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Edoardo Raspelli: "A 14 anni fui violentato da sei coetanei"

Edoardo Raspelli

Il volto del giornalismo enogastronomico, Edoardo Raspelli, ha raccontato della violenza subita da adolescente. A 14 anni sei ragazzi lo violentarono

Leva 1949, Edoardo Raspelli muove i suoi primi passi nel mondo giornalistico tra le fila del Corriere della Sera. Si occupa prevalentemente di cronaca, seguendo gli avvenimenti più importanti degli Anni di Piombo di Milano. Si specializza poi in gastronomia e difesa del consumatore. Con lui in Italia nasce la critica gastronomica. Tuttavia, Raspelli più che “critico gastronomico” si sente “cronista di gastronomia”. E’ lui il volto di “Melaverde”. E’ stato definito “il critico gastronomico più severo d’ Italia”. Per le sue stroncature è stato querelato più volte da proprietari di ristoranti, albergatori e produttori di vino ma è sempre stato assolto dai tribunali italiani “per aver svolto correttamente il diritto e dovere di cronaca e di critica”.

Dopo anni di successo sulla carta stampata e in televisione, Raspelli rivela: “A 14 anni fui violentato da sei coetanei”.

Edoardo Raspelli violentato a 14 anni

“Adesso che sto affrontando la vecchiaia, è arrivato il momento di tracciare il bilancio della vita”, ha spiegato in una recente intervista in cui riaffiorano i tragici ricordi della sua prima adolescenza. “Era estate, vacanze in un collegio con altri ragazzi a Chiavari. Quasi un castello in cui ogni studente aveva una stanza tutta per sé. Io ero nella mia. Un pomeriggio mi assalirono in sei mentre io stavo riposando sul letto nella mia camera. In quattro mi bloccarono, gli altri mi tirarono giù i pantaloni. Mi violentarono“, è la sua rivelazione shock.

Edoardo Raspelli

È un episodio sconcertante, un profondo trauma che Raspelli decise di nascondere e non raccontare a nessuno per molto tempo. Né al padre, “fascista convinto”, né alla madre, donna moderna e sportiva. Poi l’ennesimo sconforto. Due anni più tardi, nel 1996, andò al cinema con la madre a vedere “Le amicizie particolari”, storia di due maschi adolescenti prima amici, poi uniti da un amore tanto puro quanto scabroso per il collegio gesuita nel quale vivevano. Sulle poltroncine della sala, il 16enne scoppia a piangere. La madre fraintende e prima di ogni possibile chiarimento scandisce: “Piuttosto che tu fossi come loro, preferirei che fossi morto”.

“Io non ero come loro, ma quelle parole le trovai ugualmente terribili. E forse per questo preferii dimenticare tutto“, ha confidato. Oggi però è molto più maturo. Così il volto dell’enogastronomia italiana ha raccontato la sua storia: “Sento il peso della vita che corre: muore gente che conosci, un bimbo a cui facevi da padrino, un amico caro. E il file, chissà perché, torna leggibile”.