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La “macchia” di FdI: l’astensione sul Recovery Fund

La leader di FdI Giorgia Meloni

La campagna elettorale e le mosse per mettere fuori gioco la "verve istituzionale" di Meloni: la “macchia” di FdI e l’astensione sul Recovery Fund

La “macchia” di FdI nei giorni in cui il partito di Giorgia Meloni si sta giocando la carta dell’affidabilità istituzionale è l’astensione sul Recovery Fund. Fratelli d’Italia infatti sta facendo i conti con la condotta in Europa sul piano anti crisi e con il Partito Democratico che glie lo ricorda per smantellare quella presunzione di affidabilità ed erodere consensi per il voto del 25 settembre. Dal Nazareno accusano FdI di non avere mai votato a favore del Next Generation EU, detto anche Recovery Fund. 

 FdI e l’astensione sul Recovery Fund

Si tratta come noto del serbatoio di fondi dell’Unione Europea creato per contrastare la crisi economica causata dal Covid. Insomma, il tallone di Achille di FdI è il suo euroscetticismo e il Recovery Fund è stata la “prova del nove” di una vocazione che, nelle intenzioni del Pd, dovrebbe presentare la formazione di Giorgia Meloni e i partiti ad essa legati come poco adatti a governare. Ma FdI lo ha votato o no il Recovery? In carniere il partito ha un solo voto favorevole a un fondo laterale, chiamato ReactEU, mentre come ricorda il Post “nei voti più significativi sul Next Generation EU Fratelli d’Italia si è sempre astenuta, spesso con toni molto critici”. 

Una misura elogiata da tutti, o quasi

Oggi il Next Generation EU è il collante di ogni consenso politico e l’astensione e le critiche di Fratelli d’Italia sono fonte di qualche imbarazzo, come quello di Guido Crosetto con un giornalista del Tg1 che aveva toccato il tema. Il Next Generation EU fu approvato dal Parlamento Europeo il 9 febbraio ed ebbe anche l’avallo della Lega di Matteo Salvini, all’epoca al governo con Mario Draghi.