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Ex monastero di Scardavilla: un patrimonio da custodire

monastero scardavilla

L'ex monastero di Scardavilla situato in un'area ecologica di quasi trenta ettari tra Forlì e Meldola in Emilia-Romagna è stato abbandonato.

L’ex monastero di Scardavilla è situato in un’area ecologica di quasi trenta ettari tra Forlì e Meldola in Emilia-Romagna.

Storia dell’ex monastero di Scardavilla

Il bosco di Scardavilla nel quale è stato costruito l’antico edificio si è mantenuto per secoli grazie all’osservanza per secoli di antiche consuetudini rese obbligatorie per molti monasteri dipendenti. Le prime tracce del monastero risalgono ad alcuni documenti scritti intorno al 1200. Inizialmente il monastero apparteneva al convento di S. Maria di Vincareto nei pressi di Bertinoro. All’interno i monaci si dedicavano alla preghiera e contemplazione, ma anche alla coltivazione dei campi e all’allevamento del bestiame. All’inizio del XVI secolo il monastero passa alle dipendenze dei monaci camaldolesi che costruirono un eremo sul monte Lipone. Si tratta di nuovo complesso formato da una chiesa in stile barocco e da un imponente palazzo circondato da un querceto secolare e un grande viale.
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Rovine e distruzioni

Dopo varie richieste il priore di Camaldoli conferma l’inizio dei lavori nel 1684 che avrebbero portato alla costruzione di una chiesa barocca circondata da dodici celle per gli eremiti circondata da una cappelletta e un orticello chiuso. Nel 1797, con l’arrivo di Napoleone, gli eremiti abbandonano Scardavilla e i due complessi religiosi ceduti a privati vanno in rovina. Nonostante il Comune di Forlì abbia preso provvedimenti nel corso degli anni, non è riuscito ad evitare i tagli abusivi di alberi secolari e i danni alle architetture. Poi il terribile terremoto del 1870 ha distrutto quasi completamente il convento e la chiesa di Scardavilla. Intorno al 1940 i Missionari della Consolata di Torino restaurano la chiesa e il palazzo di Scardavilla di sopra, ma la situazione peggiora ancora con lo scoppio della seconda guerra mondiale. In seguito anche gli ultimi resti delle mura e ampie porzioni di bosco sono state distrutte per lasciare spazi ai terreni da coltivare.

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Nuovi progetti in arrivo

Nel 1991 Scardavilla è diventata una riserva regionale gestita dal museo di Meldola. È stato anche lanciato un ambizioso progetto per restaurare il chiostro e custodire quel poco che è rimasto dell’antico bosco. Il botanico Pietro Zangheri ha analizzato l’evoluzione del paesaggio naturale classificando le varie specie della flora e fauna presenti. L’analisi e l’approfondimento del complesso territorio ha permesso di scoprire una flora molto varia e diversificata, in particolare la presenza del cervo volante, il coleottero più grande d’Europa. Intanto in collaborazione con le scuole del territorio sono stati realizzati laboratori di sperimentazione ed esplorazioni guidate. L’atmosfera suggestiva e la tranquillità del luogo immerso nella natura rappresentano alcuni dei tanti vantaggi che spingono molte persone a celebrare qui matrimoni e altri importanti eventi.