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Lettera aperta a 10 Volte Meglio e la nuova politica

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"Ho creduto a Dusi, ma lui ha creduto troppo (solo) in se stesso". Il messaggio di un elettore amareggiato dal risultato di 10 Volte Meglio

All’alba di un nuovo futuro politico, che si rivela incerto, la sorte del governo italiano verte sulle due misure apertamente proclamatesi populiste di Salvini e Di Maio. Se i riflettori sono puntati sulle consultazioni e sulle continue dichiarazioni della classe politica, noi abbiamo scelto di raccontarvi una storia, diversa, nuova e straordinariamente unica. Che fine fanno i sogni dell’elettorato che ha ciecamente creduto in tutti quei partiti che non hanno raggiunto la soglia di sbarramento? Quale futuro politico può accontentare coloro che hanno scelto di donare il proprio voto, e quindi il proprio diritto, a uno schieramento che ha fallito? Il 4 marzo è stato il crocevia di una nuova politica, ha segnato la nuova classe governativa, ha cambiato la percezione degli elettori e ha dato vita a quella che il leader dei pentastellati sottolinea come la Terza Repubblica, una nuova era in cui una parte dei cittadini italiani non si identificherà mai. Il punto interrogativo scivola allo stesso modo nella psicosi di chi alla guida di questi nuovi schieramenti si chiede perché ha fallito. La nostra redazione ha deciso di pubblicare la lettera ricevuta da uno di questi elettori delusi, il messaggio è diretto a 10 Volte Meglio e al loro leader Andrea Dusi.

andrea dusi

Lettera aperta a 10 Volte Meglio

L’oggetto della mail è emblematico “Ditemi che il mio voto è servito a qualcosa” poi continua con una spiegazione “Scrivo a voi di notizie.it, perchè la vostra intervista a 10 Volte Meglio mi aveva convinto. Oggi mi piacerebbe non averla mai vista” il resto del messaggio è un grido violento verso una politica nuova, e forse troppo piccola a cui affidare la propria fiducia:
Dopo il referendum non ho provato più fiducia per la vecchia classe politica. Ero alla ricerca di un nuovo ideale, di nuove garanzie: facce pulite che potessero risollevare il paese o almeno quella che era la mia idea di paese. Ho visto la vostra intervista, mi sono convinto.

Ho voluto riporre la mia fede in una nuova coalizione… ho pensato, cosa c’è di male? La vecchia classe politica ha mangiato sul nostro paese per anni, e la colpa me l’assumo anch’io da ex elettore di centrodestra prima e in seguito illuso dal giovane leader del PD. Ho pensato che non fosse tardi per cambiare idea e riporla in un nuovo partito. La verità è che mi piacerebbe non aver mai visto la vostra intervista, ma soprattutto mi sarebbe piaciuto ancora di più avere ragione.

L’essenza della politica, come la chiamano tutti, sta distruggendo il paese. Come possono parlare di lavoro dei politici di carriera, che non sanno nemmeno quali saranno le professioni del futuro?! Come possono parlare di sviluppo del turismo degli ignoranti che nulla sanno di digitalizzazione? Per risollevare il paese abbiamo bisogno di una classe politica sì onesta (e questo dovrebbe essere scontato), ma soprattutto preparata e competente…. anzi non basta, eccellente! Ben venga un movimento che mette al centro il merito e l’innovazione ho pensato.

Ho scelto di seguire 10 Volte meglio.

Quello a cui non avevo fatto caso era lo strapotere della vecchia classe politica e l’ingenuità di un nuovo leader che ha osato veramente troppo per queste politiche. Ho firmato anch’io ai banchetti, ma la delusione più grande è stata sapere che a votarlo sono stati giusto quei trentamila che hanno firmato… hanno fallito, e ci hanno rovinato un sogno. Ho creduto a Dusi e alle sue promesse, ma lui ha decisamente creduto troppo (solo) in se stesso.

Non mi fraintendete, la corsa elettorale di 10x è stata bellissima ed entusiasmante. Ma, c’è un grande ma. L’Italia non è fatta solo da noi attivisti.

10 Volte Meglio ha fatto l’errore di pensare che la politica fosse un gioco elitario, per pochi. Che parlare ai migliori volesse dire anche vincere le elezioni. E invece non è così, ce la siamo raccontata tra di noi. Sono dentro i gruppi 10x e ci incensiamo a vicenda senza essere in grado di parlare con l’esterno. Abbiamo preso lo 0,1% dei voti perchè? Perchè la vita reale non è Facebook, non serve essere i più forti sui social se non siamo nelle piazze. Sarebbe meravilgioso bastasse parlare all’elite del paese per poter vincere delle elezioni. E invece chi vince in Itala? Lega e Movimento 5 Stelle che dell’ elitario sono esattamente il contrario. Sono solo pancia.

Non ho la soluzione, no non ce l’ho. Ma così non si va da nessuna parte e questo meravigliosa esperienza rischia di morire. Perchè non siamo diventati l’angolo di valore, la punta di diamante, di uno schiramento nazionaale? Con le alleanze ora forse saremmo in parlamento. La punta di diamante del PD, o la punta di diamante di Forza Italia, ad esempio.

