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Diego Rivera: "L'album Gran Riserva tra musica e romanzo"

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Sonorità sudamericane si fondono con echi western e salentini nell'album "Gran Riserva" del cantautore Diego Rivera: l'intervista a Notizie.it.

Si intitola Gran Riserva il primo album da solista di Diego Rivera, cantautore e artista poliedrico del duo musicale La Municipàl. Carmine Tundo (suo vero nome) raccoglie nel suo nuovo lavoro discografico tutti gli elementi artistici e musicali del suo prossimo romanzo che vede proprio Rivera come protagonista. Echi e sonorità provenienti dall’America Latina costituiscono un ponte immaginario tra la Puglia e i Sud del Mondo mescolati a sapori western tra paesaggi, sogni e speranza.

Carmine, innanzitutto come stai e che momento stai vivendo?

È un momento molto particolare, è come vivere in una bolla, ma fortunatamente vivo in campagna dove ho anche il mio studio di registrazione e mi ritengo molto fortunato nel poter lavorare costantemente a nuovi progetti e tenermi così sempre attivo.

Come è nato il progetto e il “personaggio” Diego Rivera ?

È un disco che avevo in cantiere da parecchi anni, essendo sempre in tour con La Municipàl non avevo avuto il tempo materiale per portarlo a termine, ed è stato molto divertente produrre l’album, anche perché ho cercato di traferire in musica il viaggio mentale che mi ero fatto e ho esplorato nuove sonorità che non avevo mai approfondito fino ad ora. Il personaggio nasce anche come protagonista di un romanzo che sto scrivendo, e quindi è tutto collegato, sto cercando di seguire il flusso di queste due strade parallele.

gran riserva album

In “Gran Riserva” primo album di questo nuovo progetto solista, ci sono echi di musica Western e sudamericani. Che fascino ha avuto il continente latinoamericano sulla tua musica?

Mio padre ha vissuto da giovane per lavoro per qualche anno in Brasile, e credo di aver assorbito inconsciamente quelle storie che mi raccontava quando ero piccolo, quindi credo che derivi da lì quel bisogno di creare un ponte tra la mia terra e il Sud America.

Nel tuo disco parli anche di provincia citando Santa Maria al Bagno, cosa rappresenta per te il Salento e le tue radici?

Il Salento in questo disco è la mia scenografia, le storie che racconto sono ambientate in questa terra, terra bellissima ma piena di contrasti che mi hanno da sempre ispirato nella mia produzione artistica.

Una provincia descritta nei tuoi brani anche per i suoi “difetti”, se possiamo dire cosi. Confermi?

Certo, oltre l’immagine turistica e commerciale del Salento in estate, ci sono anche degli inverni dove tutto rallenta e dove si fa fatica ad immaginare un futuro stabile, è un po’ la contraddizione del Sud. Ma è anche questo il bello del gioco: l’avere speranza.

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Nel disco ci sono alternanze con brani strumentali come “Nadir”, “Chiaro di Luna”, e “Maracuja”. Come mai questa scelta?

Sono le mie tracce preferite, servono per collegare i diversi brani, e per far viaggiare con l’immaginazione l’ascoltatore, introducendo l’ascolto della traccia successiva. Immagino quest’album come un film, ha senso se ascoltato dall’inizio alla fine, ogni traccia ha il suo significato e il suo preciso compito in quel preciso punto.

Che anno sarà per Diego Rivera musicalmente il 2021?

Sto già lavorando al secondo capitolo della trilogia di album come Diego Rivera, e non vediamo l’ora di partire con il “Nei peggiori bar della provincia tour” dove stiamo cercando i posti più pittoreschi che possano far da sfondo alle nostre storie.