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Criticateli pure, ma i Ferragnez sono dei geni (anche della beneficenza)

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Tanto criticati e spesso accusati di ostentazione, Chiara Ferragni e Fedez si sono rivelati dei geni della beneficenza contro il Coronavirus.

Ai social, non li batte nessuno. Manco in tempo di emergenza, manco in tempo di crisi nazionale, temi su cui erano tecnicamente fuori partita. Invece che ti fanno i due Ferragnez? Ti introducono il Telethon social: una megadonazione di massa in tempo reale, likata, commentata, condivisa, taggata e ripostata.

Una megastories di beneficenza. I due si scervellavano da giorni su cosa poter fare. Lunedì finalmente hanno postato il loro video. Vestiti di nero, facce serissime, hanno parlato prima lei poi lui, con il tono presidenziale di due Obama qualunque.

“Vogliamo usare la forza divulgativa che abbiamo per lanciare un messaggio importante”, dice lei. In meno di 24 ore la raccolta fondi supera i 3,3 milioni di euro, donati da più di 170 mila donatori da 92 nazioni del mondo. Come ce l’ha fatta, la tanto criticata royal couple (per mancanza d’altro) italiana? Con qualche accorgimento.

Primo accorgimento

I due hanno credibilità. Anche in tema di beneficenza. Vedi più giù i precedenti mai banali e realmente sentiti.

Secondo accorgimento

Disintermediano. A differenza di altre star italiane, evitano i servizi su settimanali patinati o altri media tradizionali in cui appaiono intenti ad aiutare un villaggio in Africa. Preferiscono a ragione sfruttare il canale di comunicazione intimo (e quindi credibile) che hanno già a disposizione, con i volumi che ne seguono: 18 milioni di follower lei, 9 lui. Roba superiore a un messaggio a reti tv unificate.

Terzo accorgimento

Vanno nel concreto. Già in passato hanno dimostrato di saper concludere operazioni filantropiche riuscendo a raccontare sui loro canali social le storie di quelli che aiutavano, sia prima che dopo.

L’ha fatto Fedez con il rapper sulla sedia a rotelle Cris Brave, portato sul palco di San Siro.

L’ha fatto Chiara donando i 36 mila euro raccolti al matrimonio per una nuova protesi a Ramona, una ragazza affetta da una malattia rara.

In questo caso hanno coinvolto l’Ospedale San Raffaele, specificando l’obiettivo della raccolta: l’attivazione di una nuova terapia intensiva e quindi “l’acquisto di ventilatori, monitoraggio emodinamico e monitor”.

Quarto (e ultimo) accorgimento

Riescono a coinvolgere (a fare engagement direbbero gli amanti del linguaggio) pubblici diversissimi tra loro: Emma Marrone e le nostre nonne, Diana Del Bufalo e le 16enni rimaste a casa da scuola, Fabio Rovazzi e il padre di famiglia 50enne.

Riescono a far sentire tutti i donatori parte di una mobilitazione di massa, cool eppure lontana dalle esclusive serate filantropiche spesso usate come scusa elegante per fare pr.

I numeri dicono che la donazione media è stata di 20 euro a testa, segno che la raccolta non ha coinvolto solo ricconi magari in cerca di repost dai Ferragnez, ma una vera e propria massa di persone che volevano contribuire secondo la loro disponibilità economica.

Il loro video si è aperto con una formula piuttosto semplice eppure rivelatoria: “Vogliamo usare la nostra forza divulgativa”. Nel minuto e mezzo che è seguito hanno parlato di “donare”, certo, ma pure di “condividere questo messaggio”, di “lanciare un messaggio di coesione”, di “raggiungere più persone possibili”, di rendere il messaggio virale grazie a “persone dell’intrattenimento, del web e a brand con cui collaboriamo”.

“Se non potete donare, condividete”, dicono, dimostrando di aver assorbito quella visione più laica della filantropia che hanno respirato in America. Ecco, se fossimo nell’America, e se i due continuassero così, capace che tra un po’ ce li ritroveremmo candidati.