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Leonarda Cianciulli: il caso della "saponificatrice di Correggio"

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Oggi conosciamo meglio Leonarda Cianciulli, nota per essere la saponificatrice di Correggio, dal momento che usava i suoi cadaveri per farne saponi e dolcetti.

Tagliai qui, qui e qui: in meno di 20 minuti tutto era finito, compresa la pulizia. Potrei anche dimostrarlo ora”. Sono queste le parole che la “saponificatrice di Correggio”, ovvero Leonarda Cianculli, ha usato per spiegare come si taglia un cadavere usando poche e semplici mosse. La donna è stata dichiarata colpevole di aver ucciso tre persone. Gli omicidi sono stati commessi con brutalità ed efferatezza. Aveva raccontato di aver tagliato le sue vittime e con i loro resti aveva fatto sapone e dolcetti.

E’ considerata la prima serial killer italiana del ‘900. Si parla di lei in un libro dal titolo ‘Soda caustica, allume di rocca, pece greca’. Non è un caso che il libro si chiami così in quanto questi sono i tre ingredienti usati dalla donna per bollire le sue vittime e farne poi saponette. Ora un team di esperti è tornato sulla scena del crimine per capire nel dettaglio cosa sia realmente successo.

“Per scavare nella mente della Cianciulli siamo partiti dal suo lungo memoriale: 800 pagine scritte di suo pugno durante la permanenza all’ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa (Ce). Ma abbiamo analizzato anche la sentenza di condanna, la trascrizione degli interrogatori e le tante lettere della donna. Questo materiale ci ha consentito di tracciare un profilo criminologico completo”. Sono queste le spiegazioni di uno degli esperti che sta facendo luce sul caso.

Vita di Leonarda Cianciulli

Conosciamo la sua vita grazie ad un libro, dal titolo “Confessioni di un’anima amareggiata”. Un libro che, in realtà, non risulta essere molto attendibile. Leonarda nacque in un paese dell’Irpinia. In seguito al terremoto che rase al suolo la sua casa, dovette trasferirsi al nord con la famiglia. Dal sud, la famiglia si trasferì a Correggio, un paese di Reggio Emilia, dove fin da subito Leonarda decise di rimboccarsi le maniche. Il marito se ne andò e lei conquistò una discreta posizione sociale grazie al lavoro di maga e al commercio di abiti usati.

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Roberta Bisi, docente di Sociologia a Bologna, ha provato a tracciare un profilo di questa serial killer. Ecco cosa è venuto fuori, secondo lo studio di questa sociologa. “La Cianciulli era una leader nata. E una donna accattivante, che col suo fascino puntava a esercitare un controllo assoluto su chi la circondava, ridotto a mero “oggetto” da sfruttare. Le uniche soddisfazione le derivavano dalle sue manie di grandezza e dalla deferenza che le riservavano gli altri”.

Negli anni tra il 1939 e il 1940 comincia ad esercitare il suo potere criminale. Con una scusa, fece entrare in casa delle donne, sole e anziane. Approfittando della loro debolezza, fece loro delle promesse, si intascò i loro beni e soldi e le uccise con un’accetta. In seguito fece bollire i loro corpi per poi crearne dei saponi. Nessuno le cercò in quanto lei le convinse a scrivere delle cartoline in cui affermavano di essere andate via e di non avere più nessuna intenzione di tornare.

La storia

La donna, conosciuta come la saponificatrice di Correggio, ebbe moltissime gravidanze, ben 13, e subì 3 aborti spontanei. 10 neonati morirono nella culla per via dell’intervento di una strega. Soffriva di problemi psichici e aveva una doppia personalità. Credeva che una maledizione fosse stata lanciata sulla sua famiglia. Proprio per esorcizzare il malocchio e provare a combatterlo, uccise tre donne. Con il corpo di una di loro, fece dei saponi che regalò ai vicini. Con il sangue delle vittime, unito alla farina, lo usò per dolci e biscotti che dava da mangiare ai figli per proteggerli dalla morte. Fu condannata a 30 anni di reclusione. Inoltre, dovette passare tre anni in un ospedale psichiatrico. La donna raccontò: “Non ho ucciso per odio o per avidità, ma solo per amore di madre”.

Il processo

Nel 1946 cominciò il processo. La donna fu sottoposta a perizia psichiatrica. Secondo Saporito, docente universitario a Roma, la donna soffriva di psicosi isterica. «Saporito giudicò la donna affetta da psicosi isterica e totalmente inferma di mente. La sezione istruttoria della Corte di appello di Bologna accusò invece lo psichiatra di essersi fatto “stregare” e ritenne la criminale pienamente imputabile. Alla fine la donna fu dichiarata “solo” seminferma di mente e colpevole di triplice omicidio. Fu condannata a 30 anni di reclusione preceduti da tre anni di ricovero in una casa di cura: si trattò di una sentenza innovativa, anche rispetto a oggi. Prima della galera la Cianciulli fu infatti affidata alle cure mediche: di fatto entrò in manicomio e non ne uscì più. Vi morì nel 1970, alla soglia dei 78 anni».

Secondo gli studiosi, la follia omicida nella donna si scatenò quando i suoi due figli maschi furono dichiarati idonei alla leva. Lei aveva il terrore che succedesse qualcosa di terribile e per questo in lei scattò un raptus che la portò a commettere vari omicidi.