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Baby 3: cast, recensione della 3ª stagione in streaming su Netflix

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Recensione di Baby 3, la 3ª stagione della serie Netflix sulle baby squillo romane, con protagoniste Alice Pagani e Benedetta Porcaroli

Baby 3 è su Netflix!

La 3ª e ultima stagione della serie teen ambientata nella Roma Bene è disponibile in streaming su Netflix.

La serie, prodotta da Marco e Nicola De Angelis (Piccoli crimini coniugali, Un’avventura), e creata dal collettivo di autori GRAMS, vede alla regia il solito Andrea De Sica (regista de I figli della notte) e Letizia Lamartire (Saremo giovani e bellissimi).

Gli episodi sono 6, per la durata di circa 45 minuti ciascuno.

Il cast di Baby 3

Il cast di quest’ultima stagione prevede sostanzialmente la riconferma in toto di quello della 2ª stagione:

Benedetta Porcaroli (18 regali) è Chiara Altieri/Emma, mentre Alice Pagani (Loro) è Ludovica Storti/Desirée.

Riccardo Mandolini interpreta Damiano Younes, Giuseppe Maggio (Un amore così grande) è il cattivo Fiore, Brando Pacitto (Braccialetti rossi) è Fabio fedeli.

Isabella Ferrari (La grande bellezza) torna nei panni di Simonetta, la madre di Ludo. Claudia Pandolfi (Ma cosa ci dice il cervello) è sempre Monica Petrelli Younes.

Le new entry sono l’esordiente Anna Lou Castoldi, figlia di Asia Argento e Morgan, e la brava interprete Chiara Caselli (Il signor diavolo).

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La trama della terza stagione

Chiara e Ludovica continuano a prostituirsi ma il castello di segreti che hanno messo in piedi nelle precedenti stagioni comincia a sgretolarsi.

La situazione sfugge dal loro controllo, la polizia è sulle loro tracce. Potrebbero essere scoperte e finire molto male…

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La recensione di Baby 3

Stessa spiaggia, stesso posto, stesso mare…

Questa terza, speriamo davvero, ultima stagione è uguale alle precedenti. Difficile, d’altronde, ipotizzare che potesse essere diversa.

Dal punto di vista narrativo, è anche normale che sia così, perché bisognava chiudere quello che si era seminato in precedenza.

Nonostante le critiche ricevute, il mode (lo stile) è rimasto invariato. Solita regia kitsch e confusa, dialoghi da dimenticare, recitazione soggiogata da un mondo troppo brutto per essere vero e dimensioni psicologiche dei personaggi completamente incoerenti.

Il tutto amalgamato con un grosso alone di falso, artificioso, sempre e costantemente forzato. Nemmeno l’orso di peluche vorrebbe stare lì. Sa di non essere credibile, di essere di troppo.

A livello di visualizzazioni, e di gradimento da parte dei giovani, Baby pare essere una serie apprezzata. Io mi permetto di dire che i teenager meritano di meglio.

Il mondo teen è estremamente interessante, oggi più d’ieri, ma va raccontato con intelligenza, senza ricorrere a superficialità e soluzioni poco credibili.

Guardate la differenza che c’è tra una serie come Baby e una come Skam Italia, dove entrambi parlano di adolescenti.

La prima prende spunto da un fatto di cronaca torbido e shockante, e pensa che basti quello per suscitare emozioni. La seconda si “accontenta” di narrare delle vicende ordinarie e prova a far si che trasmettano verità.