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Tiziano Ferro, il matrimonio prima del lancio dell'album

matrimonio Tiziano Ferro

Tiziano Ferro e il matrimonio in gran segreto col suo compagno Victor Allen: perché tutto questo scalpore prima dell'album?

Tiziano Ferro si è sposato in gran segreto col suo compagno Victor Allen, prima a Los Angeles, il 25 giugno, e poi a Sabaudia, il 13 luglio.

Questa la notizia.

Social monopolizzati dal matrimonio

Notizia che ovviamente ha monopolizzato i social durante il weekend, con la sola distrazione di Federer che ha ceduto alla tenacia di Djokovic. Ma non ha monopolizzato i social tanto perché una popstar si è sposata e lo ha fatto senza i riflettori un po’ pacchiani che solitamente accompagnano questi momenti, sempre che non sia già abbastanza pacchiano affidarne il racconto alla solita Vanity Fair, e non ha monopolizzato i social neanche per quella dubbia consuetudine di tirare fuori, sempre sulla solita Vanity Fair faccende molto personali, prima il coming out, poi la voglia di paternità, sempre e comunque a ridosso di una qualche uscita, editoriale o discografica. No, ha monopolizzato i social per una questione che, a pensarci bene, lascia allibiti, attoniti, sconcertati.

Siamo nel 2019. Miley Cyrus canta Mother’s Daughter circondata da modelli gender fluid, atleti queer, la vagina dentata su una tuta di lattice rosso che fa tanto bondage, Miley Cyrus, dico, una popstar ultramainstream, non certo una artista concettuale o di nicchia, e noi, in Italia, siamo qui a fare quelli di visuali aperte perché applaudiamo a un uomo di circa quarant’anni, un po’ meno, che si sposa col suo compagno. Per altro, ma questa è altra faccenda, chiamando matrimonio quella versione spuntata che sono le Unioni Civili, perché siamo talmente arretrati da non aver ancora accettato l’idea di un matrimonio tout court.

Ecco, io credo che questo applaudire particolarmente sentito a una unione civile tra uomini sia qualcosa di agghiacciante. Intendiamoci, tanti auguri a Tiziano e Victor, non è di loro che sto parlando, e ci mancherebbe pure altro. È agghiacciante che ancora in qualche modo faccia scalpore un gesto così naturale come questo. È agghiacciante che, quindi, si debba battere le mani in maniera un po’ più forte, come a dire che noi siamo tra quelli che non hanno nulla contro i matrimoni gay.

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Lo scalpore suscitato da un matrimonio gay

Sono un appassionato di serie tv. Da sempre. Da quando le serie tv si chiamavano telefilm, credo. Anche perché ho cinquant’anni, quindi me le sono pappate un po’ tutte. La prima serie che mi ha veramente appassionato da adulto, e a ragione, è stata E.R.-medici in prima linea. Non è questo il luogo dove esaltarne la struttura aperta, che ricongiungeva storie anche a distanza di anni, o il ritmo concitato, con più storie a procedere in parallelo, e tutte quelle invenzioni lì, che in qualche modo abbiamo poi ritrovato in tutte le serie a seguire. No. Quello che però mi sembra rilevante in questa sede, visto che di matrimonio gay si parla, e più nello specifico dell’agghiacciante scalpore che un matrimonio gay continua a suscitare anche nel 2019, è la figura della dottoressa Kerry Weaver, interpretata da Laura Innes. Ecco, la dottoressa Kerry Weaver, responsabile per buona parte delle stagioni del Pronto Soccorso del County General Hospital, l’ospedale di Chicago in cui la serie era ambientato aveva tre caratteristiche fondamentali, una delle quali nel corso delle stagioni andrà cambiando e una delle quali non sarà esplicita sin dall’inizio. Kerry Weaver è una disabile, Kerry Weaver è stronza, Kerry Weaver è lesbica. Nel corso delle quindici stagioni di E.R. la Weaver resterà disabile, si paleserà come lesbica e diventerà un po’ meno stronza, ma non è questo importante, adesso. Quel che è importante è che E.R.-Medici in prima linea è una serie che è andata in onda dal 1994 al 2009. Negli stessi anni, a partire dal 1999, andrà in onda in Italia la serie Commesse, protagoniste Nancy Brilli e Sabrina Ferilli. Nella serie in questione, ambientata in una boutique romana, c’è il personaggio di Romeo, interpretato da Franco Castellano. Romeo è esattamente come chiunque non voglia dar adito a nessun sospetto di omofobia in genere descrive i gay, e già dire descrive i gay mi provoca l’orticaria: simpatico, gentile, un po’ fragile di nervi, amico delle donne, una gran brava persona.

Tiziano Ferro

Ora, all’epoca, guardando queste due serie, a parte il divario notevole da un punto di vista qualitativo delle due produzioni, ma questo ci può anche stare, siamo in Italia, baby, la cosa che mi lasciava costantemente costernato era il notare come da noi l’omosessualità fosse trattata così, coi guanti bianchi, mentre là, in America, giustamente, un personaggio come la Weaver, stronzo allo sfinimento, fosse sia lesbica che zoppa. Cosa da noi impensabile, figuriamoci, perché dire che un gay è stronzo sarebbe stato qualcosa di controproducente, politicamente scorretto, omofobo. Certo, rispetto alle macchiette del passato, coi gay dipinti come checche isteriche, ma senza la glamourness e l’autoironia di certe produzioni americane, è già qualcosa, ma pur sempre un retaggio di un passato difficile, se non impossibile da cancellare.

Siamo indietro anni luce. Non tanto rispetto ai puritani Stati Uniti, intendiamoci, ma proprio rispetto ai tempi che viviamo.

Stupirci perché due uomini si sposano, anzi, ripeto, neanche si sposano, perché le nostre leggi, retrograde, non lo permettono, stupirci perché due uomini ricorrano alle unioni civili, dover sottolineare la nostra felicità per loro andando un po’ sopra le righe, come a non lasciare spazio a dubbi sulla nostra apertura mentale, è qualcosa che dimostra solo come siamo ancora gretti e provinciali.

Io vorrei vivere in un mondo in cui, se uno come me dicesse che tirare fuori la faccenda del matrimonio proprio in concomitanza col lancio di un disco che, stando al primo singolo, non promette proprio faville, e durante le prevendite di un impegnativo tour negli stadi previsto per l’anno prossimo, e tutti sappiamo come quest’anno fare tour negli stadi sia costato lacrime e sangue a artisti blasonati, si guardi a Ligabue, ecco, il vorrei vivere in un mondo in cui, se uno come me dicesse che tirare fuori la faccenda del matrimonio proprio ora puzza di speculazione sulla propria vita privata nessuno, ma proprio nessuno si potrebbe permettere di alzare il sopracciglio e sottintendere qualcosa di brutto.

Io vorrei vivere in un mondo in cui tutti potessimo gioire per il matrimonio di Tiziano Ferro e Victor Allen non perché sono due uomini, ma perché sono due persone che si amano, senza dover star lì a sottolineare che sono uomini. E vorrei poter gioire di un matrimonio, non di una unione civile.

Io vorrei vivere in un mondo in cui esista anche nelle nostre serie tv un personaggio come Kerry Weaver, stronza, zoppa e lesbica, senza che a nessuno degli autori venga in mente di dire: ma così ci accuseranno di omofobia.

Tanti auguri agli sposi, quindi, di una felice vita insieme.

E tanti auguri a tutti noi, sposi compresi, di poter vivere un giorno in un mondo davvero senza pregiudizi.