> > Musica, trent'anni fa lo storico concerto dei Pink Floyd a Venezia

Musica, trent'anni fa lo storico concerto dei Pink Floyd a Venezia

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Il concerto, considerato uno dei più spettacolari della band britannica, è però anche ricordato per gli errori compiuti nella sua organizzazione.

Sono passati trent’anni da quello che da molti è considerato uno degli eventi musicali più importanti che siano mai accaduti in Italia. Il 15 luglio 1989 i Pink Floyd tennero il loro celebre concerto di Venezia su una chiatta galleggiante di fronte a una Piazza San Marco gremita di oltre 200mila spettatori. Un episodio che nel corso degli anni è diventato nel bene e nel male simbolo della città lagunare, portatore di grandi controversie ma allo stesso tempo avvolto da una mistica aura di unicità.

L’organizzazione del concerto

Il concerto di Venezia doveva essere nell’idea originale la tappa conclusiva del tour mondiale che aveva tenuto occupata la band britannica dal 1987 al 1989. I Pink Floyd, orfani dal 1985 del frontman Roger Waters, si erano così rivolti al promoter italiano Fran Tomasi, che aveva già organizzato le precedenti date italiane del gruppo, alcune tenutesi all’Arena di Verona.

Tomasi, che inizialmente pensava di allestire in concerto all’Isola dell Giudecca, ripiegò in seguito su Piazza San Marco. Una soluzione da subito apparsa nelle corde della band, che era già abituata a scenografie di un certo impatto come quando nel 1972 tennero un concerto negli scavi di Pompei. Da subito però, vi furono sia entusiasti sostenitori del progetto – su tutti il politico socialista Gianni De Michelis, veneziano di nascita – che strenui oppositori. Questi ultimi, compresa la locale Democrazia Cristiana, credevano infatti che un simile evento avrebbe causato danni incalcolabili alla città.

Numerose critiche arrivarono anche dagli stessi veneziani, dato che il concerto era programmato in concomitanza della Festa del Redentore, molto sentita dai residenti. La popolazione era preoccupata infatti che l’enorme afflusso di persone previsto avrebbe potuto snaturare la ricorrenza, che tra le altre cose prevede la sfilata di centinaia di imbarcazioni proprio nel punto dove sarebbe dovuta essere presente la chiatta del concerto.

Un evento controverso

Alla fine in concerto si tenne comunque, soprattutto grazie all’insistenza dell’ex sindaco socialista di Venezia Nereo Laroni. La Soprintendenza ai Beni Culturali tuttavia, impose alcune restrizioni che secondo alcuni furono la causa delle problematiche che afflissero l’evento. Oltre ad una limitazione del rumore a 60 decibel venne infatti proibita per motivi estetici l’installazione di bagni chimici in Piazza San Marco. Una decisione azzardata se si pensa che davanti al palco si radunarono tra le 150mila e le 200mila persone.

Ma fu solo in giorno del concerto che si palesò la disorganizzazione con la quale era stato allestito. Gran parte dei partecipanti arrivò a Venezia attraversando il Ponte della Libertà a piedi a causa di uno sciopero dei treni, ma molti giunsero direttamente in laguna a bordo delle più disparate imbarcazioni. Fu però al momento di entrare in Piazza San Marco che sorsero i problemi. La mancanza di bagni pubblici costrinse infatti gli spettatori a trasformare intere zone della piazza in latrine a cielo aperto. Nei giorni successivi furono numerose le critiche piovute sugli organizzatori, accusati di aver lasciato che la città venisse deliberatamente deturpata.

Tuttavia, malgrado il concerto sia durato solo 90 minuti, gli spettatori presenti capirono subito la grandezza di quell’evento. Una delle band più famose della storia stava suonando in una cornice che mai più si sarebbe ripetuta. Forse è anche per questo che quel concerto di Venezia è scolpito nell’immaginario popolare come un evento troppo importante per essere definito semplicemente positivo o negativo.