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La dominatrice Alisha Griffanti svela le richieste degli uomini

La dominatrice Alisha Griffanti

Etica, soldi e potere, ma niente carnalità. La più celebre dominatrice italiana svela: "Tra le mie pratiche preferite c'è il ballbusting".

Ci sono uomini che, alla figura tradizionale della donna angelica e sottomessa, preferiscono quella di una dominatrice che pretende e detta le regole, anche tra le lenzuola. È il caso dei clienti di Alisha Griffanti, che con orgoglio rivendica il proprio ruolo di Money Mistress, ai cui piedi si gettano sempre più Money Slaves. Una “dominazione finanziaria” o Findom, come viene chiamata in America: la donna appaga il desiderio sessuale dell’uomo pretendendo denaro. La più apprezzata dominatrice italiana, in un’intervista a Libero Quotidiano, ha svelato tutte le richieste che riceve dai suoi sottomessi.

Il racconto di Alisha

Alisha Griffanti ha fatto della dominazione una professione che non solo le consente di sopravvivere, ma anche di vivere più che dignitosamente. “Al momento ho cinque clienti che mi devolvono abbastanza soldi da consentirmi uno stile di vita sopra le righe”, ha raccontato. “Ho uno schiavo americano molto generoso, ma devo dire che neppure gli italiani sono di braccio corto. Una volta ho fatto un calcolo approssimativo dei quattrini che uno slave mi ha versato nel corso di interi mesi di dominazione: oltre 20mila euro. Ai guadagni messi assieme grazie agli schiavi aggiungo quelli che mi derivano dalla gestione di un canale YouTube che vanta oltre 160mila iscritti, attraverso cui vendo video fetish“.

Raramente, però, si arriva a un vero e proprio rapporto sessuale: “Non mi piace la carnalità, la pratico solo quando sono davvero coinvolta con un uomo. Ma pure in quel caso la vivo come un’elargizione che mi faccio violenza a concedere. Lo schiavo sta a debita distanza da me e l’unica cosa in grado di stabilire un contatto tra noi è il denaro”. Spesso non conosce neppure la fisionomia dei suoi clienti, “ad eccezione di quelli con i quali fisso appuntamenti di ‘Cash Point Meet‘, ossia incontri fugaci che avvengono in luoghi come bar, piazze o ristoranti, durante i quali si sta assieme il tempo necessario a riscuotere denaro. Funziona così: io telefono al servo e gli ordino: ‘A tale ora fatti trovare in tale posto coi soldi in bocca‘. Quella comunicazione, per lui, equivale a un terno al lotto, con la differenza che la somma della vincita la incasso io”.

La dominatrice

Il ballbusting

L’unica altra occasione in cui potrebbe incontrare i “vassalli” è in caso di una richiesta di ballbusting, ovvero “il calcio nelle palle. Adoro questa pratica perché, assieme ai lauti guadagni, mi garantisce anche la possibilità di sfogare una rabbia remota che nutro verso il genere maschile. Quando sferro le zampate immagino di percuotere i miei ex e picchio senza troppi riguardi. Anche se riducessi alla sterilità degli imbecilli come loro, salverei l’umanità dalla prosecuzione del gene dell’inettitudine. Mi piace ledere la virilità”.

Alisha Griffanti

Etica, soldi e potere

Nessuno scrupolo morale? “Non ho un’etica, pertanto non sento la necessità di interpellarla”, è la risposta di Alisha. “Il denaro è sempre stato la mia più grande aspettativa e ho trovato il modo di garantirmelo. Non c’è nulla che valga le mie finanze, a eccezione del mio gatto. Ho un motto: il gatto e la f**a a nessun prezzo“. Non appare intimorita neppure dallo scorrere del tempo: “La bellezza, nel mondo fetish, non è un valore assoluto, tant’ è che le MILF sembrano infiammare le fantasie degli uomini ancor più delle ragazzine. Mi consola pensare che la dominazione ad opera di una donna matura è ancor più remunerativa, poiché la padrona con esperienza infonde più autorità della mocciosa”.

Infine, un consiglio a tutte le donne: “Ricordate che la f**a è potere, ed il fatto che all’uomo piaccia così tanto la rende monetizzabile. Usarla per farci sesso è appannaggio comune, ma servirsene per manipolare è prerogativa di poche elette. Non datela, fatela solo annusare da lontano, perché il punto debole del maschio non è averla, bensì desiderarla”.