Spero che questo laboratorio di politica di eccellenza non si fermi, ma servono basi differenti e uno forte autocritica. So che no è propria della politica, che gli spindoctors non consigliano l’autocritica, ma almeno in privato spero ci sia.

Credo ancora in voi, provate a stupirmi.“.

Il gruppo politico di Dusi non ha pensato alla “pancia” degli italiani e della conseguente tendenza al voto di protesta contro la vecchia politica, metodo preferito rispetto alla pratica che svolge chi lega il proprio voto a un nuovo partito (in questo caso troppo élitario). In molti ora parlano di un presagio a cui nessuno ha pensato: l’ombra della Le Pen e della pesante vittoria di Trump negli Usa erano l’indicatore principale per comprendere la fame politica della popolazione mondiale, una comunità stanca, sovraccaricata dalla psicosi e bramosa di un nuova connotazione: la deriva populista.
10 volte meglio gruppo

La nuova politica

Le scuse dovrebbero essere a zero, ma c’è chi ancora inneggia nella disparità della par condicio, non nello spazio ma nella durata. Colpisce la simpatica diatriba di Enrico Mentana con il leader di CasaPound (durante la maratona elettorale) riguardo al minutaggio concesso ai piccoli schieramenti in trasmissione. La politica si fa nelle piazze vere e non digitali, qualche minuto in più in diretta per spiegare il proprio programma non fa molta differenza: certamente il ruolo affidato alle televisioni è mediaticamente complesso e arduo, ma non deve essere inteso come mezzo per fare politica. Lo dimostra l’assidua presenza televisiva di Berlusconi, che al termine della propaganda elettorale e a pochi giorni dal voto fa emergere la discrepanza che esiste tra il minutaggio mediatico concesso e il non direttamente proporzionale conteggio delle preferenze. La considerazione ricade obbligatoriamente sui consensi. Non si può pensare di raggiungere 3 milioni di voti se non si tiene in considerazione il profilo antropologico (di questo momento storico) dell’elettorato: la strategia di raccolta voti vincente è stata quella populista. Hanno vinto gli italiani stanchi della vecchia politica, stufi degli schieramenti partitici classici ma entusiasta verso il cambiamento che può portare la deriva demagogica, una posizione chiara e familiare, diversa dalla voglia d’innovazione in pieno stile Silicon Valley.

Le strategie elettorali

Cosa ha provocato la sconfitta di molti nuovi partiti e dei neonati leader? Qual è il meccanismo che non è stato sfruttato dalle nuove coalizioni, ma soprattutto possiamo sostenere che la debacle di alcuni gruppi politici possa risiedere nelle poche capacità di gestione dello strumento elettorale? Facciamo chiarezza: cosa prevedeva esattamente il Rosatellum (la legge elettorale) per soglie di sbarramento per le elezioni del 4 marzo? Premettiamo che il nostro è un sistema elettorale misto, in parte maggioritario e in parte proporzionale: secondo il primo metodo si è divisa l’Italia in collegi (231 alla Camera e 116 al Senato) e in ognuno di questi è stato decretato vincitore il candidato che ha preso più voti; per il secondo metodo si considerano i restanti 399 deputati e i 199 senatori che vengono eletti in collegi plurinominali (63 per la Camera e 34 per il Senato) dove ogni partito ha presentato un listino bloccato che va dai 2 ai 4 candidati. I seggi sono stati assegnati ai partiti che hanno superato il 3% dei voti in proporzione ai consensi ricevuti, e in queste elezioni è stato assente il voto di preferenza, salvo per gli elettori all’estero. Il primo limite di sbarramento prende in oggetto tutte le liste singole che si sono presentate nel proporzionale: ogni lista deve superare il3% a livello nazionale per ottenere l’assegnazione dei seggi. il secondo limite invece riguarda strettamente le coalizioni: ognuna di queste, composta da diverse liste, ha il vincolo di superare il 10% e, all’interno deve avere almeno una lista che superi la soglia del 3%. Tutti gli elettori dei partiti che non sono riusciti a superare queste soglie non hanno una rappresentanza de facto al governo, neanche all’opposizione. Nel caso specifico di 10 Volte Meglio, col senno di poi possiamo dire che questo strumento elettorale non è stato interpretato al meglio: circa 39mila voti disattendono la grande promessa fatta ai nostri microfoni dal leader veronese, la stessa promessa che ha illuso gli elettori andando a creare oggi la comunità dei non rappresentati, un collettivo di poco superiore agli abitanti di Aosta. Esistono, e vivono tra noi. Se tutti ormai sono a conoscenza che il 27% degli italiani ha preferito non votare, è bene che si sappia che l’Italia è fatta da un’altra minoranza: quella popolata da coloro che hanno visto il proprio sogno politico sgretolarsi tra le mani di leader sotto la soglia di sbarramento.10 volte meglio, Andrea Dusi: ‘M5s? Noi siamo competenti’

La risposta del candidato di 10 Volte Meglio non si è fatta aspettare. Andrea Dusi risponde al suo elettore scendendo in campo in prima persona: una linea diretta tra politica ed elettorato da non perdere.