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L'Aquila, il papà del bimbo morto: "Quella donna non ha colpe, pronti ad abbracciarla"

laquila asilo

Il papà di Tommaso D'Agostino, il bimbo morto nel cortile dell'asilo de L'Aquila, ha descritto i concitati momenti vissuti prima della tragica notizia.

Il papà del bimbo morto nell’incidente a L’Aquila, dove una macchina è piombata nel cortile di un asilo travolgendo sei bambini, ha definito l’accaduto una tragica fatalità e una disgrazia: la proprietaria dell’auto, ha aggiunto, non ha colpa e “sarà disperata quanto noi, perché anche la sua vita in fondo è stata rovinata“.

L’Aquila: parla il papà del bimbo morto

Intervistato da Repubblica, Patrizio D’Agostino ha in primis spiegato di aver ricevuto la notizia quasi in diretta. La sua casa si affaccia infatti sull’asilo dove si è consumato il dramma e, dopo aver sentito un fortissimo boato, ha subito capito che era successo qualcosa. “Sono sceso, ho chiamato mia madre che abita al palazzo di fronte al mio e le ho detto di venire a riprendere Tommaso perché sentivo che era accaduto qualcosa“.

Una volta arrivato sulla scena, si è trovato davanti un inferno: sirene, ambulanze che arrivavano, agitazione a mille, volti provati, una macchina nel giardino dei bambini, la cancellata sbragata a terra. Ha quindi chiesto alla maestra dove fosse suo figlio e la donna le ha detto che “sta qui, non si preoccupi“, motivo per cui si è sentito rassicurato ed è tornato a casa lasciando solo la madre sul posto. Mentre si stava incamminando verso la sua abitazione, ha però ricevuto la chiamata di quest’ultima che la avvertiva che Tommaso era rimasto incastrato sotto la macchina.

“Mio figlio era esanime”

É quindi tornato all’asilo insieme alla moglie e ha visto il figlio steso, pallido, con gli occhi chiusi e con tre dottori intorno. “Sono stati parecchio a provare qualsiasi cosa per mio figlio, non ho nulla da recriminare. Poi, dopo circa 40 minuti, lo hanno caricato sull’ambulanza e portato al pronto soccorso dell’ospedale dell’Aquila. Speravo si riprendesse ma avevo la convinzione che fosse già morto, si vedeva che era esanime“, ha continuato.

Infine un pensiero sulla donna proprietaria dell’auto che ha fatto irruzione nel cortile: “Se venisse a farci visita la accetteremmo nella nostra casa, vivrà con questo peso per tutta la sua vita ed è giusto darle un abbraccio e farle sentire che abbiamo capito che si è trattato di una disgrazia e non di una sua volontà“.