donetsk e conosco benissimo il rumore di un attacco aereo”. La donna ha raccontato di aver udito due esplosioni, una lontana e una vicina. La seconda ha distrutto le finestre: “Dal rumore non posso sicuramente sapere di chi era questa bomba”.