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Vanni De Luca, illusionista e "ginnasta della mente"

Vanni De Luca

Voleva diventare atleta di judo, poi la nascita di una passione che è diventata un mestiere di vita. Vanni De Luca si racconta ai nostri microfoni

E’ un artista formidabile e dalle doti fuori dal comune, non ama definirsi mentalista, preferisce “Ginnasta della mente”. Vanni De Luca sa individuare il giorno corrispondente a qualsiasi date gli chiediate, recita a memoria la Divina Commedia e contemporaneamente esegue il cubo di Rubik. Si cimenta in una partita a scacchi bendato ed è in grado di imparare a memoria pagine su pagine in un lasso di tempo particolarmente breve. Tecnica, metodo e tanto allenamento sono gli ingredienti chiave del suo talento. Gli studiosi hanno individuato un’iperattività generale dei suoi neuroni.

Dai sogni di un ragazzo a una professione che è diventata parte integrante della sua vita, Vanni ama stupire e con i suoi spettacoli incanta platee di spettatori.

Vanni De Luca, il suo mestiere di vita

“Il punto di forza è stato andare avanti nonostante le difficoltà incontrate nel tempo”. Così Vanni De Luca ha svelato il segreto del suo successo. E ancora: “A 18 anni avevo in testa l’idea di diventare un atleta professionista di judo. Così non è stato perché mi sono gravemente infortunato alla spalla sinistra”. Poi la svolta e la nascita di una passione che nel tempo è tramuta in talento e mestiere di vita. “Ho visto una puntata dei Guinness dei primati dove era presente Dominic O’Brien, otto volte campione del mondo di memoria. Era riuscito a memorizzare in pochissimi secondi 50 oggetti. E quando il conduttore gli ha chiesto come avesse fatto, lui ha risposto semplicemente ‘Tecnica, metodo, disciplina, applicazione monastica’. Si tratta delle stesse cose che facevo nel judo. Così le ho portate in un altro settore, quello della memoria. Mi sono divertito tantissimo e da lì sono nate una serie di altre meravigliose situazioni. Per esempio, andare in strada a declamare la Divina Commedia, avvicinandomi alle persone”.

Ma nel percorso di Vanni non mancano le opportunità: due quinti del gruppo teatrale “Oblivion”, che lui definisce “due meravigliosi pigmalioni”, hanno notato il suo talento così sensazionale, producendo il suo spettacolo teatrale, “Prodigi”.

Vanni De Luca

Il metodo insegnato dagli antichi

A scuola, ha dichiarato Vanni, “andavo discretamente male”. Ora, al contrario, è specializzato in una branca laterale dell’illusionismo. Ma ha precisato: “Oggi il mentalismo è visto come una branca laterale dell’illusionismo. Ma è nato sui palcoscenici del primo Novecento, nel vaudeville americano e nei varietà londinesi, dove c’erano super calcolatori umani e mnemonisti, che andavano in scena e si facevano mettere alla prova dal pubblico”. Quindi ha spiegato che quella di poter imparare è una “competenza trasversale”. “Non serve una scolarizzazione, infatti non viene insegnata a scuola, dove vengono insegnate le materie ma non la capacità di apprendere in maniera rapida e di tenere le informazioni studiate per un arco di tempo più lungo”, così ha giustamente sottolineato l’assenza di un metodo di studio che dovrebbe essere introiettato negli studenti sin da piccoli.

Poi il riferimento alla filosofia classica e moderna, a pensatori e intellettuali che hanno fatto la storia della filosofia, da Cicerone al XVIII secolo. “Il metodo lo insegnavano gli antichi. Cicerone, Pico della Mirandola, Giordano Bruno, Goffredo Leibniz: i pensatori del passato sono tantissimi, ma oggi queste informazioni non ci arrivano”. Quindi ha raccontato la sua personalissima esperienza: da non essere uno studente eccellente a specializzarsi in questa incredibile e talentuosa forma d’arte. “Andavo male a scuola, ma poi ho imparato questo metodo e l’ho fatto mio per rendere bello e facile da imparare tutto ciò che mi interessava, dalle mie passioni agli hobby”.

Un consiglio per gli studenti

Vanni De Luca non manca di suggerire qualche trucchetto agli studenti, affinché possano facilitare e potenziare la propria memoria. “Noi abbiamo un’ottima memoria spaziale. Oggi ce lo dicono le neuroscienze, ma lo diceva già Cicerone duemila anni fa. Il segreto per qualsiasi discorso pubblico che dobbiamo esporre (da un’interrogazione a un esame) ce lo suggerisce Cicerone, che era un grande oratore, capace di inanellare una serie di discorsi senza perdere il filo”.

Quindi ha spiegato: “E’ molto semplice: in primis bisogna studiare bene gli argomenti e per non perdere il filo del discorso lui immaginava il percorso che faceva da casa sua al Senato. Lungo il percorso trovava alcune tappe, come pozzi e alberi. Poi immaginava situazioni paradossali o immagini banali che gli ricordassero l’argomento di cui doveva parlare”. Sfruttare un simile consiglio potrà giovare agli studenti più e meno giovani.

Fachirismo e telepatia

“Per il fachirismo basta superare la paura, un po’ come quando ci si lancia con il paracadute o si fa bungee jumping: dopo aver affrontato l’esperienza per la prima volta hai abbattuto un muro e vorresti persino replicarla”. Così Vanni ci ha raccontato il suo talento. Nel suo spettacolo, “Prodigi”, realizza una sorta di “serenata sofferta”, come gli piace definirla. Cammina sui vetri mentre suona la chitarra per una donna che sta dall’altra parte del palcoscenico.

Ha detto di non possedere capacità telepatiche. Tuttavia, “come un attore che recita Shakespeare, do quella sensazione di incredulità che fa credere che quella situazione stia accadendo davvero”.

Il fascino della magia nel XXI secolo

A differenza dello scenario a cui si assisteva un decennio addietro, oggi la magia fa sempre più breccia nell’animo e nell’interesse del grande pubblico. Talent, show teatrali e non solo: la magia in tutte le sue forme trova un ampio terreno di confronto e apprezzamento. Abbiamo quindi chiesto a Vanni se tale mutamento abbia semplificato la scalata al successo per chi oggi vuole cimentarsi in questo mondo.

“La capacità di stupire gli altri credo sia direttamente proporzionale alla voglia di stupirsi in platea. Un’idea quest’ultima che, esattamente come la magia, è sempre mutata nel corso del tempo. Oggi ci sono ragazzi giovanissimi che al palcoscenico teatrale preferisco quello virtuale (per esempio YouTube) e lì trovano la loro fetta di spettatori. Vi sono però altri spettatori che hanno voglia di farsi stupire attraverso un tradizionale palcoscenico: credo che la magia sia uno stato mentale”.

Ma ha tenuto a puntualizzare che in ciò in cui lui si cimenta non c’è niente di magico, “non c’è un trucco, faccio tutto alla luce del sole”. Tuttavia, “Si ha la percezione che ci sia una differenza tra me che sono sul palcoscenico e chi siede tra il pubblico. Io invece alla fine di ogni mio spettacolo spiego come funziona la testa in modo che la gente possa stupirsi di sé, scoprire che noi abbiamo un pianoforte mentale: basta preparare una scaletta e cimentarsi giorno per giorno”.