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Cannabis light, Matteo Gracis contro J-Ax: "Una grande delusione"

Matteo Gracis intervista

"Da parte sua mi aspettavo una presa di posizione diversa. Bisogna andare avanti a testa alta e rivalutare il concetto di disobbedienza civile".

Fondatore e direttore di DolceVita Magazine, giornalista e numero uno della cultura della canapa in Italia, Matteo Gracis ha dedicato a questa pianta tanto controversa il libro Canapa, una storia incredibile. Un volume che definisce “una testa di ariete” per combattere l’ignoranza e i pregiudizi intorno a un prodotto che spesso riaccende il dibattito pubblico, com’è avvenuto dopo la discussa sentenza della Cassazione. A pochi giorni dalla chiusura di diversi punti vendita in tutta Italia, Gracis si scaglia non solo contro bufale e vuoti amministrativi, ma anche contro quello che, da anni, è uno dei volti simbolo della battaglia per la legalizzazione, accusandolo di opportunismo e di agire esclusivamente a fini commerciali: “J-Ax è stata una delusione“.

Intervista a Matteo Gracis

“Canapa, una storia incredibile” è un libro che tocca un tema caldo in questo momento. Si parla tanto di cannabis light, soprattutto dopo gli attacchi di Matteo Salvini, in contrasto con la linea del M5S, e la sentenza della Cassazione. Com’è oggi la situazione in Italia e cosa cambierà dopo la decisione delle sezioni unite?

La situazione di questo momento è di caos totale. La sentenza della Cassazione, che doveva fare chiarezza sul vuoto normativo che si era creato, non ha chiarito niente. Anzi, ha lasciato ancora più dubbi. La legge in vigore è quella della fine del 2016 che doveva promuovere la cultura della canapa industriale, ma aveva un vuoto normativo per quanto riguarda le infiorescenze. Su questo vuoto si è creato il mercato della cannabis light. Speravamo che la Cassazione facesse chiarezza, ma così non è stato. Oggi ci sono negozi che stanno continuando a vendere regolarmente, nonostante i controlli da parte delle forze dell’ordine. Ma ci sono anche negozi che hanno chiuso e che subiscono sequestri e denunce.

Un caos che rispecchia la situazione a livello governativo.

Dal punto di vista politico da una parte c’è la Lega che chiede chiusure e repressione. Dall’altra parte c’è il M5S che, in misura purtroppo molto più timida, vorrebbe invece mandare avanti questo mercato. In mezzo a tutto questo, i negozi di settore non sanno come muoversi. Quasi sicuramente neanche le motivazioni della sentenza chiariranno la situazione.

Matteo Gracis e J-ax

Tra i più famosi titolari di negozi di cannabis light c’è anche J-Ax.

Io e J-Ax in passato abbiamo collaborato e all’interno del mio libro ho inserito una foto insieme a lui. Si è sempre esposto in maniera chiara per quanto riguarda la cannabis, anche nelle sue canzoni. Un paio di anni fa ha aperto un negozio a Milano e durante un’intervista disse che non era solo un’operazione commerciale, ma che aveva anche un risvolto politico, che era un modo per sensibilizzare l’opinione pubblica. Ma il giorno dopo la sentenza della Cassazione è stato uno dei primi a chiudere, con la giustificazione che la legge non era chiara e che bisognava attendere. Non me lo aspettavo. Mi ha un po’ deluso, soprattutto perché contemporaneamente altri negozi in tutta Italia hanno continuato a tenere aperto e a vendere. Con la differenza che J-Ax è un personaggio pubblico.

Cosa ti aspettavi da parte sua?

Con la sua esposizione mediatica potrebbe spiegare a tutti la situazione e farsi ascoltare, oltre ad avere le disponibilità economiche che gli permetterebbero tranquillamente di affrontare eventuali conseguenze legali, come sta accadendo ad altri in questo momento. Per questo ci aspettavamo da parte sua una presa di posizione diversa, è stata una delusione. Non abbiamo ancora ricevuto alcuna risposta a riguardo, probabilmente perché non ci sono motivi validi se non quello di tutelare la sua attività. Quindi non era un’operazione fatta per sensibilizzare, ma solo a fini commerciali.

Perché in Italia c’è una così forte tendenza al proibizionismo?

Credo che il nemico numero uno della cannabis sia l’ignoranza. Non esiste alcun motivo logico per essere contrari a questa pianta se non i pregiudizi e le fake news che circolano da quasi un secolo. Nel nostro Paese, poi, abbiamo due ostacoli in più, che si chiamano mafia e Vaticano. La prima per motivi economici, il secondo per motivi culturali.

Una situazione in controtendenza rispetto al resto del mondo.

