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La Lettera del Diavolo decifrata grazie ad un algoritmo

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Fisici ed informatici di Catania hanno scoperto un algoritmo che ha decifrato la Lettera del Diavolo, dettata a forza ad una suora.

La Lettera del Diavolo è una leggenda conosciuta in Sicilia. A Catania un’équipe di fisici e informatici ha trovato un algoritmo, un software di decriptazione che ha permesso di decifrarla dopo circa 400 anni.

La Lettera del Diavolo

La leggenda narra che nella notte tra il 10 e 11 agosto del 1676 Satana in persona avrebbe costretto una suora siciliana, Maria Crocifissa della Concezione, al secolo Isabella Tomasi, del monastero Palma di Montechiaro (Agrigento), a scrivere una lettera, che per via della lotta sostenuta dalla religiosa con il demonio, appare con strani caratteri incomprensibili a livello di significato. Tuttavia, alla fine, la suora riuscì a opporsi al Maligno quando, al posto della firma di quest’ultimo, scrisse “Ohimè”. La sorella si addormentò e al suo risveglio, il mattino dopo, aveva il viso sporco di inchiostro e il foglio davanti a sé.

I caratteri

I caratteri presenti nella missiva sarebbero un miscuglio di particolari alfabeti: latino, greco, cirillico, runico e quello degli yazidi. I suoi caratteri sono stati incomprensibili per secoli e lo sono ancora, per via della mancanza di senso compiuto: “Forse ormai certo Stige, fiume infernale, Poiché Dio Cristo Zoroastro seguono le vie antiche e sarte cucite dagli uomini, Ohimè. Un Dio che sento liberare i mortali”. Stupisce leggendo, l’accostamento “dotto” che il demonio farebbe tra Dio e Cristo con Zoroastro. Inoltre è da rilevare che alla fine del messaggio il Diavolo farebbe riferimento alla liberazione conclusiva che Dio vuole per gli uomini e a cui lui, ovviamente, si oppone.

La spiegazione del responsabile

Daniele Abate, responsabile del team di studiosi e direttore della LUDUM Science Center di Catania che ha svelato il contenuto della Lettera del Diavolo, ha spiegato al quotidiano torinese La Stampa che tutti gli alfabeti che abbiamo detto, sono stati inseriti nel programma informatico; “alfabeti che suor Maria Crocifissa poteva avere visto o conosciuto. L’algoritmo prima individua i caratteri che si ripetono uguali, poi li compara con i segni alfabetici più simili nelle varie lingue”. “L’idea che mi sono fatto – dice ancora Abate – è che questo sia un alfabeto preciso, inventato dalla suora con grande cura mischiando simboli che conosceva. Ogni simbolo è ben pensato e strutturato, ci sono segni che si ripetono, un’iniziativa forse intenzionale e forse inconscia. Lo stress della vita monacale era molto forte, la donna potrebbe avere sofferto di un disturbo bipolare, allora non c’erano farmaci né diagnosi psichiatriche. Certamente c’era il diavolo nella sua testa”.

La spiegazione della Chiesa

La Chiesa ha un opinione diversa rispetto alla scienza. Infatti ha dichiarato beata Suor Maria Crocifissa, costretta dagli abitanti dell’Inferno a scrivere una lettera che avrebbe avuto lo scopo di indurre Dio a rinunciare al suo progetto salvifico nei confronti degli uomini peccatori. La religiosa avrebbe pure rischiato di essere picchiata dai demoni per aver scritto “Ohimè” alla fine della missiva anziché la firma di Satana.

Personaggi che si sono occupati della lettera

La missiva nel tempo ha affascinato molti illustri siciliani, come lo scrittore Giuseppe Tomasi di Lampedusa, autore del “Gattopardo” e più di recente Andrea Camilleri, scrittore noto per il Commissario Montalbano. Sicuramente dopo la scoperta degli studiosi continuerà ad affascinare anche altri.