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Lavoro, ministro Zangrillo: "I giovani non cercano più il posto fisso ma il lavoro figo"

Zangrillo Paolo

Il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo parla agli studenti della Scuola di Amministrazione Aziendale dell'Università di Torino riguardo il valore del posto fisso

Posto fisso 0-1 Lavoro figo. I giovani non cercano più stabilità, ma pensano solo alla retribuzione e alla carriera. A sostenerlo è il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo durante una una lectio magistralis tenuta alla Scuola di Amministrazione Aziendale dell’Università di Torino.

L’ironia su Checco Zalone

«Il mito del posto fisso sta per essere soppiantato dal mito del lavoro figo. Il mito del posto fisso lasciamolo a Checco Zalone» ha ironizzato durante la lezione Zangrillo. Per poi continuare con una considerazione prettamente sui giovani: «Non cercano la stabilità, cercano un virtuoso equilibrio tra l’attività professionale e la loro vita privata», probabilmente riferendosi al numero sempre crescente di smart working richiesto dai lavoratori, soprattutto dopo averlo provato durante la pandemia di Covid.

La rivalutazione del posto fisso

Che il lavoro venga scelto anche in considerazione delle esigenze legate alla vita privata non è affatto un male, anzi. Si lavora per vivere, non il contrario. Ma ciò che Zangrillo ha voluto evidenziare è una sorta di pensiero comune che si è ormai diffuso, secondo cui il posto fisso non sarebbe conciliabile con l’attività professionale e la vita privata. E ha aggiunto ha riguardo: «Quando cercano il posto di lavoro non si accontentano di un posto fisso, vogliono avere un lavoro che sia ben retribuito, capace di valorizzarli, che dia loro delle opportunità di crescita e che sia capace di bilanciare l’aspetto professionale con quello della vita privata». Insomma, un invito a riflettere non da poco offerto dal ministro agli studenti della Scuola di Amministrazione Aziendale dell’Università di Torino. Che il suo discorso riesca a smuovere decine di idee radicate nelle nuove generazioni? Chissà. Sicuramente nelle intenzioni di Zangrillo c’era lasciare almeno uno spunto di riflessione. E in questo è riuscito.