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Lady Diana: il medico legale confessa nuove verità sul decesso

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Nuove verità sconcertanti sulla morte di Lady Diana vengono svelate dal medico legale della principessa

Sono passati 22 anni dalla tremenda notte del 31 agosto 1997 quando Lady Diana e Dodi Al Fayed rimasero vittima del terribile incidente nel tunnel de L’Alma a Parigi. Nel corso di questi lunghi anni, molte sono state le ipotesi in merito al decesso della principessa, soprattutto quelle relative a un possibile complotto. Il più grande sostenitore di questa tesi è stato Mohamed Al Fayed, padre di Dodi. Oggi, a oltre due decenni dallo sconvolgente caso di cronaca, emerge però una nuova scioccante verità.

Lady D: questione di sfortuna?

La vettura su cui viaggiava la principessa Diana era da rottamare, pertanto non ci sarebbe stato alcun complotto, ma solo una serie di coincidenze sfortunate. Questa è di fatto la sconvolgente verità che risulta dall’inchiesta diventata poi il libro dal titolo Chi ha ucciso Lady D?. L’approfondimento è stato portato avanti dal fotografo francese che nella notte dell’incidente era presente sul luogo incriminato. Si tratta nello specifico di Pascal Rostain, insieme a due giornalisti del settimanale “Paris-Match”.

“Mai visto niente di simile”

A sconvolgere l’opinione pubblica sono però le nuove dichiarazioni del medico legale di Lady Diana. Non ci sono prove del fatto che la principessa Diana fosse incinta al momento dell’incidente, ma il medico Richard Shepherd ha voluto precisare una triste verità. “Vorrei poter dire che Diana sarebbe morta in ogni caso. La verità è che se avesse avuto la cintura di sicurezza allacciata, sarebbe stata presente ai matrimoni del principe William e di Harry”.

Le dure e drammatiche parole del medico legale ribadiscono dunque il concetto che Lady D sia stata solo sfortunata. La conclusione del dottore in seguito all’autopsia confermerebbe inoltre che nella ferita della donna ci fosse qualcosa di anomalo. “La ferita di Diana era rara, credo di non averne mai più vista una del genere durante la mia carriera”. La sua fu dunque una lesione davvero piccola ma fatale, perché posizionata nel punto sbagliato.