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Gli Ex-Otago si raccontano: “Abbiamo un rapporto viscerale con Genova”

Ex-Otago

Dalla prima volta a Sanremo a “Corochinato”, il nuovo album. Dall’amore per Genova alla tragedia del ponte Morandi: gli Ex-Otago si raccontano

Gli Ex-Otago sono uno dei gruppi simbolo della scena indie italiana. Solo che dalla nicchia sono usciti fino ad arrivare sul palco del Festival di Sanremo. A circa due anni e mezzo di distanza da “Marassi”, quinta prova di studio degli Ex Otago, la band capitanata da Maurizio Carucci torna a farci respirare l’aria della sua Genova, “una gabbia da cui voler scappare il prima possibile ma anche una casa che come lei non c’è nessuno”, come la definisce il frontman della formazione ligure.

A Marassi, il quartiere di Genova dove sono nati e cresciuti come band, hanno la loro sale prove. In quella zona periferica del capoluogo ligure ammirano la loro città e il loro mare, ma anche quello stadio che si erge imperante. Lo speciale rapporto tra la band e Genova è raccontato anche in “EX-OTAGO – Siamo come Genova”, il docu-film presentato in anteprima il 2 febbraio al Seeyousound 2019 di Torino. Il docu-film, firmato da Paolo Santamaria, prodotto da Muse-X, Garrincha Dischi, INRI e distribuito da I Wonder Pictures racconta la band come mai prima d’ora, attraverso immagini live, retroscena e testimonianze di vita quotidiana, dal successo di “Marassi” alla creazione di “Corochinato”.

Maurizio Carucci alla voce, Francesco Bacci alla chitarra elettrica, Simone Bertuccini alla chitarra acustica, Olmo Martellacci alle tastiere e Rachid Bouchabla alla batteria ci hanno raccontato qualcosa sulla loro band, partendo da un anno cominciato alla grande, tra Sanremo, nuovo album e tour.

”Corochinato”, il nuovo album

E’ uscito l’8 febbraio per Garrincha Dischi ed Inri e distribuito in licenza da Polydor/Universal Music Italia. Il suo nome è “Corochinato”. “Corochinato non si riferisce solo a un aperitivo tipico genovese, ma anche e soprattutto alle persone comuni, semplici, come noi”.

Sull’album, i ragazzi degli Ex Otago hanno aggiunto: “L’obiettivo del disco è raccontare stralci e pensieri di vita quotidiana, parla del nostro fare musica semplice. E proprio come ogni città ha la propria Marassi, ogni città ha il proprio Corochinato. A livello di musiche e testi che lo compongono, “Corochinato” rappresenta tante cose: il filo conduttore è l’amore, in tutte le sue sfumature, ma c’è anche la voglia di raccontare tutto quello che accade nelle nostre vite, in modo semplice. Per le sonorità ci sono molto suoni che riprendono la musica degli anni Novanta”, ci spiegano.

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“Ogni canzone racconta e rappresenta un pezzo di noi. Però possiamo dirti che noi, sotto sotto, siamo degli eterni romantici e al momento la canzone alla quale siamo più legati è “Solo una canzone”, sia perché tutti noi stiamo vivendo una situazione sentimentale simile sia perché questo brano ci ha portato a vivere l’esperienza unica del Festival”, mi spiegano dopo aver domandato loro quale fosse la canzone dell’album che più hanno a cuore.

Il titolo

Il titolo deriva dall’omonimo aperitivo, oggi abbastanza raro, ma intramontabile per molti genovesi.

“È un vino aromatizzato che in antichità si faceva col bianco di Coronata, che è un quartiere di Genova dove c’erano dei vigneti, e la china, cioè varie spezie”, spiegano. Un titolo che racchiude in sé la loro originalità e il loro nuovo progetto

La prima volta a Sanremo

Poi ci raccontano la grande soddisfazione del Festival: “Sanremo per noi è stata una bellissima esperienza, oltre a essere una dimostrazione che dopo 15 anni di carriera abbiamo ancora qualcosa da dire”. Sulla classifica mi spiegano: “Abbiamo ricevuto da parte di tutti un sacco di affetto e il nostro 13esimo posto ce lo portiamo a casa con tanto orgoglio. Siamo andati a Sanremo con un’idea ben precisa, ovvero quella di focalizzarci su ciò che ci piace più fare e ci viene meglio: cantare. La competizione non ci è mai interessata”.

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Nessun aneddoto su Sanremo, solo tanto tanto divertimento: “Forse guardandoci indietro anche troppo! Per come abbiamo vissuto noi questa esperienza, in realtà ne siamo usciti comunque vincitori. Però se fossimo arrivati primi, probabilmente saremmo andati a bere fino all’alba nel locale più “brutto” di Sanremo, avremmo fatto una vera e propria Otagata!”.

