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Le botaniche rinascimentali di Ginarte sposano la street art

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Milano, 24 gen. (askanews) - Definirlo un gin a regola d'arte è fin troppo facile per Ginarte che, oltre ad avercela nel nome, l'arte ce l'ha nelle botaniche da cui nasce e nell'etichetta. Questo distillato figlio delle campagne toscane ha scelto la creatività e l'estetica per distinguersi in un...

Milano, 24 gen. (askanews) – Definirlo un gin a regola d’arte è fin troppo facile per Ginarte che, oltre ad avercela nel nome, l’arte ce l’ha nelle botaniche da cui nasce e nell’etichetta. Questo distillato figlio delle campagne toscane ha scelto la creatività e l’estetica per distinguersi in un mercato, quello del gin appunto, che sta vivendo un vero e proprio boom. Ne abbiamo parlato con Francesco Bargellini, responsabile marketing e commerciale

“L’arte abbiamo provato a declinarla su vari livelli con una bottiglia squadrata, satinata, riconoscibile nei bar e poi a livello di unicità ogni edizione viene personalizzata da un artista tramite la decorazione dell’etichetta laterale, è come una tela bianca”.

Dopo la dedica al Pontormo e le due edizioni per Frida Kahlo, la nuova etichetta è un omaggio alla street art con l’opera dell’artista romana Manuela Merlo, in arte Umans, che ha scelto una figura femminile, personificazione dello spirito dell’arte, per questa nuova edizione, aprendo idealmente il dialogo anche con un pubblico più giovane.

Ma l’arte non è solo sulla bottiglia, è anche nel distillato:

“Insieme al ginepro – ha spiegato Francesco Bargellini – che raccogliamo nell’appennino toscano abbiamo selezionato delle botaniche che già dai tempi del Rinascimento erano utilizzate dagli artisti come pigmento per le loro opere: mi riferisco all’indaco, al guado di Montefeltro che è il blu di Piero della Francesco, lo zafferanone, la robbia nepitella”.

In tutto sono 13 le botaniche che col ginepro vengono lavorate presso una distilleria partner in Piemonte dove i distillati incontrano l’acqua di ghiacciaio che ne riduce la gradazione alcolica.

E il mercato sembra apprezzare queste scelte: il giro d’affari internazionale progredisce in media del 20%, con l’Italia, cresciuta del 50% nel 2022, che rappresenta il 65% del fatturato. Il resto va all’estero, dove molti Paesi si stanno aprendo al gin dopo anni di netta predominanza degli spirits brown:

“Noi dall’anno scorso siamo riusciti a lanciare il gin in tutto il continente indiano, stiamo avvicinando la Cina, Taiwan, siamo già a Hong Kong siamo in una ventina dei mercati più tradizionali come Usa, Spagna Uk, Repubbliche Baltiche Portogallo Norvegia”.

E per il futuro quali sono i progetti in cantiere?

“Ci sarà una seconda edizione in comarketing con Drink Kong, per maggio giugno probabilmente riusciremo a lanciare una prima edizione aromatizzata molto interessante e poi parlavamo di una edizione personalizzata per un marchio del design italiano che probabilmente lanceremo nelle fiere di settore più importanti”, ha concluso il manager.