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Francesca Vecchioni: "Il mio coming out? Mio papà me l'ha estorto"

Francesca Vecchioni omosessuale

La figlia di Roberto Vecchioni racconta il suo coming out e la nascita delle gemelle: "In sala parto non volevano far entrare la mia compagna".

“A lungo ho lottato contro una sorta di coming out rovesciato. Non avevo tanta paura di dire di essere omosessuale quanto di essere figlia di Roberto Vecchioni“. Così Francesca Vecchioni, figlia 45enne del noto cantautore, si racconta durante un’intervista rilasciata al Corriere della Sera. Il suo cognome ingombrante l’ha tenuta a lungo lontano dai riflettori, fino a quando, nel 2012, è apparsa – prima donna italiana – sulla copertina di un giornale per famiglie, insieme a quella che all’epoca era la sua compagna, Alessandra, e alle loro gemelline. Da allora, ha fatto tanta strada. Ha creato una no profit e da quattro anni distribuisce i Diversity Media Awards, per premiare personaggi e prodotti del mondo dello spettacolo che rappresentano la diversità a trecentosessanta gradi.

Il coming out

Francesca Vecchioni ricorda bene il suo coming out. “Mio padre me l’ha estorto“, racconta. “Andavo già all’università, ma con lui e mamma non trovavo il coraggio. Lui chiedeva: ‘Perché non vuoi dirmi chi è? È un drogato? Sarà mica in galera?’. Gli dissi che era una donna e lui: ‘Ma vaffa… mi hai fatto spaventare, non potevi dirlo subito?‘. Sono stata fortunata perché ho un padre e una madre dotati di intelligenza emotiva. Davanti a un figlio omosessuale conta solo quello, non la cultura. Ho visto professori con due lauree buttare fuori i figli gay e genitori umilissimi abbracciarli. La grande paura del genitore è che il figlio sia felice”.

Francesca Vecchioni e le figlie

Il momento del parto

Francesca lo sa bene, in quanto madre di due gemelle. “Al pronto soccorso, quando mi si sono rotte le acque, non volevano far passare Alessandra. Siamo entrate di forza”, ricorda. “Poi è arrivato il nostro ginecologo e le ha permesso di rimanere. Funziona così. Puoi buttare giù la porta, ma qualcuno ti deve aiutare a stare dentro. È fondamentale che la società ti dia una mano, perciò ogni opera di sensibilizzazione è preziosa. I social e la politica spingono alla divisione, invece dovremmo tornare a creare ponti. Le differenze sono sempre una ricchezza. Il mio sforzo è proporre esempi di valore. Da ragazza, non avevo un esempio di donna gay per immaginarmi un futuro felice”.

Non è stato semplice neppure dare vita a una famiglia con due madri: “Era una cosa lontana dalla realtà, ho avuto tanta paura di sbagliare. Ho studiato tutta la letteratura scientifica esistente sull’omogenitorialità. Oggi Nina e Cloe hanno sette anni e sono serene. Da quando guardo il mondo attraverso i loro occhi lo capisco meglio. E io e la mia ex compagna siamo due mamme felici”.