Il tour

Prosegue “Cosa fai questa notte? Tour 2019”, in collaborazione con Magellano Concerti. La band è tornata sui palchi dei più importanti club e teatri d’Italia, partendo dal Teatro della Concordia di Torino, lo scorso 30 marzo. Il tour è arrivato anche a Firenze (Obihall, 31 marzo), Padova (Gran Teatro Geox, 4 aprile), Milano (Fabrique, 5 aprile), Senigallia (Mamamia, 6 aprile), Bologna (Estragon, 9 aprile), Roma (Atlantico, 10 aprile) e Bari (Demodè, 12 aprile).

Live che vanno oltre i soliti concerti, inserendosi in un filo conduttore che racconta una vera storia, di cui la notte è protagonista, ma lasciando a ciascuno la possibilità di creare la propria conclusione e magari anche l’inizio che calza meglio. Sono partiti sold out da Torino il 30 marzo. Stesso successo al Fabrique di Milan. Non possono mancare le hit più ballerine, tra le quali “Tutto bene” e “Cinghiali incazzati”, ma anche i successi più romantici e i brani del nuovissimo “Corochinato”, cantati e suonati per la prima volta dal vivo.

Con il live al Demodè di Bari si chiude la tournée degli Ex Otago. “Siamo molto emozionati! Abbiamo lavorato intensamente al fianco di Carlo Zoratti, un art director d’eccezione che ha collaborato con i più grandi (Jovanotti compreso), per creare uno show unico. L’idea di base dalla quale siamo partititi è stata quella di andare oltre al solito concerto, per far vivere allo spettatore una vera e propria esperienza, facendolo entrare a pieno nel nostro mondo. Il risultato ottenuto è stato oltre le aspettative. Dai nostri fan continuiamo a ricevere un sacco di complimenti ed è una bella soddisfazione”.

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L’amore per Genova

“Genova e la periferia influiscono moltissimo sul nostro modo di fare musica”, rivelano. E ancora: “Abbiamo un rapporto quasi viscerale con lei. Pensiamo che sia una città che ti lascia il segno nel bene e nel male e che ti porti sempre dietro ovunque tu vada. Per questo è molto presente nella nostra musica, ci viene naturale”.

Deviando momentaneamente dalla questione musica, ma non dall’amore per la terra natia, ho chiesto ai ragazzi degli Ex-Otago come hanno vissuto la tragedia del ponte Morandi e come credono stiano lavorando regione e stato per aiutare la città spezzata nel suo cuore durante la mattinata del 14 agosto. A questa domanda rispondono: “La tragedia del crollo del ponte Morandi ci ha provocato molto dolore e tristezza al momento. Però subito dopo è nato in noi e in tutti i genovesi una grande voglia di riscatto e di tornare più forti di prima”. Quindi ci spiegano: “Noi in primis ci siamo immediatamente messi al lavoro, facendo molte attività per aiutare e ricordare la nostra città. Dal concerto di novembre al RDS Stadium per aiutare gli sfollati, al cuore cucito su tutte le nostre giacche più quella di Jack Savoretti nella serata dei duetti a Sanremo, utilizzato in maniera simbolica per celebrare il primo giorno di demolizione del ponte”.

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Altri progetti

Non solo cantanti, ciascuno svolge anche un’altra attività. Il frontman è un contadino e produttore di vino, “Francesco fa il ricercatore universitario, Olmo fa l’architetto e Rachid ha un’etichetta discografica”. E commentano “Questo ci permette di raccontare delle vite “normali” con le nostre canzoni e ci piace molto”.

“Per un motivo o per l’altro non stiamo mai fermi”. Da qui l’idea di realizzare un docu-film “Ex-Otago – Siamo come Genova”. Ci raccontano il progetto: “L’idea è venuta al nostro amico e regista Paolo Santamaria, che ha iniziato a immortalare vicende ed episodi senza che ci fosse un progetto dietro. Alla fine del tour di “Marassi” siamo tornati a Marassi e siamo andati al carcere del quartiere per suonare per i detenuti. Volevamo immortalare quel momento pazzesco. Da lì in poi siamo stati seguiti dal regista, che ha messo in fila le cose che ci capitavano”.

Sul messaggio che vogliono trasmettere hanno commentato: “I documentari spesso parlano di grandi ascese o grandi nostalgie. Invece per noi è capitato in un periodo di transizione. Ma pensandoci è una nostra costante, siamo sempre in un periodo di transizione. E ci piaceva l’idea di raccontarci tra il periodo post successo Marassi e il make of del nuovo disco. In più grazie a questo bellissimo documentario i nostri fan e non hanno avuto modo di conoscerci ancora meglio. Il successo è stato tanto e ne siamo molto felici, a breve verrà trasmesso anche su Sky. Siamo molto emozionati e onorati”.

Sui loro fan hanno commentato: “Sono unici, un po’ come noi. Gli vogliamo tanto bene, sono parte della nostra grande famiglia”. E ancora: “Anche in alcuni momenti del live del “Cosa fai questa notte?”, andare in mezzo al pubblico a cantare per noi significa instaurare contatto diretto con i nostri fan: è la cosa più importante in assoluto”.