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Killer Content, il giornalismo digitale tra opportunità e nuove sfide

Killer Content ospiti

L'esperienza e i consigli ai giovani aspiranti giornalisti degli ospiti del workshop all'Università IULM in occasione della Milano Digital Week 2019.

Una squadra giovane mossa da entusiasmo e da un desiderio: cambiare il mondo dell’informazione online. Questa la premessa che ha portato alla nascita di Killer Content, il workshop sul giornalismo digitale organizzato dal team di Notizie.it presso l’Università IULM in occasione della Milano Digital Week 2019.

Majorino: “Opportunità e insidie”

L’incontro è stato aperto da un intervento del rettore dell’Università IULM, Gianni Canova, che ha ricordato l’importanza per le aziende di saper coniugare la vocazione al lavoro con l’attenzione alla comunicazione e alla dimensione digitale, senza mai perdere d’occhio l’ambiente.

A questa prima introduzione ha fatto seguito un discorso di Pierfrancesco Majorino, assessore alle politiche sociali, salute e diritti della città di Milano. “La Digital Week è un’occasione di partecipazione e confronto. Siamo davanti a una rivoluzione e la giornata di oggi testimonia che le cose vanno molto veloci”, ha dichiarato l’assessore, citando il caso Greta Thunberg. “Ma ci sono anche molte insidie, prima fra tutte la banalizzazione dei concetti. Non basta raccogliere poche informazioni per raccontare come affrontare il tema dei vaccini o dell’immigrazione”. Majorino ha poi ricordato un recentissimo caso di fake news su un suo presunto “baffo bianco per la cocaina“.

Come si diventa giornalisti?

Come si diventa giornalisti nell’epoca del digitale? Quali sono i requisiti richiesti ai giovani e quali le maggiori sfide che i professionisti devono affrontare, destreggiandosi tra haters e fake news? Sono solo alcune delle domande poste da Francesco Leone, reporter di Notizie.it e moderatore della tavola rotonda, agli ospiti: l’opinionista e blogger Selvaggia Lucarelli, il cronista sportivo Franco Plantanida, il critico musicale Michele Monina e il giornalista radiofonico Giampiero Kesten.

Ciò che è emerso è che per avere successo occorre passione, dedizione e un piccolo aiuto del caso. “Il mio modo di fare giornalismo ha coinciso con la nascita dei blog“, ha raccontato Selvaggia Lucarelli. “Sono stati il primo mezzo che ha consentito a nomi più o meno noti, come il mio, di fare del giornalismo senza neppure saperlo. Io ho cominciato così, con i commenti ai programmi televisivi e con i racconti sulla mia vita. Prima di allora scrivevo spettacoli teatrali”. C’è poi chi, come Franco Plantanida, ha sempre voluto lavorare in una redazione, meglio se sportiva. “Scrivevo cronache delle partite anziché fare le versioni di latino. Ho sempre voluto raccontare lo sport e le emozioni che lo contraddistinguono. È stato un lungo percorso e sono arrivato a Mediaset in modo inaspettato. È difficile”, ha ammesso, “ci vuole tanta fortuna. Però mai smettere di crederci. Deve essere il tuo unico obiettivo se vuoi avere successo”.

A Radio Popolare Gianpiero Kesten è approdato tramite un percorso di studi proprio in IULM e un consiglio elargito da un professore che lo ha indirizzato verso un programma dedicato alle seconde generazioni. “Sono arrivato a Rtl 102.5 perché ne ho scritto a lungo”, ha raccontato, invece, Michele Monina. “Ho iniziato come critico musicale, non come giornalista, ma col tempo ho iniziato a occuparmi di tutto ciò che c’è dietro alla musica e alla discografia. Il mio approccio al mondo del giornalismo è stato casuale: il direttore di Tutto musica ha letto un mio racconto di narrativa sul milanese Il Tunnel, gli è piaciuto e mi ha contattato”.

