> > Massimo Iondini, il nuovo libro è un inno a Dalla e alla sua poeticità

Massimo Iondini, il nuovo libro è un inno a Dalla e alla sua poeticità

Massimo Iondini nuovo libro

Da Morandi a Pupi Avati, fino a Umberto “Tobia” Righi: il libro di Massimo Iondini vanta grandi testimonianze per conoscere il genio di Lucio Dalla.

Dopo “Paola e Lucio – Pallottino, la donna che lanciò Dalla”, Massimo Iondini, giornalista di Avvenire, dedica il suo nuovo libro a uno dei più grandi poeti del cantautorato italiano. “Dice che era un bell’uomo… Il genio di Dalla e Pallottino” racconta retroscena e aneddoti sulla carriera di Lucio Dalla e rivela l’esistenza di una versione inedita incisa dal cantautore bolognese del brano “La ragazza e l’eremita”, frutto della collaborazione con Paola Pallottino. Emozionante anche la prefazione scritta da Pupi Avati. Il libro è arricchito persino dalla penna di Gianni Morandi, che ne ha scritto l’introduzione e dall’intervista esclusiva realizzata da Massimo Iondini a Umberto “Tobia” Righi, che per quasi mezzo secolo è stato manager, factotum e sorta di padre putativo di Dalla.

Il nuovo libro del giornalista è dedicato alla coppia artistica formata da Lucio Dalla e Paola Pallottino. Grazie anche alle testimonianze esclusive di Gino Paoli, Renzo Arbore, Ron, Maurizio Vandelli, Maurizio De Angelis, Vince Tempera, Angelo Branduardi, Armando Franceschini e padre Bernardo Boschi, Iondini racconta la carriera di Dalla nei primi anni Settanta, caratterizzati dal sodalizio con la storica dell’arte, illustratrice e paroliera Paola Pallottino. La loro fu una collaborazione breve ma intensa, grazie alla quale videro la luce canzoni come “4 marzo 1943”, “Un uomo come me”, “Il gigante e la bambina” e “Anna Bellanna”.

Il racconto di Massimo Iondini è ricco e arricchente, affascinante e suggestivo, frutto di una passione profonda e di una conoscenza smisurata. Con le sue parole, il giornalista restituisce l’immagine accurata di un genio della musica e della poesia, descritto con parole armoniose e dettagliate, presentato anche attraverso i racconti di chi lo ha conosciuto da vicino.

Massimo Iondini, il nuovo libro

Nell’intervista esclusiva Massimo Iondini ha parlato del suo nuovo libro, “Dice che era un bell’uomo… Il genio di Dalla e Pallottino”. Un’evoluzione preziosa che segue un altro grande testo. A tal proposito, ha dichiarato: “Il mio nuovo libro è una riproposizione del precedente, arricchito da grandi testimonianze. Alla prefazione di Gianni Morandi ho aggiunto quella di Pupi Avati, con la quale il regista racconta la loro battaglia a suon di clarinetto”. Si tratta di una testimonianza importante e preziosa, perché racconta “il Lucio pre-cantante”. A chiudere il libro c’è la testimonianza di “Tobia”, nome d’arte di Umberto Righi. È stato per Lucio Dalla il padre che non aveva. Dal 1964 al 1971 Lucio non vendeva un disco, benché avesse fatto anche canzoni bellissime. Faceva serate in giro per l’Italia e spesso a seguirlo c’erano pochissime persone. Però Dalla era un fenomeno già al tempo e alla Rca lo sapevano benissimo. Al grande pubblico non piaceva: era difficile da ascoltare, proponeva una matrice jazzistica e vestiva da antidivo. Faceva quasi apposta a non avere appeal. Tobia adesso ha 86 anni ed è in gran forma. I due già si conoscevano. Dalla andò da lui nei giorni di carnevale. Tobia era vestito da prete. Lo raggiunse al ristorante, con il casco in mano e con la richiesta di “tirare a casa un po’ di soldi”, una frase pronunciata con l’inconfondibile accento bolognese. Lucio Dalla gli chiese di fargli da manager. Tobia sapeva che fenomeno fosse e così accettò subito la sfida, cominciando a seguirlo, organizzargli le serate, dargli consigli e curarlo come un padre. È iniziato così un sodalizio durato 46 anni, fino alla morte di Lucio. Tobia conosceva tutto di lui, compresi i suoi segreti. La mamma di Lucio era molto contenta dell’arrivo di Tobia, perché sapeva che suo figlio aveva bisogno di qualcuno che lo indirizzasse e lo seguisse con un rapporto quasi filiale. Dalla, infatti, aveva perso il papà quando aveva solo sette anni”.

Dopo l’intervista a Tobia, il libro si conclude con uno scritto di Dalla. “È una sorta di testamento artistico e spirituale di Lucio. Un testo del 2010, che inizia con la frase “Dio è grande” e nel quale ripropone in modo molto commovente gli sguardi che ha rivolto alle persone. Lui aveva una vocazione: si impossessava delle anime degli altri, che faceva vivere grazie alla sua spiritualità. È un commiato molto commovente. L’arte di Lucio è sospesa tra cielo e terra”, ha spiegato Massimo Iondini.

