> > Mank: trailer e recensione del nuovo film di Fincher

Mank: trailer e recensione del nuovo film di Fincher

mank

Recensione di Mank, il nuovo film diretto da David Fincher, disponibile in streaming con il premio Oscar Gary Oldman protagonista

Mank è su Netflix!

Il nuovo e attesissimo film del famoso regista americano David Fincher (The Social Network, Seven) sbarca sulla nota piattaforma streaming. Netflix ha creduto molto nel progetto, visto che, oltre a distribuirlo, l’ha anche prodotto. Mank è incentrato sulla figura di Herman J. Mankiewicz, storico drammaturgo e sceneggiatore hollywoodiano, e in particolare sulle vicende che hanno portato alla stesura della sceneggiatura di Quarto Potere (Citizen Kane). Il leggendario film gli permise di vincere l’Oscar per la migliore sceneggiatura originale accreditato insieme a Orson Welles.

Il cast

Nei panni dello sceneggiatore Herman J. Mankiewicz troviamo il carismatico attore britannico Gary Oldman (The courier). Amanda Seyfried (Anon) è Marion Davies, la donna di Hearst, mentre Lily Collins (Fino all’osso) ha il ruolo della giovane badante Rita Alexander. Charles Dance (The King’s Man – Le origini) interpreta il repubblicano e potente magnate William Randolph Hearst.

Arliss Howard (Zona d’ombra) interpreta il famigerato e dispotico capo della MGM Louis B.Mayer. Tom Pelphrey (Banshee – La città del male) da corpo e voce a Joseph L. Mankiewicz, grande regista e sceneggiatore, fratello minore di Herman J. A Tom Burke (The Souvenir) è invece affidato il ruolo dell’arrogante prodigio Orson Welles. Del cast fanno parte anche: Joseph Cross, Jamie McShane, Toby Leonard Moore e Leven Rambin.

mank 2

La trama del film

Hollywood, inizio anni ’40. L’alcolizzato Herman J. Mankiewicz, detto “Mank”, grande sceneggiatore hollywoodiano caduto in disgrazia, è incaricato dal giovane regista Orson Welles, di scrivere la sceneggiatura del suo film d’esordio. Si mette al lavoro traendo ispirazione dalla vita del potente magnate William Randolph Hearst e della sua compagna Marion Davies, personaggi mondani che ha incontrato più volte negli anni precedenti. Lo scrive mentre è costretto a letto, a causa di un incidente automobilistico. E lo fa in 60 giorni. Sì, 60! Con l’aiuto del suo fedele amico. L’alcol. Il film che scrive per Welles si chiama Quarto potere (Citizen Kane).

mank 3

La recensione

La bellezza dell’arte, e quindi anche del cinema, risiede in tante piccole e grandi cose, ma non di meno nel suo imprescindibile e controverso rapporto con la verità. Sostanzialmente, nel migliore dei casi, il cinema cerca in qualche modo di restituirla, tutta o in parte, a seconda delle possibilità e dei punti di vista, con la finzione. In fin dei conti siamo tutti sinceri nell’arte e bugiardi nella vita. Il film di Fincher, attraverso il racconto di un’epoca, fotografata e scenografata divinamente, ci parla di Mank.

Utilizzando molti flashback, come accade proprio in Quarto Potere. Disegna il ritratto di uno sceneggiatore talentuoso, colto ma tormentato, socialista (difetto non da poco in quella Hollywood e negli USA) e fin troppo sincero per i salotti dei produttori. Apprendiamo poi che l’autore della sceneggiatura di Quarto potere è Herman J. Mankiewicz, e lui soltanto. I crediti ci hanno ingannato (l’hanno firmata insieme!) ma non si può mai sapere cosa c’è dietro.

A pensarci bene, forse ci si poteva arrivare riflettendo sui trascorsi di Mank alla MGM e sulle sue conseguenti frequentazioni di Hearst e consorte. Altrimenti, facendo la profonda ricerca che Jack Fincher ha dovuto fare per scrivere il film (padre di David scomparso nel 2003). A proposito di ragionamenti, a questo punto si deve dedurre che Mank, oltre a Hearst, per il personaggio di Kane si sia ispirato allo stesso Welles. Le analogie tra i due caratteri sono molte ed evidenti.

La memoria di Welles e del suo genio è quindi compromessa? No. Nemmeno per sogno. Era giusto dare i meriti a Mank per quello che ha scritto. Allo stesso modo in cui si sono sempre dati a Gregg Toland per la sua fotografia. Ma il contributo di Welles al suo film più famoso rimane. Non solo per la stupefacente prova d’attore, nei panni di un uomo e di un vecchio, a 24 anni! Ma per la regia. È la regia di Welles in Quarto potere ad aver cambiato per sempre la storia del cinema.