Esatto. Oggi il mondo sta andando nella direzione della legalizzazione della cannabis, a partire dagli Usa. E non stiamo parlando della cannabis light, ma di tutta la cannabis. Anche il Canada ha legalizzato e questa ondata sta raggiungendo anche l’Europa. Uno dei primi Stati a farlo, quasi sicuramente, sarà il Lussemburgo. Seguiranno anche altri, tra cui la Repubblica Ceca, l’Austria, la Polonia e la Spagna. Noi invece andiamo nella direzione opposta. È incredibile, perché i dati che arrivano dai Paesi che hanno legalizzato parlano di benefici economici e sociali indiscutibili.

Per esempio?

Si va dalla creazione di posti di lavoro a entrate consistenti tramite le tasse. In America hanno creato 200mila posti di lavoro in cinque anni. In questo momento l’industria della canapa è quella che crea più posti di lavoro in assoluto. Dal punto di vista sociale, i Paesi che hanno legalizzato stanno vedendo diminuire i reati e il consumo di cannabis tra gli adolescenti grazie a campagne di sensibilizzazione. Sono numeri indiscutibili.

Matteo Gracis e Di Maio

Oggi a quanto ammonta, in Italia, il mercato della canapa legale?

È difficile quantificarlo, perché è un fenomeno molto recente, ma si parla di circa 20mila posti di lavoro e di decine di milioni di euro di fatturato. Tutto questo solo per la cannabis light. Se venisse legalizzata la cannabis vera, la cosa avrebbe tutt’altra portata. Anche la Coldiretti ha parlato della possibilità di creare migliaia di posti di lavoro e di incassare molti soldi con le tasse. C’è chi afferma che si arriverebbe alle stesse cifre degli incassi del gioco d’azzardo, ovvero circa 10 miliardi di euro l’anno.

La questione della canapa si intreccia a quella ambientale, altro tema caldo grazie al “fenomeno Greta”. In che modo questa pianta può aiutare l’ambiente?

La canapa è vista come una questione di nicchia, ma non è così: dovrebbe interessare tutta l’umanità. Uno dei suoi usi è la bioplastica. Tutto quello che oggi facciamo con la plastica, con cui abbiamo devastato l’ecosistema, si potrebbe fare (e in parte già si faceva) con la canapa. Faccio un esempio emblematico. Fino alla fine dell’Ottocento, le reti da pesca venivano fatte in canapa e quando si finiva di utilizzarle venivano abbandonate sul fondo degli oceani, diventando cibo per i pesci nel giro di qualche mese. Era una forma di economia circolare. Oggi le reti le facciamo con il nylon, derivato del petrolio.

Quali sono gli altri usi della canapa sconosciuti al grande pubblico?

Un altro settore importante è quello dell’abbigliamento, una delle industrie più inquinanti del mondo. La canapa fornisce un tessuto sano, naturale e antibatterico. Il terzo settore è quello della bioedilizia. Oggi si costruiscono case in calce e canapa. Il più grande complesso abitativo in canapa d’Europa si trova in Puglia, a Bisceglie. Sono case con proprietà incredibili dal punto di vista termico, sono antignifughe e naturalmente antisismiche. Già solo questi tre settori potrebbero rivoluzionare l’economia globale, soprattutto dal punto di vista della sostenibilità ambientale.

Il libro

Secondo te si arriverà mai alla legalizzazione completa in Italia?

Ne sono assolutamente convinto. È una rivoluzione verde inarrestabile, un treno che è partito e presto o tardi arriverà anche da noi. Ricordo che l’Italia fino al 1940 era il secondo produttore mondiale di cannabis, dopo la Russia, e il primo a livello qualitativo. Avevamo la migliore canapa del mondo. Oggi, purtroppo, stiamo rimanendo indietro.

Qual è la strada giusta da intraprendere?

In questo momento sto invitando tutte le persone che fanno parte del mondo canapa a non lasciarsi intimorire, ad affrontare la questione con coraggio e a testa alta. Occorre anche rivalutare il concetto di disobbedienza civile che ci hanno insegnato i grandi del passato, da Mandela a Gandhi. Nel momento in cui una legge è ingiusta e insensata, potrebbe essere giusto infrangerla.

Che risposta hai avuto da parte del pubblico alla pubblicazione del tuo libro?

Una risposta che supera ogni aspettativa. È stata una sorpresa, anche perché ho scelto un editore medio-piccolo per non dover scendere a compromessi. A un mese e mezzo dall’uscita siamo alla quinta ristampa. Stanno succedendo anche piccoli miracoli. Ho raccolto testimonianze di persone che hanno comprato cinquanta copie per regalarle ad amici e parenti. Ma anche un ragazzo di 23 anni sbattuto fuori casa dal padre che lo aveva scoperto a fumare. Ha letto il mio libro ed è riuscito a farlo leggere anche al padre, che lo ha riaccolto. Per un autore questo vale più delle copie vendute.