Elogio della lentezza

“Oggi la velocità è il perno attorno a cui ruota il mondo dell’informazione”, spiega Selvaggia Lucarelli. In un’epoca in cui “tutti vogliono arrivare primi, il mio consiglio è lavorare con lentezza, per evitare di inciampare“. Tra gli inciampi a cui sempre più spesso si assiste si annoverano i commenti frettolosi a “sentenze di cui non sappiamo nulla, ma su cui ricamiamo facendo del populismo giudiziario facile. La velocità ti regala un titolo e qualche click, ma ti toglie credibilità. Siate, invece, minuziosi e attenti”.

“Oggi spesso manca la dedizione che spinge a verificare se una notizia è vera oppure no”, gli fa eco Kesten. “È un errore grossolano che ti fa perdere credibilità, poi è difficile riscattarsi”.

Haters e rischi del mestiere

Tra gli interrogativi che il giornalista di oggi si deve porre c’è che importanza dare ai commenti degli haters che ogni giorno diffondono fake news, insulti e diffamazioni nei confronti di personaggi più o meno noti. “L’hater non è una notizia”, è l’opinione di Selvaggia Lucarelli. “Posso pubblicare un suo commento sulla mia pagina Facebook, ma non posso scrivere solo di lui su un giornale. Altrimenti si diffonderebbe l’idea che sia ormai sdoganato l’insulto e il razzismo, che siamo in una bolla anestetizzante”.

Quanto è bello fare questo lavoro?”, è la domanda del moderatore Francesco Leone. “Dipende“, risponde l’opinionista. “A volte non lo è perché abbiamo grandi responsabilità verso la verità, ma anche verso noi stessi. I giornalisti sono la categoria di lavoratori più esposta a minacce e denunce, spesso intimidatorie. A prescindere dalla velocità del digitale, devi raccontare la verità. Bisogna avere una certa tempra per fare questo mestiere. Ma possiamo anche aiutare le persone, dare voce a chi non ne ha, e questo è bellissimo”.

“I tempi sono cambiati”

La tavola rotonda è stata seguita da un intervento di Nadia Toffa, la celebre inviata e presentatrice simbolo delle Iene. La giornalista ha esordito citando una canzone-poesia di Bob Dylan dal significativo titolo I tempi sono cambiati, con cui ha voluto esortare i giovani presenti al workshop ad abbracciare tale cambiamento e cogliere tutte le opportunità che i tempi nuovi offrono. Con l’energia e l’entusiasmo che la contraddistinguono, ha raccontato il suo percorso, avvenuto quasi per caso, dal teatro alla televisione, fino alle inchieste più scottanti.

Il caso Notizie.it

L’incontro si è concluso con un breve intervento di Mario Marzullo, Massimiliano Squillace e Gaetano Romeo, rispettivamente COO, Fouder e CEO e SEO Advisor di Entire Digital Publishing. “Bisogna cambiare il mondo dell’informazione digitale e differenziarlo da quello della carta stampata” ha esordito Marzullo. “In questo panorama c’è spazio anche per i giovani giornalisti, perché c’è sempre più richiesta di notizie e informazioni. L’importante è che per chi aspira a questo mestiere sia mosso dalla passione”.

L’amore per il mestiere è fondamentale, ha ribadito Massimiliano Squillace: “Faccio l’editore da vent’anni e quando lavoro mi diverto. Il nostro motto è: ‘Live. Create. Tell the story“.

Tra le nuove figure emerse con l’avvento della comunicazione digitale c’è anche quella del SEO Advisor, che coniuga le esigenze del giornalismo con quelle della ricerca online. “Google cambia perché siamo noi a cambiare“, ha spiegato Romeo. “Il pubblico del digitale è diverso da quello del cartaceo, ha diverse esigenze in fatto di tempistiche. Per questo cambia anche la scrittura, si rovescia la piramide delle 5W. Ogni articolo deve incuriosire e attirare il lettore in pochi secondi”.