> > Marco Giallini: "Mio fratello ha 49 anni, ma è come un bambino di 10"

Marco Giallini: "Mio fratello ha 49 anni, ma è come un bambino di 10"

Marco Giallini

L'attore critica il fratello, che "è un bimbo di 10 anni, ma ne ha 49". Sulla madre ha rivelato: "L'Alzheimer la rese perduta, mi spaventava"

L’interprete romano, Marco Giallini, capace di ammaliare il grande pubblico in un connubio di fascino e talento, ha rivelato qualcosa in più su di sé e la sua famiglia. In occasione della sua ultima fatica cinematografica (“Domani è un altro giorno”), si confessa sulle pagine di Vanity Fair.

Le rivelazioni di Marco Giallini

“A terra, sull’asfalto di via Nomentana mi apparve prima Sabrina Ferilli. Le sussurravo: “E adesso? Come facciamo a recitare insieme tra pochi giorni?”. E poi la testa pelata di un infermiere che mi ripeteva: “Ma tu non sei l’attore? Mi raccomando, non addormentarti”. Quello che mi è successo in fondo mi riporta alla mia natura: stare sempre all’erta. Se ti distrai, è finita”. Comincia così la lunga intervista dell’attore, riportando alla memoria i momenti più difficili della sua vita.

Come ricorda Huffington Post, sulla sua gioventù rivela: “Da ragazzo mi buttavo nelle cose con l’attitudine dell’esploratore, mi lanciavo in avanscoperta in mondi che non erano i miei”. Sulle sue uscite e sulle prima ragazze che gli giravano intorno ha commentato: “Ginevra, Priscilla, Matilde. Le ragazze che incontravo alle feste avevano tutte nomi alteri e mi osservavano come gli inglesi scrutavano gli indiani a fine Ottocento”.

Sul suo carattere e la personalità ha dichiarato con molta onestà intellettuale: “Sono stato sempre un impulsivo, ma non sono stato mai un figlio di t***a “, ha detto senza troppi giri di parola. In merito ai suoi sogni nel cassetto, invee, ha rivelato: “Volevo diventare un pilota, correre con la motocicletta e conoscere la gente senza dover ricominciare ogni volta da zero: “Ciao, sono Marco, mi piacciono i Clash, Jane Birkin, i noir francesi e i campi di calcio in pozzolana di Tor Marancia”. Alla lunga, du’ palle”, concludendo con ironia.

“Il dolore mi ha cambiato”

Ho attraversato il dolore e il dolore mi ha cambiato. Ero più riservato, ma adesso che gli anni passano e la corda brucia da entrambi i lati è come se sentissi un’urgenza e avvertissi la fretta di non perdere tempo e di sbrigarmi”, ha confidato. E ancora: “Mi capita e mi è capitato, di piangere ma non me ne sono mai vergognato. Neanche davanti ai miei figli. Farsi consolare forse è sbagliato, ma mostrare le proprie debolezze e gli occhi umidi non lo è mai. Mio padre, era fondamentalmente un duro, ma non si vergognava di farsi vedere in lacrime”, ha rivelato.

È proprio la figura paterna ad emergere nel racconto fatto a Vanity Fair, quando l’attore fa riferimento alla sua infanzia, trascorsa in maniera serena nella periferia romana. E ancora, sulla sua terra natia: “Una comunità in cui possono ripararti lo specchietto di una macchina nottetempo anche se non ti vedono da cinque anni, perché magari te la sei vista brutta insieme da ragazzini e ti ricordi bene che a quell’epoca dividevi tutto”.

Le parole sul padre

“Mio padre aveva la terza elementare e amava il cinema. Poteva fermare la macchina solo per salutare Amedeo Nazzari in mezzo alla strada rischiando di farsi investire”.

Quindi lo ha ricordato dolcemente e con ammirazione: “Si trattava di un uomo che sapeva fare mille lavori, si sbatteva come un mulo e non si lamentava mai“. Poi non perde la sua vena ironica e simpatica: “Dei suoi talenti, non ne ho ereditato mezzo. A parte il carattere. Sono come lui, un uomo incapace di qualunque retorica. Bisognava fare. E lui faceva” ha dichiarato.

La famiglia di Marco Giallini

Quando Giallini parla della sua famiglia, il ricordo cade sull’infanzia, ma anche sui tre fratelli e sulla madre.

“A fine anni Sessanta si viveva senza farsi troppe domande e senza parlare troppo. C’era una normalità meno nevrotica. Ci sembrava tutto bello“, ha dichiarato con tono quasi nostalgico, in un atto interiore e retrospettivo. Sulla famiglia ha detto “Avevo tre fratelli e ne sono rimasti due. Uno aveva 15 anni in più di me, faceva il tipografo alla Zecca dello Stato e non c’è più. L’altro, Ezio, fa lo spedizioniere controllando pacchi e smistandoli. Poi c’è Giuseppe. È come un ragazzino di dieci anni, ma ne ha quarantanove.

“Purtroppo mamma non c’è più. Aveva l’Alzheimer. All’inizio dimenticava le cose, poi iniziò a non riconoscere i miei figli. Mi metteva paura, si perdeva in un attimo, chiedeva: “Come sta la bambina?”. E parlava di mio figlio Diego, di 17 anni”.

A proposito di figli, quando gli viene chiesto di descriversi nelle sue quotidiane vesti di padre, Marco Giallini ha risposto senza peli sulla lingua: “Uno che fino a pochi anni fa ha lavato il culo ai figli ed è stato contento di farlo”.

La carriera dell’attore

L’attore ha fatto anche riferimento alla sua lunga gavetta, in cui però afferma di non aver mai chiesto nulla a nessuno.

Giallini ha spiegato: “Erano anni in cui misuravo la mia popolarità con gli spettatori che non mi dicevano: “Bravo”, ma chiedevano: “T’ho già visto da quarche parte, per caso abiti nel quartiere mio?”. Ma a me la porta in faccia non l’ha mai chiusa nessuno, semplicemente perché io non ho mai chiesto niente a nessuno”. Ancora una volta, Giallini non ha accantonato la sua vena ironica e così ha dichiarato:”Ci vuole un certo talento anche per chiedere l’elemosina. Non è mai stato il mio”. Infatti, ha dichiarato con il suo tono sempre ironico: “Quando per un ruolo sceglievano un altro, io scaricavo le bibite, imbiancavo i muri, facevo cento lavori e non provavo mai rancore.

Quando gli viene chiesto cosa sia per lui la felicità, Giallini dice: “Una parola da mettere prima o dopo perché avvertirla quando la vivi è difficile. Se sei felice sempre però, secondo me è un problema”.