Massimo Iondini nuovo libro

Quindi ha sottolineato:Dalla è entrato in tutti con il suo amore, con l’amore per la gente. È questa la sua eredità più grande. Ogni anno viene celebrato costantemente: è la dimostrazione che le persone hanno ereditato perfettamente il suo messaggio artistico e le sue canzoni. È riuscito a conciliare alto e basso, qualità e popolarità. Si tratta di un’operazione molto complicata e De Andrè glielo ha riconosciuto dicendo che solo Lucio Dalla è riuscito a conciliare questi due fattori: qualità artistica e la penetrazioni nel pubblico. Ognuno ha il proprio Dalla. Ognuno afferra qualcosa di personale dalla sua arte. La canzone ha mille sfaccettature e ognuno si impossessa di quella che è più nelle sue corde”.

4/3/1943: la rivoluzione firmata Dalla

Un brano avanguardista, frutto di una fine e innata sensibilità. Dalle difficoltà di una ragazza madre a un figlio della guerra: Lucio Dalla nel 1971 conquistò Sanremo pur non arrivando primo. Con “4/3/1943” si aggiudicò la vittoria morale. La canzone, ripescata in extremis, era finita vittima della censura della Rai e dell’organizzazione del Festival: via il titolo “Gesubambino” e via alcuni importanti versi. Era il riscatto personale dello stesso Dalla, fino a quel momento lodato dalla critica, ma spesso criticato dal pubblico.

Massimo Iondini nuovo libro

Un brano spartiacque e rivoluzionario. Da quel momento, come cambia la vita e la carriera di Lucio Dalla? “Gesubambino”, che nel 2021 festeggia il suo cinquantesimo, “era stata ripescata a Sanremo. Alle 20 canzoni già selezionate, l’organizzazione del Festival aveva ripescato altre 4 canzoni meritevoli per la loro qualità testuale e/o musicale. In un’epoca in cui la maggioranza della popolazione italiana era cattolica, i vertici Rai non potevano accettare il titolo “Gesubambino”. Evidentemente però, le premure sono state eccessive visto l’ampio gradimento da parte del pubblico. Fu cambiato anche il testo, togliendo le frasi “Giocava alla Madonna” e “Per i ladri e le puttane sono Gesubambino”, che sono diventate “Giocava a fare la donna” e “Per la gente del porto mi chiamo Gesubambino”. Un altro grande colpo da maestro fu quello di titolare la canzone con la sua data di nascita. Una scelta apparentemente banale, ma in realtà geniale”. In un contesto socio-culturale estremamente cattolico, la canzone di Dalla è perfetta testimonianza di un periodo storico che è parte integrante del nostro Paese ed è la prova dello spirito innovativo del cantautore bolognese. Dando a “Gesubambino” il titolo di “4 marz0 1943”, Lucio Dalla ha reso il brano ancora più autobiografico.

Da quel momento cambia Dalla e la sua carriera. “Per la prima volta Lucio Dalla ha sentito quel brano veramente suo. Inconsciamente, forse non aspettava altro che dare alla canzone la sua data di nascita. Lui diceva che ogni volta che la cantava, nei primi anni, si commuoveva profondamente. Era talmente rapito da questo brano che lo cantò prima di arrivare a Sanremo. Non avrebbe potuto essere ripreso dal Festival, perché non era più inedito, ma fu chiuso un occhio per Lucio Dalla. “Gesubambino” ha attraversato un percorso accidentato prima di imporsi. Quando l’identificazione di Lucio nella storia che racconta ottiene un riconoscimento pubblico, arrivando terzo a Sanremo e venendo incoronato vincitore morale del Festival, in lui c’è la percezione netta che quella canzone sia lo spartiacque della sua carriera, diventando il brano che gli permette di decollare. Il 45 giri di “4/3/1943″ ha venduto 500mila copie, mentre i precedenti vendevano al massimo 2/3000 copie”.

Ma precisa: “Lucio poi ha cambiato le carte in tavola, realizzando tre dischi con Roberto Roversi. Così ha fatto un grande smacco ai discografici della Rca che finalmente pensavano di vedere grazie a Lucio Dalla. Lo avevano aspettato per 10 anni, oggi le case discografiche non lo fanno più. La Rca ha dimostrato il vero spirito discografico e massima lungimiranza: avevano saputo aspettare, riconoscendo un artista unico”. Massimo Iondini nel suo nuovo libro sottolinea che: “Prima la Pallottino, poi Roversi con i loro testi hanno contribuito a far crescere Lucio anche come autore letterario e non solo come autore delle musiche che contornano quelle canzoni, permettendogli poi di affermarsi come il grande cantautore che adesso tutti conosciamo”.

Massimo Iondini nuovo libro

Sanremo e la censura

Se Dalla è stato obbligatoriamente soggetto alla censura sanremese, oggi cosa direbbe davanti a un Festival giovane e trasgressivo?

Massimo Iondini, che ha dedicato il suo nuovo libro a Lucio Dalla e su di lui ha ricevuto tantissime testimonianze emozionanti, commenta: “Lucio era sempre estremamente proiettato verso il futuro, le novità e gli azzardi. Penso si sarebbe molto divertito. Lui ha sempre collaborato con i giovani e si è sempre messo in gioco. È sempre stato molto liberto e aperto alle contaminazioni. Tuttavia, detestava sommamente le volgarità gratuite. Gli azzardi anche testuali non sarebbero mai stati bocciati da Dalla, purché con un proposito artistico. Il cattivo gusto e la volgarità invece non gli piacevano”.