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Rula Jebreal al Festival di Sanremo: qual è il valore aggiunto?

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Rula Jebreal ben si incastona a metà tra la personalità di peso e la bellissima che sul palco del Festival di Sanremo non guasta mai.

Non c’è Festival di Sanremo che si rispetti senza polemiche e anche la settantesima edizione, in partenza il prossimo 4 febbraio con la conduzione di Amadeus, sta vivendo giorni non facili. Stavolta, le critiche si sono dapprima concentrate sui cantanti in gara e relativi spoiler a ridosso dell’annuncio ufficiale, per poi spostarsi sugli ospiti. Il nome, in queste ore, al centro della scena mediatica e politica è quello di Rula Jebrael. La giornalista israeliana è stata invitata dalla Rai, rectius da Amadeus, per far parte delle dieci donne che lo affiancheranno durante le cinque serate. Le trattative, però, sono state bruscamente interrotte in seguito alle polemiche che la sua presenza ha generato.

La questione si è surriscaldata non poco e la ragione risiederebbe nelle idee politiche della Jebreal, non gradite al direttore di Rai1 Teresa De Santis. La Lega, però, tramite Matteo Salvini, ha smentito qualsiasi tipo di censura, per poi puntualizzare che il palco di Sanremo non è adatto a ospitare comizi. Nella giornata di martedì 7 gennaio, l’amministratore delegato Fabrizio Salini ha incontrato la De Santis e Amadeus, per riaprire le trattative con la Jebreal e allontanare, così, ogni sospetto di censura.

Alla fine, Rula ci sarà. Al di là di come andrà, è forse opportuno chiedersi cosa rappresenti e cosa debba rappresentare il Festival e in base a quali criteri vengano scelti gli ospiti.

Il valore aggiunto di Rula Jebreal

Sanremo è il programma più nazional-popolare che ci sia, la festa di paese che, in quei cinque giorni, unisce l’Italia. Da Nord a Sud, passando per le isole, tutti ne parlano: programmi tv, radio, giornali, siti, avventori dei bar; chiunque se ne occupa perché appassiona, alimenta i dibattiti e ci fa sentire parte di qualcosa. Si potrebbe azzardare che, in fin dei conti, a Sanremo vale tutto, come in politica, purché se ne parli. Ed è proprio questo il punto.

Rula Jebreal ben si incastona a metà tra la personalità di peso e la bellissima che non guasta. Bisogna, però, distinguere i piani. Se la si definisce giornalista politica, allora la sua presenza potrebbe non trovare nel Festival la giusta collocazione. È un’ottima professionista, la cui bravura è indubbia, ma pensare che possa smuovere le coscienze sul conflitto arabo-israeliano tra una canzone de Le Vibrazioni e una di Francesco Gabbani sembra un po’ eccessivo.

Se, invece, la si definisce showgirl, allora non si capisce perché chiamare proprio lei, il cui curriculum è palesemente distante da quello di una Diletta Leotta. Potrebbe, invece, rientrare nella quota “bellissime”, che ogni anno fanno discutere più per l’abito che indossano che per quello che hanno da dire, ma anche questa ipotesi sembrerebbe assurda, proprio in virtù della sua caratura professionale.

La politica stia lontana da Sanremo

Forse l’intento di Amadeus è di unire l’alto e il basso, una formula che a Sanremo funziona sempre. La partita è ancora tutta da giocare e il valore aggiunto della Jebreal al Festival si scoprirà solo tra un mese. In queste ore su Twitter i più sarcastici commentano che, nonostante il suo arrivo, la quota sovranista è assicurata grazie alla presenza di Rita Pavone, al centro delle polemiche per aver difeso svariate volte il governo Salvini. Altri, difendono la sua presenza, specialmente in virtù della tematica su cui si concentrerà il suo intervento, ovvero la violenza sulle donne. In questo caso, il suo arrivo sarebbe in linea con la volontà di Amadeus di mettere al centro la donna.

Al netto delle polemiche, sarebbe auspicabile che la politica non entrasse a gamba tesa nel merito di una gara canora, che è e dovrebbe rimanere tale; certo, è pur sempre uno show televisivo, intrattenimento condito di comicità, ironia, persino satira, ma ciò non autorizza a trasformare lo spettacolo in arena politica.

Rula, Chiara, Diletta e le altre

Infine, se proprio si vuole muovere una critica e vedere il marcio anche dove forse non c’è, sarebbe opportuno concentrarsi sul ruolo delle presenze femminili. Saranno dieci, due per sera. Chapeau. Nonostante gli sforzi, però, resta il sospetto che il loro ruolo poco si discosti da quello delle tradizionali “vallette”. E allora, più che chiedersi se sia opportuno invitare Rula Jebreal, Chiara Ferragni o Diletta Leotta, sarebbe il caso di interrogarsi sul perché alle donne sia stato riservato un posto – almeno sulla carta – marginale.