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Antonello Venditti: "Salvini parla il linguaggio del nostro tempo"

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E sul caso Diciotti il cantautore romano dice: "Salvini ha agito in nome di un superiore interesse nazionale, l'hanno capito tutti".

Antonello Venditti sta con Matteo Salvini. Da qualche ora rimbalza sul web, lanciata dal portale di Libero Quotidiano, la notizia dell’appoggio del cantautore romano alle politiche sovraniste dell’attuale ministro degli Interni. Nel corso di una sorprendente intervista a Vanity Fair, il celebre cantautore romano avrebbe infatti tessuto le lodi di Matteo Salvini e, in particolare, delle sue incredibili capacità di adattamento. Le sue dichiarazioni, a detta del quotidiano di Vittorio Feltri, testimonierebbero l’inequivocabile elogio ad un “uomo del nostro tempo”, l’unico in grado di “entrare in sintonia con gli italiani e operare interventi efficaci”. Il pensiero politico di Venditti, distintosi in passato per alcuni attacchi alla politica leghista, avrebbe subito una netta virata a destra. Eppure alla luce delle dichiarazioni riportate dal periodico resta il dubbio che possa trattarsi dell’ennesimo fraintendimento.

Venditti per Salvini

Lunga la lista delle contestazioni giunte all’indirizzo del leader leghista dal mondo della musica italiana. Da Emma Marrone a Fiorella Mannoia fino al defunto Pino Daniele (che il suo dissenso lo cantò persino in un brano), moltissimi sono gli artisti schieratisi negli anni contro il partito che ora è alla guida del paese insieme ai Cinque Stelle. Una folta schiera in cui non rientrerebbe (non più) Antonello Venditti: “Parla il linguaggio dell’epoca in cui vive. Lui muta – avrebbe detto il cantautore riferito a Salvini-. Mette una felpa della Polizia e diventa poliziotto. Ha una capacità di immedesimazione fenomenale”. Poi, sul caso della nave Diciotti il cantante romano avrebbe continuato così: “Salvini ha agito in nome di un superiore interesse nazionale, l’hanno capito tutti. Tutta Europa. In Italia invece siamo alla Procura X che manda un avviso di garanzia e in questa confusione di linguaggio e di poteri, alla fine, le ragioni di chi grida allo scandalo sono deboli, perdenti, inutili. Vuoi smontare un governo per l’alzata di scudi di una Procura? Dove pensi di andare?”. E quindi elogio o monito all’opposizione?