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Il legale di Bossetti pronto per la Cassazione: "E' un uomo provato dal carcere"

Bossetti

Il legale di Bossetti in un'intervista radiofonica: "Massimo è un uomo provato, non vuole che il suo nome venga infangato"; a Bergamo una manifestazione

L’avvocato di Massimo Bossetti, accusato dell’omicidio di Yara Gambirasio, è pronto per il ricorso in Cassazione. Claudio Salvagni, questo il nome del legale del muratore, è intervenuto oggi a Radiocusanocampus. Alla radio il legale ha parlato del suo assistito e della situazione che sta vivendo all’interno dell’istituto penitenziario. “Non soffre il carcere, ma è molto provato“, ha dichiarato in diretta l’avvocato.

Salvagni ha spiegato che la situazione di Bossetti è drammatica. “Bossetti – ha continuato il legale – è privato di tutto, ma sopratutto delle possibilità di difendersi. Non gli hanno concesso nulla, nemmeno le perizie riguarda al Dna“. Salvagni, poi, ha anche affermato che la vicenda dell’omicidio di Yara, in cui è coinvolto Bossetti, non riguarda solo il singolo caso, ma tutte le persone.

La vita all’interno del carcere; il legale: “Vuole portare con orgoglio il suo cognome”

Nell’intervista l’avvocato Salvagni ha rivelato anche i particolari più intimi e confidenziali della vita in carcere di Massio Bossetti, compreso il percorso che l’uomo ha affrontato nello scontare la pena. “Massimo Bossetti – ha raccontato il legale – è battagliero e vuole difendersi fino all’ultimo“. All’avvocato avrebbe detto di voler uscire dal carcere da innocente. “L’essere battagliero – prosegue – non esclude che sia molto provato. Ho avuto paura che potesse fare gesti inconsueti o pericolosi. Ho visto con i miei occhi quanto quest’uomo sia frustato da ciò che gli sta succedendo“.

Salvagni, poi, si è soffermato a sottolineare la condizione della famiglia di Bossetti, con una moglie e dei figli che risentono di quello che sta succedendo fuori e dentro il carcere. “Bossetti – continua il legale – è un uomo ragionevole. Ha dei figli ed una famiglia che gli danno forza. Vuole che il suo nome e cognome sia portato con orgoglio e con onore e non associato ad un omicidio come quello di Yara“.

Una manifestazione a sostegno di Massimo Bossetti

La prossima richiesta dell’avvocato Salvagni saranno gli arresti domiciliari per il suo assistito. Non una richiesta nuova, dato che già per due volte il legale del muratore ha chiesto i domiciliari per il suo assistito. “Abbiamo agito – ha spiegato in conclusione all’intervista radiofonica – nei diversi gradi di giudizio, chiedendo gli arresti domiciliari. Anche il braccialetto elettronico sarebbe stato sufficiente per noi. Invece, Massimo è in custodia cautelare in carcere per evitare il pericolo di reiterazione“.

Intanto l’avvocato si sta mobilitando per organizzare manifestazioni che possano portare il sostegno a Massimo Bossetti. Tra queste il 7 ottobre, a Bergamo, Salvagni organizzerà un corteo per le strade della città chiedendo ai concittadini del muratore di partecipare per testimoniare la sua innocenza.

L’omicidio di Yara

La sera del 26 novembre 2010 Yara esce dal Centro Sportivo di Brembate di Sopra, dopo aver terminato l’allenamento di ginnastica ritmica. La sua casa è poco distante, ma la ragazza sparisce a bordo di un furgone. A casa non tornerà mai più. Il suo corpo viene ritrovato tre mesi dopo a Chignolo d’Isola, da un aeromodellista. La ragazza è stata colpita con un’arma da taglio, dopo essere stata stordita con una spranga. La morte, però, sembra essere sopraggiunta dopo, per il freddo e le lesioni.

L’arresto di Bossetti arriva il 16 giugno di quattro anni dopo, quando il suo Dna corrisponde a quello dell’ignoto 1, rinvenuto sul corpo della ragazza. Il 1 luglio del 2016 la Corte d’Assise di Bergamo lo ha condannato all’ergastolo per l’omicidio di Yara.