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La torciata di San Giuseppe a Pitigliano

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A Pitigliano si svolge il 19 marzo la tradizionale torciata di San Giuseppe. Ecco di cosa si tratta.

L’Italia, soprattutto nei suoi paesini, è ancora molto legata alle sue tradizioni più antiche. I popoli che l’hanno abitata nei secoli hanno creato un substrato di leggende e folklore che ancora oggi, in molti luoghi, viene celebrato. Sono spesso tradizioni legate alla terra. Vengono tramandate dalle popolazioni contadine che per generazioni hanno commemorato e mantenuta viva la storia del territorio. Tra le tantissime feste che si svolgono in giro per l’Italia, ce n’è una che cade il weekend di marzo prima dell’equinozio di primavera e che celebra l’arrivo della bella stagione. La torciata di San Giuseppe si tiene ogni anno a Pitigliano, in provincia di Grosseto, e ha radici antichissime. La sua nascita, infatti, è del tutto pagana ed è da far risalire, probabilmente, al periodo etrusco. Ecco di cosa si tratta e come si svolge.

La torciata di San Giuseppe

La cultura e il folklore tradizionali vengono rievocati a Pitigliano, in provincia di Grosseto, per la tradizionale torciata di San Giuseppe. La manifestazione ha antichissime origini e rievoca la leggenda propiziatoria dell’arrivo della primavera. Uno spettacolo suggestivo di persone e fiaccole che si muovono nel buio della notte. Si tiene nel weekend che precede l’equinozio di primavera, il 17, 18 e 19 marzo. La torciata aveva il compito di celebrare con la purificazione del fuoco l’arrivo della primavera che sconfigge l’inverno. La festa doveva, poi, ricordare il processo di semina, vissuto come un momento anche simbolico in cui il seme viene piantato per produrre i frutti. Ancora oggi questa ricorrenza viene celebrata seguendo le stesse modalità di un tempo. Il riferimento a San Giuseppe ci ricorda, tra l’altro, la trasformazione in festa cattolica dell’evento. Durante il periodo medievale, infatti, questa festa di origini pagane è stata associata alla celebrazione del santo del giorno.

Come si svolge la torciata

Come avveniva un tempo, un folto gruppo di uomini parte dalla roccia di San Giuseppe, fuori dal paese. Sono i torciatori, tutti incappucciati sotto un saio chiaro che copre anche la testa. Al segnale dato dallo squillo delle trombe, dovranno seguire il corso del fiume Meleta per giungere fino alla piazza centrale del Paese. Sulle spalle portano ognuno un fascio di canne infuocate che dovranno dare inizio al falò. L’immagine della fiaccolata è estremamente affascinante. Nella piazza comunale, nel frattempo, è già stato eretto un enorme assemblaggio di canne che prenderà fuoco di lì a poco. È questa, infatti, la struttura che simboleggia l’inverno che se ne va. Bruciando e spegnendosi, il falò dà così inizio alle celebrazioni di primavera. Una volta che il fuoco ha lasciato alle sue spalle solo le braci, le donne del paese sono solite raccoglierne qualche manciata da portare a casa. È una tradizione vissuta come buon auspicio per l’anno venturo.