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Sanremo 2020, il monologo di Rula Jebreal sul palco dell'Ariston

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Dopo Diletta Leotta, anche la giornalista palestinese Rula Jebreal ha tenuto un monologo sul palco dell'Ariston nella prima serata di Sanremo 2020.

Per settimane è stata al centro delle polemiche, dopo l’annuncio della sua presenza tra le co-conduttrici che affiancano Amadeus sul palco dell’Ariston. A breve distanza da Diletta Leotta, Rula Jebreal ha tenuto il suo monologo al Festival di Sanremo 2020. Nel corso del suo discorso, la giornalista non è riuscita a trattenere le lacrime (come già Tiziano Ferro prima di lei durante l’esibizione di Almeno tu nell’universo di Mia Martini). Visibilmente commossa anche la figlia, presente tra il pubblico.

Sanremo 2020, il monologo di Rula Jebreal

Come anticipato, nel suo monologo a Sanremo 2020 Rula Jebreal ha parlato del delicato tema della violenza sulle donne. Molti i dati riportati dalla giornalista, tra cui quello – drammatico – secondo cui “negli ultimi 2 anni in media 88 donne al giorno hanno subito violenze sul lavoro. Ogni 3 giorni è stata uccisa una donna. Nella maggior parte dei casi il carnefice ha le chiavi di casa e le sue labbra sono sul bicchiere in cucina”.

La cura di Battiato

La giornalista ha citato diverse canzoni simbolo della tradizione musicale italiana, a partire da La Cura di Franco Battiato: “Ti proteggerò dalle paure e dalle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai e guarirai da tutte le malattie. Perché sei un essere speciale e io avrò cura di te”.

La donna cannone di De Gregori

“Butterò questo mio enorme cuore tra le stelle, giuro lo farò”: inizia così la seconda citazione scelta da Rula, tratta dalla celeberrima La donna cannone di Francesco De Gregori.

Nel suo monologo ha ricordato anche il dramma del suicidio della madre Nadia, dopo aver subito quelli che la giornalista ha definito due stupri: il primo “da un uomo a 13 anni” e il secondo “da un sistema che le ha impedito di denunciare”.

Sally di Vasco Rossi

La terza citazione musicale inserita dalla giornalista nel suo monologo è tratta da Sally di Vasco Rossi. Rula ha poi ricordato la violenza subita da Franca Rame.

Ma c’è una speranza: “Tutte le canzoni che ho citato sono state scritte da uomini” segno che le cose possono cambiare ma solo “se lottiamo, urliamo. Ora mi rivolgo agli uomini. Lasciateci essere quello che vogliamo essere. Sono qui per parlare di donne, di cose di cui è giusto parlare. Certo, sono qui con il vestito migliore, domani chiedetevi pure come era vestita la Jebreal. Ma non si chieda mai più a una donna stuprata come era vestita. Mia madre non ha saputo sopportare quella domanda”.