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La morte di Mauro da Mantova, parla Parenzo: "Vittima di sé stesso"

Mauro da Mantova

La morte di Mauro da Mantova, parla Parenzo: "Il complottismo non si può eliminare"

Dopo il ttriste epilogo della vicenda di Mauro Buratti, il carrozziere no vax di Mantova morto a causa delle conseguenze del Covid-19, in un’intervista a Open, Davide Parenzo traccia un ritratto del personaggio che aveva raggiunto una certa notorietà nel programma di Radio 24 La Zanzara.

A tratti dura, a tratti commossa, l’analisi di Parenzo sulle ragioni che hanno spinto fino all’ultimo questo signore conosciuto come “Mauro da Mantova” – non solo alle deliranti tesi complottiste ma anche a perdere tempo prezioso per le cure del caso verso il covid che lo aveva attaccato duramente –  si sintetizza con la lucida constatazione del giornalista:  “Mauro è vittima di  sé stesso”.

Riferendosi a quell’atteggiamento, riscontrato in molti no vax e complottisti in generale, di non mettere in dubbio le proprie convinzioni nemmeno di fronte ai fatti più evidenti.

In un passaggio dell’intervista, il giornalista ricorda infatti i giorni prima del ricovero in ospedale: 

“Non voleva farsi ricoverare all’ospedale di Mantova perché diceva che lì c’erano i comunisti e lo volevano uccidere. Solo grazie all’intervento di Cruciani  – questo bisogna dirlo, Cruciani ha provato a salvare una vita – Mauro ha accettato di farsi curare. Cruciani chiedeva: ‘Quanto hai di saturazione?’. E Mauro diceva: ‘Non me ne frega un cazzo, non ho niente, è solo un’influenza’. Alla fine Cruciani lo ha fatto chiamare da un medico piuttosto importante e lo ha convinto a ricoverarsi. Così Mauro ha preso la macchina da Mantova per andare fino a Verona in ospedale. Poi ha creato un casino quando è andato al supermercato dicendo che era andato a infettare tutti. Cioè: tu capisci che siamo oltre ogni limite. Questo è vittima di sé stesso. Però pensare di eliminare l’idiozia dalla società non è possibile”.

Il giornalista risponde anche alle critiche ricevute, soprattutto sulla rete, sullo spazio che la trasmissione La Zanzara, così come molte altre, danno a queste tesi complottiste che finiscono per alimentarsi a vicenda: 

“Lui era consapevolissimo di quello che faceva. Non è che eravamo noi a cercarlo, era lui che telefonava. E non solo noi, chiamava tutte le televisioni, specie le reti locali.  Avrebbe telefonato da un’altra parte. Avrebbe scritto un post in rete che poi sarebbe stato ricondiviso. Voi gli avete dato parola? Sì, ma chiamava lui: noi lo abbiamo accolto nel nostro show ma le regole di ingaggio de La Zanzara si conoscono molto bene. E lui le conosceva. Era diventato un personaggio, era anche felice di esserlo diventato. Ma qui che colpe ci sono se non quella di dirgli che sei un matto, e devi andare a farti curare?”

Tra l’altro, per onore della cronaca, il giornalista aveva querelato il carrozziere per tutta una serie di affermazion che aveva fatto nel corso delle sue partecipazioni a La Zanzara da ascoltatore: “Ho ritirato la querela a suo carico un minuto dopo che ho saputo del suo ricovero in terapia intensiva” ha affermato Parenzo che nel salutarlo su twitter ha scritto.

“Riposa in pace ovunque tu sia, vecchio complottista. Spero solo che la tua triste storia serva da esempio a tutti coloro che ancora alimentano dubbi su efficacia dei vaccini”.