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Tredici, stagione 4: trama, cast, e recensione della serie di Netflix

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Il 5 giugno Netflix rilascerà la stagione 4 di Tredici. I 10 episodi si concentreranno sulle conseguenze dell'omicidio di Bryce Walker.

Tredici, titolo originale 13 reason why, è uno dei prodotti più visti sulla piattaforma streaming Netflix. Tratta dal romanzo 13 di Jay Asher, la serie ha conquistato il pubblico fin dagli esordi nel 2017, trattando in modo crudo i delicati temi dell’omosessualità, del bullismo e degli abusi fisici e psicologici nell’età adolescenziale.

La stagione 4 di Tredici

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Annunciata sul finale del trailer, la data d’uscita è stata il 5 giugno. Come è solita fare, Netflix ha rilasciato le puntate nella modalità Binge Watching, rendendole tutte disponibili in contemporanea. Una scelta che nel lontano 2010 portò Netflix a diventare la piattaforma più nota al mondo, venendo incontro agli spettatori più impazienti che non riuscivano ad attendere la classica uscita settimanale.

Il cast di Tredici

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L’intero cast è stato confermato, tranne ovviamente Justine Prentice (Bryce Walker), che compare però negli incubi ad occhi aperti del protagonista Clay, interpretato da Dylan Minette. Così come Christian Navarro nel ruolo del pugile Tony. Per quanto riguarda le donne: Alisha Boe torna nei panni di Jessica, vittima di stupro che ha preso il coraggio di denunciare le violenze subite.

La trama e la recensione della stagione 4

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Osannata per la drammatica crudezza con cui esplora il marciume della società, Tredici è sempre stata accusata di essere una critica vuota ai problemi più caldi della società americana. I molti detrattori sottolineano come la serie si sarebbe dovuta concludere con la stagione 1, e che le successive abbiano cavalcato l’inaspettato successo di pubblico, anche a costo dell’abbassamento della qualità.

Ma la stagione 4?

La musica non cambia e conferma tutte le stroncature ricevute negli anni scorsi. Personalmente, è una bocciatura cocente perché la trama annaspa per tutti e dieci gli episodi, cercando disperatamente di sensibilizzare sull’uso delle droghe, sull’alienazione sociale, sulla rabbia e sulla violenza immotivata. Ma lo fa con scene totalmente irrealistiche e scollegate fra di loro, che non fanno riflettere lo spettatore e lo annoiano terribilmente. In mancanza di una trama di facile lettura, il creatore e sceneggiatore Brian Yorkey prende la vile scorciatoia di usare la pazzia del protagonista Clay, come deus ex machina per ogni avvenimento.

Il Liberty High School, il liceo frequentato dai personaggi, diventa la metafora stereotipata di uno sporco microcosmo di inganni, violenza e abuso di potere. La condanna al sistema scolastico e alla polizia, che come il Grande Fratello Orwelliano vigila e manipola, vorrebbe in qualche modo giustificare lo scellerato episodio 8, dove c’è lo scontro armato fra gli studenti e la polizia.

Una critica alle forze dell’ordine che in effetti arriva nei giorni della morte dell’afroamericano George Floyd, soffocato dal poliziotto bianco Derek Chauvin, ma questa coincidenza non basta per riscattare Tredici. Un polpettone senza arte ne parte, che vorrebbe essere profondo e introspettivo, fallendo miseramente.