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Predappio, officine Caproni: la fabbrica dimenticata

Predappio

Alle officine Caproni il tempo e la storia hanno fatto il loro corso. La vegetazione cresce rigogliosa e le bellezze della fabbrica sono dimenticate

E’ nota per essere la città natale di Mussolini. Ma nei suoi angoli, tra le vie della cittadina nel cuore dell’Emilia Romagna, ci sono bellezze e segreti da riscoprire. Predappio, situato in terra romagnola, rientra nei confini della provincia di Forlì-Cesena. La zona gode di varietà ed eterogeneità paesaggistica e territoriale, prevalentemente ricoperta di boschi, pineti, castagneti e rovereti. Habitat perfetto per una fauna costituita da diversi esemplari di volpi, cinghiali e caprioli. Le grotte e Predappio Alta (l’insediamento più antico) rendono ancor più suggestivo l’intero borgo. Oltre all’Ex Casa del Fascio, il paese offre bellissime visite tra le sue vie.

Tra i luoghi abbandonati e da riscoprire, c’è la fabbrica “Aeronautica Predappio”, costruita sugli esistenti edifici della Società Anonima Zolfi di Milano e ampliata sino a circa il 1941.

Predappio, la fabbrica abbandonata

Nella sua città natia Benito Mussolini volle realizzare una fabbrica aeronautica, un’eccellenza italiana diretta dal celebre ingegnere Gian Battista Caproni.

All’interno delle strutture lavoravano nel 1935 circa 200 operai. Furono loro a costruire le parti, fra gli altri, del bombardiere trimotore Savoia Marchetti S.M. 81 Pipistrello. La società riscosse crescite esponenziali e nell’arco di poco tempo i lavoratori divennero ben 3000/3500, oltre a centinaia di persone impiegate nell’assemblaggio degli aeromobili nel vicino aeroporto militare di Forlì.

In seguito all’armistizio di Cassibile del 1943 e all’indomani delle tragiche vicende belliche della Seconda Guerra mondiale, la fabbrica entrò in crisi, diminuendo progressivamente la produzione. Quindi, chiuse definitivamente i battenti nel lontano 1944. Oggi, delle scritte sulla facciata “Credere, obbedire, combattere” rimane ben poco. Ma la M svetta ancora al centro dello stabile e dei marmi bianchi di Carrara che ornavano le pareti non v’è più traccia. Andati persi anche i macchinari che venivano impiegati per la lavorazione di legno, tele e metalli che servivano per la costruzione degli aerei.

Cosa resta delle officine Caproni

Ora all’interno della fabbrica, incastonata fra le colline romagnole, regna un assordante silenzio, come se ancora i suoi operai stessero lavorando senza sosta. Cresce rigogliosa la vegetazione, che piano piano si sta riappropriando dei suoi spazi, avvolgendo tutto. Dai muri calano edere e radici, mentre alcune zone sono completamente buie perché invase dai rampicanti.

Il fulcro dell’edificio, nonché la sua parte centrale, esprime ancora la maestosità architettonica di un tempo, grazie all’immenso salone alto più di due piani, coperto da vetrate ormai ridotte in frantumi. Così ricorda VanillaMagazine.it. Spingendosi più in là all’interno dello stabile, si scopre una stanza singolare, unica, con i muri completamente ricoperti da piastrelle rosse. Compare in tutta la sua imponenza la scritta “Duce” color oro. L’appellativo viene ripetuto più volte sulle pareti, come a simboleggiare davanti a tutti i dipendenti l’autorità e la grandezza del regime mussoliniano.

Oggi la fabbrica “Aeronautica Predappio” è completamente abbandonata. L’erosione del tempo e della storia ha fatto il suo corso, ad eccezione di uno dei due tunnel che vennero costruiti per evitare il pericolo dei bombardamenti. All’interno di un condotto, infatti, ha trovato spazio un laboratorio della vicina Università di Bologna, che studia gli effetti dei flussi d’aria e della turbolenza negli aerei, un’eccellenza unica in Europa che prende il nome di progetto Ciclope (Centre for International Cooperation in Long Pipe Experiments).