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La N e la Ñ spagnole: come pronunciarle e utilizzarle

lingua spagnola

Uno degli elementi fonetici più caratterizzanti della lingua spagnola è dato dal peculiare utilizzo della lettera N.

In particolare, spicca la differenza tra l’utilizzo della N nella sua declinazione fonetica più classica e della più connotata Ñ, che definisce alcune delle inflessioni fonetiche più tipiche della lingua di Cervantes. Una serie di lezioni di spagnolo con un insegnante madrelingua potranno aiutare a dirimere ogni dubbio e a individuare le principali circostanze in cui utilizzare l’una e l’altra soluzione. Tuttavia, a beneficio degli studenti che si cimentano per la prima volta con questa lingua solo apparentemente semplice e accessibile, riteniamo opportuno fissare alcuni punti e chiarire anticipatamente una serie di dubbi, al fine di agevolare un proficuo percorso didattico e superare agevolmente questo scoglio.

Origine della Ñ

In merito alla lettera N “al naturale” e al suo utilizzo c’è veramente poco da dire. Dal punto di vista fonetico, si tratta dell’ordinario utilizzo che ne fanno tutte le lingue che adottano l’alfabeto latino. Diverso è il discorso storico-culturale, così come l’utilizzo nella prassi quotidiana, quando si parla della N corredata da un segno diacritico denominato tilde: la Ñ, che per l’alfabeto spagnolo designa una fonazione ben precisa, e dunque ha una sua dignità di consonante a sé stante.
Ebbene sì, malgrado molti stranieri siano inclini a identificare la Ñ come una semplice derivazione della N, per le popolazioni di lingua spagnola essa costituisce una lettera a parte. E non potrebbe essere altrimenti, tanta è la differenza che intercorre tra le due esperienze fonetiche. Per rendersi conto dell’importanza che tale lettera riveste per i paesi di madrelingua spagnola, è sufficiente recarsi in uno di questi paesi, entrare in un negozio di computer e chiedere di farsi mostrare una tastiera per PC: con nostra sorpresa, troveremo la Ñ – sia maiuscola che minuscola – tra i tasti disponibili, e non solo, come avviene in Italia, come carattere speciale in programmi di scrittura come Word.

Secondo i linguisti, l’origine della Ñ risale al Medioevo, e si deve al lavoro degli amanuensi operanti nella penisola iberica. Essi, infatti, erano specializzati nella trascrizione minuziosa di testi antichi, perlopiù a carattere sacro, e spesso ricorrevano a segni grafici specifici per abbreviare la scrittura. Non a caso, in spagnolo il verbo tildar – da cui discende il termine tilde – significa per l’appunto evidenziare: in sostanza, la tilde era già allora un segno grafico che metteva in evidenza una contrazione fonetica in un unico simbolo, e come tale doveva essere letto e interpretato.

Fonazione della Ñ

In estrema sintesi, la Ñ si pronuncia come il digramma GN in italiano, con un suono nasale-palatale molto pronunciato. Molti neofiti della lingua spagnola tendono a pronunciarlo come il digramma NI, ma si tratta di una interpretazione sostanzialmente erronea (sebbene comunque intellegibile nella quotidianità), dal momento che la Ñ designa un suono molto più secco e sostanzialmente privo di vocali. Va però aggiunto che tale inconveniente coinvolge in maniera precipua, per non dire esclusiva, studenti di madrelingua anglosassone o germanica, poco avvezzi all’utilizzo di tale soluzione fonetica. Per quanto riguarda gli italiani e le altre popolazioni neolatine, è invece riscontrabile una maggiore familiarità con tale suono, e dunque una naturale disposizione a utilizzarlo correttamente.
I francesi, infatti, utilizzano il digramma GN esattamente nella stessa maniera degli italiani (gagner, mignon), mentre i portoghesi utilizzano con la medesima funzione il digramma NH (caminho, tamanho).

Diffusione della Ñ

Quando parliamo dell’utilizzo della Ñ nell’alfabeto spagnolo, facciamo precipuamente riferimento al castigliano, ovvero alla lingua ufficiale del Regno di Spagna. Ma occorre precisare che la N provvista di tilde è patrimonio linguistico e fonetico di quasi tutte le lingue della penisola iberica (compreso, come abbiamo visto, il portoghese, sebbene con una scrittura diversa). Basco, asturiano, galiziano e leonese utilizzano parimenti la Ñ, la quale si configura di conseguenza come un forte elemento unificante per tutti gli idiomi presenti sul territorio spagnolo.
Solo le lingue ispaniche di diversa scaturigine – come il catalano, di origine romanza occidentale – ne fanno a meno. In compenso, lingue ibride come il quechua (parlato nelle regioni andine settentrionali del Sud America, tra Colombia, Ecuador, Perù e Bolivia) e il tagalog (il principale idioma delle Filippine), ne fanno un ampio uso, quale inevitabile retaggio del periodo coloniale sotto il dominio della corona spagnola.