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Stefano D'Orazio, la lettera del 2015: "Sono al capolinea, scendo qui"

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Nel 2015 Stefano D'Orazio aveva reso noto il suo addio ai Pooh con una lunga lettera: qui i passaggi più salienti.

Ha lasciato un vuoto nel mondo della musica italiana la morte di Stefano D’Orazio, storico batterista dei Pooh deceduto a 72 anni: tra volti noti e utenti del web, sono tantissime le persone che gli hanno dedicato un messaggio di vicinanza e altrettanti coloro che hanno ricordato la famosa lettera indirizzata ai fan con cui nel 2015 decise di abbandonare la band.

La lettera di Stefano D’Orazio

Parlando dell’esperienza con il gruppo musicale come di una “grande astronave luminescente e fortunata che per tanti anni mi ha trasportato oltre le mie aspettative in una lunga avventura indimenticabile“, D’Orazio aveva affermato di essere arrivato al capolinea e di voler scendere da quel lungo viaggio. Un’avventura iniziata spensieratamente, quasi per gioco, che lo ha portato ad avere un enorme successo, a incontrare applausi, a sorridere davanti alle telecamere, e investire tutto il suo tempo e il suo talento.

Non è facile decidere di dire basta quando tutto va alla perfezione, quando il successo con la esse maiuscola non sembra essere ancora stanco di accompagnarti. Non è stato facile per me e so per certo che non lo è stato neanche per i miei amici per sempre ma ho sentito l’irrefrenabile bisogno di mettere un punto alla mia vita e voltare pagina“. Così proseguiva la lettera annunciando la volontà di ritirarsi dalla scena musicale.

Di seguito una serie di punti da dove poter ricominciare, dalla riscoperta del senso della noia alla partenza per un viaggio, dalla lettura di libri al racconto ai ragazzi di “cose di musica e di vita scommettendo che a farcela possono essere più di uno su mille“. Tantissimi i ringraziamenti che aveva posto alla fine delle sue parole, dai suoi tre compagni di viaggio con cui “ho trascorso i miei tempi migliori e ho diviso il meglio di questa lunga storia“, alla sua famiglia e a tutto il popolo dei Pooh nella sua accezione più estesa (giornalisti, pubblico, tecnici, fonici, collaboratori).

Questa la conclusione: “Grazie a tutti quelli che sanno che gli sono amico e che sanno che anche domani potranno contare su di me. Grazie, io scendo qui“.