Kafka, di indole malinconica e triste, aveva uno strano rapporto con il cibo: per mantenersi fisicamente puro e sentirsi più in sintonia con la natura, egli si imponeva rigorosi digiuni, cercava di non mangiare carne e non beveva alcolici.
Al rigido regime alimentare, l’artista aggiungeva la pratica di diversi sport, tra cui nuoto, corsa e ginnastica a corpo libero, il che finì per renderlo spaventosamente magro e spigoloso, al punto che lui stesso affermava: “Sono l’essere umano più magro che conosca”.
Le privazioni cui Kafka si sottoponeva a tavola, lo conducevano ad una inevitabile attrazione (e forse invidia) nei confronti delle persone che mangiavano con gusto; nella sua produzione letteraria, non a caso, si trovano oltre 500 citazioni di cibi.