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Perché andare a vedere Tolo Tolo, il nuovo film di Checco Zalone

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Abbiamo assistito in anteprima a "Tolo Tolo", il nuovo film di Checco Zalone: ecco i buoni motivi per cui vederlo.

Se è vero che “bene o male purché se ne parli”, allora Checco Zalone ha fatto centro. Il suo nuovo film, Tolo Tolo, ha fatto discutere ben prima del suo arrivo nelle sale. Un po’ perché è di un volto noto come Luca Medici che stiamo parlando, un po’ perché difficilmente ci si può aspettare qualcosa di diverso quando si sceglie come trailer un videoclip come Immigrato. E allora piovono critiche e accuse di razzismo da un lato; plauso e l’augurio di diventare senatore a vita dall’altro. Ma per capire davvero cosa sia Tolo Tolo bisogna, prima di tutto, smettere di parlare per partito preso e andare al cinema. Noi di Notizie.it abbiamo assistito all’anteprima e vi spieghiamo perché dovreste vederlo anche voi.

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Buoni motivi per vedere Tolo Tolo

Ci vuole una dose non indifferente di coraggio per girare un film come Tolo Tolo, che ha il difficilissimo compito di raccontare in modo comico una realtà come quella dei migranti. Inevitabile finire in mezzo al fuoco incrociato di chi da un lato parla di razzismo e chi, dall’altro, di buonismo radical-chic. Entrambi dimostrano di aver capito ben poco di quello che Zalone vuole raccontare: la storia di un imprenditore fallito che si nasconde in Africa per sfuggire alle proprie responsabilità e alla propria famiglia, per poi decidere di compiere un viaggio che lo porterà dal Kenya all’Italia (superando il deserto, i lager libici e il Mediterraneo) come un qualsiasi migrante clandestino. Lo accompagnano nel suo percorso un appassionato di neorealismo, una donna combattiva dal passato misterioso e un bambino, Doudou (“come il cane di Berlusconi”), a cui Checco insegna a nuotare tolo tolo, ovvero solo solo. Ma chi comincia il cammino in solitaria e lo conclude parte di una comunità è proprio il protagonista.

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Insomma, il più tradizionale viaggio di formazione alla ricerca di un futuro migliore inserito nell’attualissimo contesto delle migrazioni, con battute non poi molto distanti da quelle che Zalone ha già inserito nelle sue opere precedenti (da “Nicholas, ti ho già spiegato la differenza tra te e le persone bianche” in Cado dalle nubi a “Farah è un po’ negra, ma giusto qualche gradazione” in Che bella giornata). Chi non ha mai canticchiato “gli uomini sessuali sono gente normali, proprio come noi”? Oggi inserirla in un film sarebbe impensabile, commenta lo stesso attore in un’intervista.

A essere cambiati negli ultimi dieci anni siamo noi “italiani medi” di cui lo Zalone personaggio è il perfetto rappresentante, somma di (molti) vizi e (qualche) virtù. Non sappiamo più ridere dei nostri difetti (come individui e come società), non siamo più in grado di esorcizzare i problemi con una risata. Resta però intatta la capacità rara e acuta di Luca Medici di osservare il mondo e dipingerne i chiaroscuri giocando con i luoghi comuni e ribaltandoli, mescolando intrattenimento e riflessione. Ha ragione Alexis Michalik, che nel film interpreta il fotografo francese Alexandre Lemaitre: “Per me riuscire a far ridere è difficile, far ridere in modo intelligente è ancora più difficile e far ridere con umanità come fa lui è semplicemente meraviglioso”.

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Il sorriso amaro di Checco Zalone

Il risultato è un film che fa ridere ma soprattutto sorridere, talvolta anche amaramente, e che attraverso il filtro della comicità riesce a parlare di guerra, terrorismo e trafficanti di esseri umani, della disperazione di chi pur di compiere “il grande viaggio” è disposto a vendere il proprio corpo o i propri amici. Il tutto con una sensibilità e una poesia inaspettata per una commedia “popolare” come quelle di Luca Medici.

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In conclusione, non andate a vedere Tolo Tolo se quello che volete è un film sovranista e anti-immigrazione come è stato dipinto dall’uscita di Immigrato (un piccolo spoiler: nella pellicola non c’è traccia del videoclip), né tanto meno un manifesto contro Salvini o l’ennesimo racconto strappalacrime di un bambino migrante in fuga dalla guerra. Andate al cinema per osservare la questione migratoria con uno sguardo nuovo, per vederla per quello che è: una realtà tragica con cui convivere lasciando da parte allarmismi e discriminazioni, oltre gli slogan dei porti aperti e dei porti chiusi. Guardate Tolo Tolo per riflettere con leggerezza solo apparente sull’Italia di oggi e su cosa sta diventando. Per ricordare che – come diagnosticato da un sedicente medico su un pullman stipato in mezzo al deserto – “il fascismo è come la candida. È dentro tutti noi, basta solo un po’ di caldo e di stress” perché venga alla luce.