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Sanremo 2020, Marco Masini: "Il Confronto è una dedica a mia madre"

marco masini sanremo 2020

A trent'anni dal debutto, Marco Masini torna sul palco dell'Ariston per il Festival di Sanremo 2020 con il brano "Il Confronto".

Per Marco Masini Sanremo 2020 sarà la nona presenza alla kermesse canora. Sul palco dell’Ariston il cantante si esibirà con il brano “Il Confronto”, un omaggio a “Vacanze Romane” dei Matia Bazar. Masini canterà affiancato da Arisa, che l’autore ha definito come performer in grado di affrontare l'”arrangiamento coraggioso” della canzone. Per Masini il 2020 rappresenta un anno importante: al Festival festeggerà infatti il trentennale della sua carriera. Nel 1990 il cantante aveva debuttato proprio a Sanremo con la canzone “Disperato”, arrivando primo fra le novità.

Marco Masini: a Sanremo 2020 con “Il Confronto”

Marco Masini parla di Sanremo, 30 anni dopo il suo debutto al Festival. Quest’anno la partecipazione rappresenta per lui non solo un anniversario importante, ma soprattutto un’occasione per imparare, ha detto. “Perché la musica ha subito un cambiamento incredibile in questi anni. Essendo un musicista a me piace ascoltare e piace imparare ascoltando” ha commentato il cantante. Per Masini il Festival è anche l’opportunità di mettersi alla prova, di gareggiare, ma gareggiare e vincere “sono due cose diverse” ha specificato.

L’autore ha poi spiegato la scelta di omaggiare il brano dei Matia Bazar: “Vorrei avere mia madre a cantare con me Vacanze Romane. Vacanze Romane è dell’83 e lei è scomparsa nell’84. È stata l’ultima canzone che cantava sempre mentre cucinava”.

Sul palco con Masini ci sarà anche Arisa, partnership scelta dal cantante per affrontare l’arrangiamento “coraggioso” della canzone. L’obiettivo di Masini era riuscire ad esprimere “al massimo” il testo di “Vacanze Romane”, però rapportandolo al presente.

In merito alla sua proposta per Sanremo, Marco Masini ha poi spiegato l’interpretazione autobiografica del brano: “Ho sempre cercato di partire da storie che riguardavano me, che vedevo o che vivevo, per arrivare poi a raccontare la storia di tutti. E questo l’ho sempre fatto dagli anni ’90 ad oggi. Perché si parte da una cosa che hai vissuto? Perché è vera, perché non la devi inventare. Poi ti accorgi che quello che hai vissuto tu, lo hanno vissuto in tanti. Da cosa te ne accorgi? Da quando una canzone piace. Perché se ti racconto una cosa che ho vissuto solo io, a te non piace, perché non ti identifichi. Quindi raccontare sé stessi vuol dire poi andare a capire nella società e nella realtà in cui vivi quanti altri hanno vissuto quella storia. Quindi l’autobiografia è interpretabile in tante maniere”.