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Lettera casa famiglia al neonato ustionato a Portici: "Perdonaci"

Neonato

Don Antonio Terraciano, responsabile della casa famiglia Padre Pio di Reggio Calabria, ha scritto una lettera al piccolo Vincenzo.

Don Antonio Mazzone, responsabile della casa famiglia “Padre Pio” di Cirò Marina, a Reggio Calabria, ha scritto una lettera al bambino ustionato a Portici, che attualmente è ricoverato al Santobono di Napoli. I genitori sono stati arrestati con l’accusa di maltrattamenti.

Lettera della casa famiglia

La casa famiglia ospita gli altri due figli della coppia, che sono stati collocati lì un anno fa, quando ai genitori è stata sospesa la potestà genitoriale. L’ipotesi è che il piccolo sia stato lavato con prodotti non adatti, come la candeggina, o con acqua bollente. “Caro Vincenzino non hai nemmeno visto la luce del sole e ti sei trovato catapultato al centro di una tragedia nella tragedia in pasto, insieme ad Alessandra e Concetto, tuoi genitori, ad un giallo mediatico che ai tuoi ha tolto ogni dignità; perché i tuoi genitori sono stati denudati come Cristo sulla croce. Ti scrivo perché in parte ti appartengo e mi appartieni: sono l’affidatario, insieme ad un team di professionisti, dei tuoi due fratellini più grandi che tu non conosci e che forse non conoscerai mai. Sono due fratellini bellissimi, tua madre mi diceva, con una punta di orgoglio, che somigliavano a lei. Penso che anche tu sia bellissimo. I tuoi genitori ti hanno dato un nome e per me resta quello, perché sono convinto che nella vita potrai pure non invocare un santo ma certamente invocherai tua madre. La mamma non può essere sostituita!” ha scritto il parroco. Il Don ha scritto che per un anno ha avuto la possibilità di confrontarsi con i genitori del piccolo e ha capito che non lo avrebbero mai eliminato.

L’attenzione che richiedevano a noi, ed a me in modo particolare, per i due fratellini era di genitori innamorati e premurosi. Tua madre chiedeva sempre della salute, dei pasti, i farmaci necessari da usare in eventuali raffreddori” ha spiegato il prete. “Il fratellino più piccolo è alquanto robusto e tuo padre lo chiamava scherzosamente ‘chiattone’, e tua madre mi raccomandava di non dare molta pasta e molta carne ed io di rimando la tranquillizzavo assicurandola che tutto si faceva dietro indicazione del pediatra. Vincenzino, gioia del nonno, così mi chiamano i tuoi fratellini, i tuoi genitori avevano un desiderio grande, poter riavere i figli perché, diceva tua madre, ‘i figli sono delle mamme’. Hanno espresso il desiderio di venire qualche giorno da me a stare insieme con i figli. In una telefonata tua madre mi ha detto: ‘Don Antonio, quando mi daranno i miei bambini me li dovete portare voi a casa e dobbiamo fare una bella festa’” ha scritto il parroco, spiegando che per riaverli avrebbero dovuto percorrere strade diverse. “Non abbiamo saputo cogliere i segnali di aiuto che i tuoi genitori, attraverso il loro peregrinare lanciavano verso di noi spettatori distratti ed egoisti chiusi nei nostri affanni e nelle nostre pene. Perdonaci Vincenzino e ti auguro che la brutta storia abbia un lieto fine; penso che non avremmo modo di vederci, ma ti vedrò riflesso negli occhi azzurri del fratellino più grande e pregherò per tutti voi perché il ‘sogno’ si avveri. Dio non abbandona nessuno. Bacini, gioia” ha aggiunto il Don.