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La Rosa era vivo quando l'hanno chiuso nel fusto con l'acido

andrea la rosa

Il calciatore è stato assassinato nel novembre del 2017. Era vivo quando è stato buttato in un bidone e cosparso di acido.

Emergono nuovi particolari agghiaccianti sull’omicidio di Andrea La Rosa, calciatore di serie C e allenatore del Brugherio calcio, ucciso nella notte tra il 14 e il 15 novembre del 2017 a Milano. L’uomo di 35 anni è stato assassinato mentre stava per consegnare 8mila euro a un conoscente, dopo averne già prestati 30mila. La motivazione economica è alla base dell’assassinio di La Rosa: i due fermati dalla Polizia sono Raffaele Russo, beneficiario del prestito, e sua madre Antonietta Biancaniello. Sono stati “spietati”, come li hanno definiti gli inquirenti. Alla chiusura delle indagini, le perizie effettuate sul corpo della vittima rivelano che La Russa è stato sedato ma ancora vivo, quando gli è stato buttato addosso dell’acido.

Gli esiti della perizia

Nuovi particolari sulla morte di Andrea La Rosa, calciatore assassinato pochi mesi fa, nel novembre del 2017. Le prime ricostruzioni ipotizzavano che il decesso di La Rosa fosse avvenuto prima che il corpo del calciatore fosse sigillato in un barile contenente dell’acido. L’ipotesi pare ora smentita: l’uomo era ancora vivo, anche se pesantemente sedato, quando è stato buttato nella sostanza corrosiva. E’ stata diffusa la nota di riepilogo delle indagini, condotte dai carabinieri della Squadra Omicidi del nucleo investigativo del comando provinciale di Milano, nella quale si evince che La Rosa è deceduto a causa dell’azione “combinata dell’inalazione dei fumi dell’acido e del confinamento all’interno del bidone“. I Carabinieri hanno notificato l’avviso di chiusura delle indagini a Raffaele Rullo e Antonietta Biancaniello, in carcere per l’omicidio del calciatore. L’uomo che ha custodito, per pochi giorni, il fusto contenente il cadavere del 35enne è stato indagato per favoreggiamento.

L’omicidio

L’omicidio era stato premeditato da tempo, secondo degli inquirenti. Lo si evince dalla “ricerca ” e dal “reperimento dei materiali per uccidere e poi far scomparire il cadavere”. Nella notte tra il 14 e il 15 novembre, La Rosa non è quindi morto a causa della ferita al collo riscontrata nella prima analisi del corpo. Raffaele Rullo e Antonietta Biancaniello, dopo aver attirato l’uomo nella loro abitazione, lo hanno sedato con un inganno. In seguito, quando è ancora in vita anche se addormentato, hanno messo il corpo in un bidone, cospargendolo con il sei flaconi di acido cloridrico; il fusto è stato sigillato con del nastro adesivo. Il contenitore con il cadavere del 35enne viene poi sistemato, per circa dieci giorni, in un autorimessa, il cui proprietario è stato appunto indagato per favoreggiamento. Il 72enne Sante Cascella infatti, secondo la Procura di Milano, ha provato “a eludere le indagini del Nucleo investigativo dei carabinieri di Milano”; Cascella infatti non ha saputo dare alcuna spiegazione dei suoi frequenti tentativi di contattare Rullo, sia nei giorni antecedenti la scomparsa di La Rosa sia in quelli successivi. Il corpo è stato trovato dai Carabinieri nell’automobile guidata da Antonietta Biancaniello. La donna è stata fermata dalle Forze dell’ordine lungo la superstrada Milano- Meda. secondo gli inquirenti, il corpo stava per essere trasportato in un luogo prestabilito da madre e figlio a Quarto Oggiaro, dove sono stati trovati 24 flaconi di acido muriatico.